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Police verde
Martedì sera c'ero anch'io, allo stadio Delle Alpi a Torino, per lo storico concerto dei Police, la banda di Sting e dei suoi due compari Summers e Copeland che ritornavano a calcare assieme i palcoscenici dopo 20 anni di assenza (che l'abbiano fatto per soldi o per nostalgia, poco importa; quel che importa - a me - è che sono riuscito a vederli per la prima volta dal vivo... ora mancherebbero i Queen, ma senza il buon Freddie non è lo stesso...).
Con Nòra, Max ed Andrea ci siamo fatti centinaia di migliaia di chilometri già dal mattino, per poter arrivare in una posizione decente nelle file in attesa di entrare. Di gente, ovviamente, ce n'era già; ma quando alle 16:30 hanno aperto i cancelli siamo riusciti comunque a piazzarci nel recinto che protegge il palco dalle cariche dei fan, e che può contenere ad occhio e croce un paio di migliaia di persone. A 15 metri dal palco, direi che non potevamo proprio lamentarci.
I due concerti apripista, quello del gruppo La Taranta e quello dei FictionPlane, sono stati poco utili per scaldare un pubblico già caldo di suo. In particolare, il gruppo del figlio di Sting ha mostrato poca fantasia (lui, poi, non regge il confronto con il modo di cantare del padre, e neppure con quello di Bono, imitato in una canzone; per non parlare poi dei saltini dalle casse, un esercizio ginnico totalmente inutile), per fortuna nessuno aveva pagato il biglietto per loro.
E poi, eccoli. Preannunciati da un giro di chitarra che ricorda il leit-motiv del mondiale di calcio vinto in Francia, i 3 vecchietti entrano sul palco, il boato li accoglie, e loro lanciano il loro primo SOS!
Summers fa delle mosse a metà strada tra Massimo Boldi e la Pantera Rosa, leggerissimamente ostentate, ma come tocca la chitarra lui non ce n'è per nessuno. E, dietro di lui, assiso tra le sue mille percussioni, un Copeland dal ghigno fisso come per paresi sbatte le sue bacchette su tutto quello che trova (compreso un enorme gong che appare ad un certo punto), per poi lanciarle divertito per aria alla fine dei pezzi (e una volta Andy Summers rischia di scivolarci sopra, imprecando in direzione del batterista. Sting passeggia qua e là per il palco, fa le sue solite mosse ammiccanti per il pubblico, suona un basso che pare abraso dalla salsedine dei millenni e canta, soprattutto canta: la cosa che ha colpito di più un neofita come me è stata infatti vedere che era l'unico a cantare della band, gli altri non facevano neppure un minimo di accompagnamento.
Grande concerto, davvero! Ottime due ore di musica, con i pezzi più noti (alcuni molto vecchi, che lasciavano senza parole gran parte del pubblico che forse forse non li aveva mai sentiti veramente) della loro produzione. Un ritorno alla grande, probabilmente un "una tantum" che racconterò un giorno a qualcuno (anzi, mi son preso avanti e l'ho raccontato qui!)...
Con Nòra, Max ed Andrea ci siamo fatti centinaia di migliaia di chilometri già dal mattino, per poter arrivare in una posizione decente nelle file in attesa di entrare. Di gente, ovviamente, ce n'era già; ma quando alle 16:30 hanno aperto i cancelli siamo riusciti comunque a piazzarci nel recinto che protegge il palco dalle cariche dei fan, e che può contenere ad occhio e croce un paio di migliaia di persone. A 15 metri dal palco, direi che non potevamo proprio lamentarci.
I due concerti apripista, quello del gruppo La Taranta e quello dei FictionPlane, sono stati poco utili per scaldare un pubblico già caldo di suo. In particolare, il gruppo del figlio di Sting ha mostrato poca fantasia (lui, poi, non regge il confronto con il modo di cantare del padre, e neppure con quello di Bono, imitato in una canzone; per non parlare poi dei saltini dalle casse, un esercizio ginnico totalmente inutile), per fortuna nessuno aveva pagato il biglietto per loro.
E poi, eccoli. Preannunciati da un giro di chitarra che ricorda il leit-motiv del mondiale di calcio vinto in Francia, i 3 vecchietti entrano sul palco, il boato li accoglie, e loro lanciano il loro primo SOS!
Summers fa delle mosse a metà strada tra Massimo Boldi e la Pantera Rosa, leggerissimamente ostentate, ma come tocca la chitarra lui non ce n'è per nessuno. E, dietro di lui, assiso tra le sue mille percussioni, un Copeland dal ghigno fisso come per paresi sbatte le sue bacchette su tutto quello che trova (compreso un enorme gong che appare ad un certo punto), per poi lanciarle divertito per aria alla fine dei pezzi (e una volta Andy Summers rischia di scivolarci sopra, imprecando in direzione del batterista. Sting passeggia qua e là per il palco, fa le sue solite mosse ammiccanti per il pubblico, suona un basso che pare abraso dalla salsedine dei millenni e canta, soprattutto canta: la cosa che ha colpito di più un neofita come me è stata infatti vedere che era l'unico a cantare della band, gli altri non facevano neppure un minimo di accompagnamento.
Grande concerto, davvero! Ottime due ore di musica, con i pezzi più noti (alcuni molto vecchi, che lasciavano senza parole gran parte del pubblico che forse forse non li aveva mai sentiti veramente) della loro produzione. Un ritorno alla grande, probabilmente un "una tantum" che racconterò un giorno a qualcuno (anzi, mi son preso avanti e l'ho raccontato qui!)...
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Il giorno 10/10/2007, Renato mantovani ha scritto:
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inserita il 08/10/2007
visualizzata 3097 volte
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