La prima cosa che ho voluto vedere seriamente, a Phnom Phen, è stata la scuola di Belle Arti.
Durante il regime di Pol Pot, quasi tutti gli insegnanti vennero uccisi, i libri gettati o bruciati, gli studenti terrorizzati. L'Arte, in Cambogia, dovette nascondersi per non scomparire.
Solo una delle donne che sapevano come creare i tradizionali costumi delle ballerine sopravvisse. Quando i Khmer Rossi non furono più al potere, fu lei che, insieme a pochi altri anziani, riuscì a far rinascere lentamente dalle sue ceneri la tradizione cambogiana, fatta di canti e danze favolosi.

Nella scuola, ora, si insegnano danza, balletto, canto, recitazione. Vedere i ragazzi piroettare con i loro cappelli conici, le ragazze muovere lentamente ogni singolo muscolo di braccia e mani in delicate figure, i bambini interpretare l'esercito di scimmie di Rama in una rappresentazione del testo sacro Ramayana è qualcosa di stupendo; pensare a quello che è stato e che ora per fortuna non è più non ha fatto che rendere quelle ore passate alla scuola ancora più significative.

La speranza di questi insegnanti, e di questi ragazzi è quella di poter portare in giro per il mondo il loro lavoro, per far conoscere al mondo la cultura khmer. Faccio quindi un appello, a coloro (penso a Daniela, a MariaGrazia, a Valentina) che hanno le mani in pasta in associazioni culturali o che hanno contatti con personaggi che potrebbero avere un peso, nel mondo dello spettacolo come in quello della cultura: provate a mettere in giro la voce, e vediamo se si trova un modo di far invitare questa scuola (loro parlano di una sessantina di persone al massimo, compresi i suonatori) da qualche istituzione e/o associazione culturale del nostro paese e, perché no, di altri paesi europei (una tournee costerebbe in proporzione sicuramente meno di un singolo episodio). Il contatto è il direttore della Khmer Civilization Development Association, Mr. Vuthy (il suo indirizzo email è khmercda@yahoo.com). Grazie.