Verso occidente, più veloce di Fidel
Sconfitto il tiranno, Fidel ed i suoi si teletrasportarono a Santiago, da cui iniziarono una corsa in jeep militari alla volta della Havana (lo stesso itinerario seguito, in senso opposto, dalla camionetta che portava l'urna con le ceneri del Lider Maximo, mentre folle enormi ne attendevano il passaggio per rendergli l'ultimo omaggio). Io, nella mia modesta modestia, ho seguito parte dello stesso percorso ma, non volendo rischiare di perdere l'autobus, il cui biglietto avevo già acquistato, da La Havana fino a Viñales, ho spronato il mio autista affinché andasse ben più veloce dei rivoluzionari di allora... e lui ce l'ha fatta.
Salto indietro: dopo aver visitato Santa Clara, ho deciso di seguire il consiglio di mia nipote Anna e mi sono regalato (quasi) due giorni di ozio su uno dei cayos que affollano la costa settentrionale dell'isola. Ho trovato un'offerta dell'ultimo minuto per Cayo Las Brujas (= Le Streghe), 38 CUC con colazione, e visto che il tutto compreso a 60 o 80 CUC degli altri resort mi lasciava indifferente giacché i drink non li bevo e, se sono in spiaggia, normalmente salto il pranzo, ho preso al volo l'occasione e, con due ore e mezza di autobus, ci sono arrivato. Semivuoto, ché l'alta stagione non era ancora iniziata, e con delle abitazioni fantastiche vista mare, non potevo chiedere di meglio: mattina e primo pomeriggio in spiaggia, poi quando il sole spariva dietro le palme e il vento cominciava a farsi importante me ne andavo a camminare oppure mi rifugiavo in camera a studiare e guardare film (finalmente, sono riuscito a vedere C'era Una Volta Il West di Sergio Leone - sicuramente non il suo migliore, per molte ragioni, compresa la incoerente colonna sonora del tanto celebrato Ennio Morricone), fino all'ora di cena. Il cielo ben stellato dava di che ammirarlo, e poi il letto gigante e molto comodo prendeva il sopravvento e... insomma, devo aver recuperato anche un bel po' di sonno arretrato.
Finita la pacchia, torno a Santa Clara, ché di collegamenti diretti con l'occidente cubano non ve n'è (ed ecco spiegato il motivo per cui molti preferiscono passare prima da là e poi visitare il resto dell'isola), dove passo un'altra notte, con il mio nome nella lista d'attesa per il bus delle 4:30 (che ho deciso di ignorare, ovviamente) e un taxi condiviso prenotato per le 7.
Alle 7, il taxi arriva. Ma degli altri passeggeri non c'è neppure l'ombra, fiuto la fregatura e, quando l'autista si ferma nei pressi della stazione degli autobus mentre il suo lacché cerca altri clienti, gli dico che o partiamo entro le 7:30 o scendo e mi cerco un'alternativa. Così mi tocca fare, e di alternative ce ne sarebbero davvero poche, ché il prossimo bus è dopo le 11 e i taxi son tutti per Varadero... finché, magicamente, se ne materializza uno, con una coppia di vecchietti ed un giovane già a bordo; manco solo io, e non me lo faccio chiedere due volte.
L'autista, come detto, macina chilometri (265 in tutto) a gran velocità (110 km/h di media), io gli faccio da cronometrista e son ben contento che sappia il fatto suo; la vecchina alla mia sinistra un po' meno, ché l'aria che entra dal finestrino le fa un po' freddo sul collo e deve coprirsi con una giacca ("signora mia, ma lo sa che in Italia in questo momento ci sono 3 gradi sotto zero? E lei qui mi si copre con una giacca?" penso, ma non emetto suono). Una sosta bagno a metà strada, e poi ancora via, su questa vecchia automobile che però sa il fatto suo, e mi viene davvero da pensare a Fidel e Raul e Ernesto e Camilo su quelle jeep verdastre che, sicuramente, non erano più comode.
Arriviamo alla stazione dei bus giusto 15 minuti prima della partenza del mio, ringrazio l'autista (pagandolo i 20 CUC richiesti, 2 in più di quel che sarebbe costato l'autobus), faccio il check in e mi imbarco, per altre 4 ore di viaggio.
