Lo Hobbit: la battaglia delle 5 armate
Entro nello stesso cinema dello scorso anno, il multisala a due passi dal'ostello dove alloggio a Città di Panama, per vedere il terzo capitolo confezionato da Peter Jackson per raccontare la storia de Lo Hobbit, una storia che è bene ricordare Tolkien narrava in poche centinaia di pagine.
A lui (Peter Jackson) la cosa non va bene, e quindi decide di allungare il brodo, inserendo pezzi da altri libri del glottoteta (bella parola, no? L'ho trovata nella bibliografia su Wikipedia) britannico e personaggi completamente nuovi, o che pur non essendo nuovi con quel testo non c'avevano nulla a che fare.
Due film, è la previsione del regista neozelandese. Poi, quelli della casa di produzione decidono che ce ne vogliono tre, per rendere il giusto omaggio al filologo (vedi sopra), e per vendere tre biglietti invece che due, ché tanto la moda è questa; e lui rimaneggia la sceneggiatura, abbassa la testa e procede.
Così succede che il fantastico drago Smaug, delizia degli occhi e dell'udito (almeno, nella versione in lingua originale... non so come fosse quella in italiano), termini la sua funzione nei primi 20 minuti del film, essendosi giocato tutte o quasi le sue scaglie (e le sue carte) nel secondo episodio.
Poi, ci si prepara alla battaglia, assistendo ai viaggi psichedelici di Thorin e di Gandalf, entrambi alle prese con i loro più grandi nemici. Viaggi psichedelici che cambiano di nuovo il gusto di questo film, rispetto al primo (allegro se non stupidotto, per far felici i bambini) e al secondo (più oscuro, quasi un presagio di quel che sarebbe successo nella trilogia del Signore degli Anelli), quasi fosse una sorta di sperimentazione che Jackson sta portando avanti.
La preparazione è lunga, ma poi le armate (4? 5? ogni tanto ci si confonde, lo so che il titolo dice una cosa, però mica dobbiamo sempre credere ai titoli, no?!) si scontrano, e sembra di rivivere la battaglia finale di Mordor, con tanto di grosse bestie da una parte e elfi che fanno cose impossibili anche a Superman dall'altra.
Un senso di dejavu permea il tutto, infiltrandosi come nebbia sui campi di pugna (ah, come sono poetico, oggi!), mi sembra di aver già visto tutto alcuni anni fa, e non c'è neppure il drago a riscaldare l'atmosfera... No, non mi ha appassionato, anche se mi è piaciuto, ché sulla messa in scena non c'è niente da dire; anzi, mi ha fatto un po' pensare ai tentativi di George Lucas di aggiungere nuovi episodi ai tre classici di Guerre Stellari; tentativi riusciti a metà, e forse questo Hobbit ne ha seguito la strada (e, sia chiaro, lo dico con la morte nel cuore)...
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Commenti
La sensazione che ho avuto io vedendo il film è stata quella di un tentativo, anche riuscito, di collegare le due saghe con la figura di Legolas a fare da perno; non meno valore va riconosciuto a Bilbo e Gandalf nell'opera di costruzione, così come le apparizioni di altri personaggi che poi si vedono nel Signore degli Anelli.
Per il resto mi dispiace per il ruolo quasi marginale di Smaug e per la narrazione che mi pare abbastanza scarna con la grande battaglia delle 5 (ne ho contate 5) armate a farla da padrone.
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inserita il 25/12/2014
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