Game of Thrones - Banchetto di corvi
Ogni stagione della serie di Game of Thrones sembra essere di 10 puntate, non una di più, non una di meno. E, all'approssimarsi della nona puntata, i vari personaggi cominciano a toccarsi i maroni o, nel caso siano assenti (vero, lord Varys?!), legno ferro e tutto quello che gli capita a tiro. Perché sanno che la nona puntata prevede sempre qualche morte eccellente, o qualche bagno di sangue, ché il buon Ciccio Martin, autore della saga, ha questo piacere perverso di farti schiattare sempre qualcuno che ti sta simpatico.
Ora, anche in questa quarta serie, la nona puntata è arrivata, col suo carico di allegria e frivolezze ma, soprattutto, di morti ammazzati.
Niente di nuovo, sul fronte occidentale, direte voi. Ma la puntata è speciale come poche altre, perché racconta di quel che avviene in un solo luogo: il Muro, che divide le terre "civilizzate" di Westeros dal gelato e pericoloso nord. Normalmente, invece (come mi spiegava tempo addietro la mia amica Valentina), i vari capitoli di cui si compongono i libri delle Cronache del ghiaccio e del fuoco sono raccontati, in soggettiva, dai singoli personaggi della storia, e per questo ogni episodio tende a saltare da un capo all'altro del continente, cercando di tenere le fila di tante storie a volte convergenti, a volte parallele.
Questa volta, però, no: troppo importante è il Muro, per le sorti del continente, per poter ridurre l'attacco che i wildling portano da entrambi i lati ad una battaglia di pochi minuti. Ci sono giganti, ci sono mammut, arcieri e barili pieni di olio pronti a prendere fuoco; e c'è una mannaia enorme, che più impietosa del pendolo di Edgar Allan Poe toglie come un gigantesco tergicristallo i "moschini" dalla parete ghiacciata del muro. Sembra di tornare alle battaglie del Signore degli Anelli di Peter Jackson, anche se poi di elfi se ne vedono gran pochi. Di frecce, invece, ce n'è a nastro, di ogni dimensione e colore, fatte a mano con cura o solo abbozzate; ed è ad una di esse che si deve la repentina dipartita di un personaggio che stava molto simpatico, perché tosto e morbido, serio e compassionevole allo stesso tempo. Peccato, perché non ne fanno più di così...
Il resto è notte, battaglia, carneficina. Quando sorge il giorno, con l'odore di morte tutt'intorno, per chi è sopravvissuto è il momento delle scelte; e la scelta, una volta rimasti soli, è quella di partire per cercare, stupidamente forse, di fare qualcosa, mettendo in gioco la propria vita. Una volta ancora.
When I awoke this morning
The sun's eye was red as blood
The stench of burning corpses
Faces in the mud
Am I dead or am I living?
I'm too afraid to care, I'm too afraid to know
I'm too afraid to look behind me
At the feast of the crow
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La sua famiglia è diventato il gruppetto di uomini che difendono il Muro, e probabilmente non vede altra maniera di fare qualcosa per loro che partire per la sua nuova meta, ben sapendo che l'inerzia darebbe loro solo qualche giorno in più, se va bene...
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inserita il 10/06/2014
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