L'occidente cubano è caratterizzato da interessanti formazioni carsiche, enormi piantagioni di tabacco, strade che vanno su e giù che sembra il Chianti toscano e una temperatura differente da quanto sperimentato fino ad ora: caldo ma non afoso, anzi ventilato. Io, avendo solo due giorni, ho scelto di fermarmi a Viñales, ridente cittadina immersa tra campi di tabacco e di caffé, e dedita da alcuni anni ad accogliere quantitativi enormi di turisti. Mi dicono che ci sono almeno 400 case che offrono alloggio, qui, oltre a tutta una serie di escursioni, di cui quelle a cavallo sembrano andare per la maggiore.
Il primo pomeriggio lo passo a perlustrare, fare qualche acquisto (acqua, perlopiù) e poi mi avventuro su una strada in salita verso il punto panoramico di Los Jazmines, dove mi godo un bel tramonto sulle vallate circostanti che fanno tanto Jurassic Park (manca solo il dinosauro che alza la testa per muggire / bramire / qualunque verso facessero i dinosauri). La cena me la godo al Don Tomas, delizioso ristorante all'interno di una casa di fine novecento perfettamente ristrutturata, con un buon complessino di musica dal vivo, un servizio puntuale e cortese, ed un pollo grigliato che sembra una coscia di pterodattilo - probabilmente amico del detto dinosauro. Poi il consueto appuntamento con internet nel parco (perché il wifi lo piazzano solo lì è un mistero), ascoltando la musica che viene da altri ristoranti, e termino portandomi la sedia a dondolo sul tetto della casa dove alloggio per godermi un po' di costellazioni.
Il mattino ha l'oro in bocca, dicono quelli con i denti falsi, così m'alzo prestino e vado alla ricerca di un qualche tour a cavallo; lo trovo, pago, faccio colazione ad una delle tante finestrelle che vendono panini e caffé, poi assieme alla guida Bolo (sic!) raggiungo il resto del gruppo (4 coppie di varia età e nazionalità, c'è pure il sosia giovane di Robert Redford) e i nostri cavalli. Non siamo gli unici a seguire gli stessi percorsi, ovviamente, ma la distanza tra i vari gruppetti e la tranquillità che si respira, unite alla praticità di cavalli che vanno con il pilota automatico, ci fanno davvero godere della natura della vallata. Visitiamo un coltivatore di tabacco, che ci spiega un po' di come lo producono e poi ci mostra come si fanno i sigari, spiegandoci che il segreto è una goccia di miele per sigillare la parte che si mette in bocca; poi una caverna dove, al lieve chiarore di lampade a led prestateci all'ingresso, possiamo vedere stalattiti e stalagmiti (purtroppo, in alcuni casi rotte) e alcuni persino nuotano in un laghetto sotterraneo; infine, una piantagione di caffé, dove ci spiegano come si arriva dalla piantina alla polvere. In totale 4 ore e mezza, che passano lievi, almeno finché non andrò a farmi una doccia escoprendo una vescicazza sul posteriore, non particolarmente comoda; per fortuna sparisce dopo un po', o quanto meno sparisce il dolore.
Pranzo con una coppia di americani, David e Emelia (sì, con E), anche loro partecipanti al tour ippico, e parliamo del più e del meno lasciando passare il tempo; loro poi vanno al punto panoramico dove io sono stato ieri, e io torno alla casa particular per lavorare un po' al computer (sempre a scrivere e-mail che, poi, invio tutte in blocco una volta che mi connetto ad internet); li ritrovo da Don Tomas, dove ho deciso di cenare una seconda volta, e via con un'altra chiacchierata.
Al mattino, un altro bus per ritornare a La Havana, ultime ore in città a gironzolare prima di lasciare l'isola e partire alla volta di Haiti, con breve sosta a Panama (e se guardate sulla carta geografica dove sono Cuba ed Haiti, anche voi vi domanderete perché...); domani sera sarò in un altro, nuovo, Paese.
Casa particular: El Viñalero, av. Viñales 12, tel. 48695984, proprietari Deagnis e Dundo Rafael Trejo
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Informazioni
inserito il 22/12/2016
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