Esame accompagnatore turistico a Verona: scritto, una spremuta de' sangue
27. Su 30. Lo dico subito, così vi tolgo il pensiero: l’esame scritto, primo scoglio tra me e la licenza di accompagnatore turistico, è andato bene. Non benissimo, ché 27 punti vuol dire aver sbagliato 6 risposte su 60, ma dato che il minimo era 21 direi che non mi devo (posso? posso!) lamentare.
Da quando mi ero iscritto all’esame, ovvero a fine marzo, non ho avuto tanto tempo per studiare: prima il "dry run" con Grand Circle, poi la visita di Elizabeth, aggiungeteci qualche ora persa a tenermi aggiornato con le serie TV che seguo e a rispondere ad un po’ di posta elettronica, una merenda qua ed una prima comunione della mia nipotina Anna là, ed ecco che si fa presto ad arrivare a due settimane... sì, solo due settimane, per studiarmi un librone di 400 e rotte pagine, approfondire le normative nazionali e regionali, ripassare sull’atlante la geografia di luoghi che non ho (ancora) visitato per scoprire - per esempio - se Washington si trova a nord o a sud di New York e se Sumatra fa parte o meno delle isole della Sonda e, soprattutto, fare un casino di test, che per casino qui intendo un numero congruo con la disponibilità degli stessi in rete (ché non se ne trovano poi tanti, specie se li cerchi con le risposte per controllare le tue).
Ieri, a Verona, assieme a me erano arrivate altre 139 persone, donne uomini giovani meno-giovani vecchi da tutte le parti di Italia: il tipo seduto al mio fianco arrivava da Napoli, e quando gli ho chiesto se non ci fossero esami più vicini per lui mi ha detto che non lo sapeva... mah, misteri della disinformazione!
Ospitati al San Zeno, vecchia conoscenza ancora dai tempi in cui seguii il corso per la certificazione Microsoft di System Engineer (servitami poi a trovare un lavoro in cui la usai praticamente zero), ci mettiamo in coda davanti ai tavoli di accettazione; uno per quelli con cognome dalla A alla K (ebbene sì, K: ci sono anche gli stranieri), l’altro per gli altri. Ovviamente, per la legge di Murphy, i due incaricati per la mia fila sono di una lentezza estrema, addestrati probabilmente da Aroldo Tieri in persona (citazione, per gli amanti della Gialappa’s), quindi riusciamo a sforare l’orario tassativo di inizio delle 15 di qualche minuto, con conseguente subbuglio dei già seduti.
Poi, prendiamo posto: sala enorme, tante seggioline strette con dei tavolinetti che il mio fazzoletto da naso è più grande, un sacco di persone che a quanto pare fanno parte dello staff. Parla solo un tipo, il responsabile della procedura del test, e ci da le istruzioni. "Soprattutto", dice, "non scarabocchiate sul foglio delle risposte". "Quale, questo su cui ho appena finito di scarabocchiare?", dicono alcuni sprovveduti, che io già qui non gli affiderei un gruppo neppure se fossero loro a pagarmi. Ma il responsabile è buono dentro, e gli fa consegnare un altro foglio.
Poi, è tutto un "staccate il codice a barre", "prendete il foglio delle risposte", "attaccate il codice a barre nello spazio indicato", "mi scusi, ma il codice a barre è più grande dello spazio indicato", "fate finta di niente, su!" e via dicendo, fino a che non siamo pronti per cominciare la prova. Sono già le 15:32, qualcuno piange sapendo di aver già matematicamente perso l’aereo di ritorno; sparo di pistola e si comincia.
Un’ora per sessanta domande. Comincio a leggerle tutte, segnandomi già le risposte per le quali metterei la mano sul fuoco (le stesse parole che disse Muzio Scevola, quella volta...); saranno più di 30, ma meno delle 42 che servono per passare l’esame, così comincio a rileggere le domande rimaste, e spremermi le meningi. Esce poco succo, ma nella prima mezz’ora raggiungo la considerevole quota di 45 risposte, ed ho mezz’ora per ragionare sulle rimanenti, per le quali non ho memoria di averne incontrato gli argomenti da qualche parte nel librone. Vado a logica, dato che non mi resta molto altro da fare, e riesco ad annerire tutti i quadratini mentre scattano i fatidici cinque minuti finali, quando non si può più consegnare in anticipo e si deve restare al proprio posto.
Ritirati i fogli, ci informano che i risultati saranno appesi in bacheca fuori dall’aula dopo un paio d’ore; molti, come me, li leggeranno però stamattina, nel sito del comune di Verona. E’ lì che scopro il mio punteggio e, soprattutto, che hanno segato più della metà dei partecipanti: siamo passati in 65, ammessi a sostenere le prove orali in lingua e sulle materie d’esame. C’è un 9, qualche 10, qualche 18; e poi ci sono Giulia, Vanessa, Francesco e qualche altro che hanno preso 20,5, e non sono passati per una risposta. Una sola. Dopo aver speso 116 euri per iscrivermi, e magari aver studiato a lungo, credo che mi seccherebbe assai...
Ora noi sopravvissuti attendiamo le date per gli orali. Io ho scelto, neanche a dirlo, inglese e spagnolo, come lingue straniere. Speriamo bene, e che Shakespeare e Cervantes mi proteggano!
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Commenti
Così, a memoria, ve ne dico una di molto facile: quale tra Danubio, Adige ed Elba non ha battelli che facciano navigazione turistica?
Per quanto riguarda le lingue, invece, purtroppo l'esperanto non è tra quelle previste, che sono: arabo, bulgaro, ceco o slovacco, cinese, danese, ebraico moderno, finlandese, francese, giapponese, greco moderno, inglese, olandese, polacco, portoghese, rumeno, russo, serbo o croato, spagnolo, svedese, tedesco, ucraino e ungherese
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inserita il 08/05/2014
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