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Island hopping, ma lentamente

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Credo sinceramente che ci siano modi peggiori, di passare il giorno di Natale, che quello di stare spaparanzati su una spiaggia, a conclusione di una giornata passata a esplorare i vari mondi del Caribe panamense; per esempio, uno potrebbe rischiare di trovarsi a condividere una stalla con un paio di animali dall'alito pesante, e solo perché i suoi genitori (o presunti tali) si son presi tardi con le prenotazioni...

Ieri, quindi, dopo una abbondante colazione servita all'interno del porticato dell'alberghetto dove stiamo, nell'isola Colòn (metto l'accento, che a rigore non c'andrebbe, per fare capire che si tratta del nome spagnolizzato di Colombo, e non di un tratto dell'intestino), con Max che è il tour leader di questa spedizione e una decina di passeggeri siamo andati alla scoperta dell'arcipelago di Bocas del Toro.

Al comando della lancia c'è Livingstone, un nome un programma: uomo dalla corporatura imponente, direziona la sua imbarcazione solo spostando la grande massa da un lato all'altro, ignorando il timone. Noi mettiamo tutti il giubbetto salvagente, sai mai che faccia uno scatto improvviso...

Arriviamo dopo una mezz'oretta al primo punto per fare snorkelling e, ancorata la barca, ci infiliamo maschera e pinne e ci tuffiamo in acqua. Non è l'esplosione multicolore a cui mi hanno abituato Egitto e paesi del Sud-Est Asiatico, ma non è comunque male, con un pò di grossi pesci pappagallo, sempre intenti a rosicchiare il corallo con il loro becco, e qualche pesce farfalla, curiosamente non in coppia come sempre li avevo incontrati in precedenza. Il fondale è ricco di piante, oltre che di pietre e coralli, con un pò di sabbia qua e là. Di sabbia ne troviamo di più nel secondo sito, a cui accediamo dopo altri 10 minuti di navigazione, tra corridoi più o meno larghi di mangrovie. C'è forse un pò meno da vedere, ma l'acqua è così tiepidina che è un gusto starci a galleggiare dentro.

Ripartiti, il nostro capitano punta diretto verso la costa, anch'essa completamente celata dal rigoglioso verde delle mangrovie, e solo all'ultimo scopriamo il ristretto passaggio attraverso il quale ci porta all'imbarcadero del villaggio di Saltcreek, dove la guida locale Salinas ci aspetta per accompagnarci lungo un sentiero nella foresta. Fuori fa caldo, molto caldo, ma non appena infiliamo la testa sotto la fitta vegetazione della giungla torniamo a respirare. Almeno fino a quando non restiamo senza respiro al vedere le evoluzioni di un bradipo, animale tra i più lenti e calmi della terra, ma di una agilità enorme: lo vediamo arrampicarsi di ramo in ramo, poi calarsi tenendosi solo per le zampe posteriori mentre i suoi lunghi artigli afferrano il ramo sottostante, infine... restare lì.

In effetti, il bradipo (come ben sa il mio caro amico Andrea Porro) è noto per la sua placida tranquillità, che i maligni chiamerebbero ignavia, frutto invece di milioni e milioni di anni di evoluzione. La filosofia di questo affascinante animale è riassunta nel famoso detto "se il bradipo non va alla montagna, la montagna va dal bradipo (e gli chiede "oh, ma non avevamo appuntamento alle 11?")"; in pratica, al bradipo "je rimbarza!", non c'ha mica fretta lui, e io faccio una scommessa con gli altri membri del gruppo e sono sicuro che la prossima volta che passo di qui (probabilmente - visto che si tratta pur sempre di un'escursione facoltativa), ovvero tra un paio di settimane, il nostro amico sprint sarà ancora nella stessa posizione.

Oltre al succitato, impariamo da Salinas come distinguere una piccola rana rossa da un piccolo fiore rosso, vediamo un gufo ed un serpente perfettamente mimetizzati e scopriamo nuove cose sulle piante e l'ecosistema della zona.

Finita l'escursione, poi, ripartiamo con la barca, arrivando ad un imbarcadero privato da cui, dopo il pagamento di un obolo (neanche proprio un'inezia: 3 dollari USA!), raggiungiamo per un percorso ripulito all'interno di un'altra parte di giungla la spiaggia di "Red Frog", dove ci godiamo la riasacca del mare (io) o la grande spiaggia ed i suoi baretti (gli altri), mentre Max va a correre. Le onde sono abbastanza forti, e la risacca anche, quindi sconsigliato nuotare; ma per godersi il posto, o anche solo per sgambettare un pò nell'acqua, non c'è davvero nessun problema.

Il ritorno lo facciamo verso le 5 del pomeriggio, quando inizia a piovere sempre più forte finché non si scatena un vero temporalotto, con un settore di arcobaleno alla lontana che preannuncia il sereno. Livingstone ci conduce sani e salvi a destinazione, e ognuno va a riposare un pò e a docciarsi, in vista del cenone a buffet (scelta obbligata per un gruppo così grande, dato che i vari ristoranti sembrano essere tutti chiusi stasera), non pantagruelico ma sicuramente molto buono e sufficiente per tutti.

Ottima giornata, quindi. Eppure, manca qualcosa... ah, sì, la neve, non sanno cosa sia; ed anche io, ormai, quasi mi sono dimenticato... È difficile credere che sia Natale, davvero...


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inserito il 26/12/2013
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