Gringo, banane e caffé
Sembra essere una costante, in molti dei paesi che visito: c'è almeno un luogo, una destinazione, che i gringo, nel senso non dispregiativo ma collettivistico di statunitensi fuori dal loro paese, trovano particolarmente attraente e vi ci si fiondano, prima accomodandosi in pensioncine e scoprendo le bellezze del posto, poi lentamente appropriandosi del posto, acquistando case e negozi, possibilmente di attività turistiche (i ristoranti quelli no, li lasciano ad italiani e cinesi), e infine aprendo un mercatino delle cose bizzarre (diremmo pulci, noi, ma di pulci ne ho sempre viste ben poche, mentre di cose bizzarre ce n'è a iosa).
In Panama, questo posto esiste, e si chiama Boquete.
Ci vogliono svariate ore, per arrivarci: prendiamo un bus pubblico dalla stazione principale di Città di Panamà, e in sette ore (con una pausa pranzo-toilette-sigaretta-quelchevolete) e con la visione di film possibilmente violenti e non adatti ai molti bambini presenti arriviamo a David, centro di smistamento di passeggeri a giudicare dalla quantità di bus e microbus che vi si trovano. Saliamo su uno dei cosiddetti "chicken-bus", su cui in realtà si stenta a trovare un pollo, anche perché lo spazio che rimane dopo che tutti sono saliti non ne permetterebbe la sopravvivenza, e a finestrini finalmente abbassati (ché il pullman dovrebbe avere l'aria condizionata, ma in realtà si tratta di aria condizionale, nel senso che ce l'hai a condizione che funzioni) un'altra ora di viaggio all'interno di una valle vulcanica ci porta, appunto, a Boquete.
Famosa per il suo festival di fiori e caffé, che comincia tra qualche giorno, e per il suo clima salubre. L'altitudine favorisce, a dir il vero... sia il caffé, di cui apparentemente ci sono le migliori piantagioni, nei dintorni, sia la salubrità, finalmente lontane l'afa e l'umidità della capitale.
I gringo ci sono andati a nozze, con Boquete. Ora è tutto uno sfavillio di menu in inglese, di colazioni americane, di agenzie più o meno raccomandabili che offrono tour di tutti i tipi, dal rafting all'ascesa del vulcano, e - immancabile - di mercatino delle cianfrusaglie, dove simil-hippy cercano di convincerti che la tisanella che vendono è la migliore per curare tutto e che il quadretto che hanno dipinto starebbe altrettanto bene nella tua casa come nella sala principale del Louvre.
Quattro persone del mio gruppo scelgono di effettuare un tour di una finca che produce caffé, compreso minicorso su come gustare la nera bevanda e come riconoscerne le diverse qualità; tornano indietro molto svegli, e ognuno ha acquistato qualche pacchetto, quindi deduco che il tour (ed il caffé) gli sono piaciuti. Con gli altri andiamo invece a fare una camminata di un paio d'ore (dopo tutto, abbiamo meno di 24 ore in paese, perché poi ripartiamo per Bocas del Toro e la costa del Caribe) lungo un sentiero che si inerpica su di un fianco della vallata, attraverso piantagioni di banane e di caffé, fino a portarci al punto in cui il non lontano vulcano si vede chiaramente, e si capisce perché questa zona è così fertile.
È una pausa che ci sta, prima di arrivare nuovamente al mare, ma in tutta onestà non credo che mi ci fermerei per sempre, come pare abbiano scelto di fare molti ex-stranieri: troppo piccolo il posto, e troppo simile a molti luoghi che abbiamo noi in Italia sulle nostre montagne.
Però, i fiori sono davvero molto belli, e il caffé...
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inserito il 07/01/2014
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