Cienfuegos, terra di cacciatori ed insurrezionalisti
Ray (nome di fantasia) è un cacciatore. Facciamo conoscenza sull'autobus che ci porta dalla capitale cubana a Cienfuegos, sulla costa meridionale. Non ha fucile e non ha cartucce, né coltelli seghettati o lacci di vario tipo: è armato solo del suo sorriso, del suo buonumore, di rasoi e di abbigliamento intimo.
Le sue prede (se così si possono chiamare) sono ragazze giovani, rigorosamente maggiorenni (mi dice che si fa sempre mostrare un documento, che fotografa come prova), interessate ad uscire con un americano che le inviti a cena e le circondi di attenzioni; in cambio, a volte (ma non sempre, a quanto pare), accettano di passare la notte negli appartamenti che lui si prenota, e in alcuni casi instaurano pure una relazione (non monogama, ovviamente) che va avanti col tempo: é la terza volta che Ray viene a Cuba, e si sta già organizzando per la quarta.
Come lui, ovviamente, ce ne sono tanti, e non solo americani; e non mancano neppure le donne, spesso in età avanzata (Ray avrà quarant'anni, all'incirca), che si accompagnano a giovani cubani aitanti e muscolosi. Del resto, con la scarsità di ogni bene, e con gli stipendi minimi che rasentano il ridicolo, quasi tutti i cubani si ingegnano per trovare un modo di sbarcare il lunario, e questo degli "amici con benefici" (traduzione rimata dall'inglese "friends with benefits") è un modo come un altro.
La storia dei regali è però la più divertente: a quanto pare, la dritta che qualcuno gli aveva dato, che le ragazze locale sono alla disperata ricerca di rasoi depilatori, è un po' datata, e anzi l'ultima cui li ha offerti l'ha guardato un po' sdegnata. Non ha invece protestato al ricevere lingerie all'ultima moda, sembrerebbe. E quando io gli ho chiesto, candidamente, come fa a sapere quale taglia sarà giusta, mi ha spiegato che c'è solo una taglia che gli piace, e quindi se alla ragazza non va bene quella che lui ha scelto vuol dire che la ragazza non va bene per lui... il ragionamento non fa una piega, direi, a differenza delle camicie nel mio zaino.
Arrivato in città, mi trovo un'alloggio tranquillo nella casa di un dottore molto loquace (e, a quanto pare, abbastanza agiato, se è vero che affitta più di 10 stanze alla volta, al prezzo minimo di 25 CUC ciascuno), e poi comincio a girare per la città.
Cienfuegos è famosa nella storia cubana per una insurrezione contro il dittatore Batista iniziata da un drappello della marina militare di stanza nella locale base di Cayo Loco; l'insurrezione fu soffocata nel sangue dal contrattacco aereo e di terra delle forze fedeli al generalissimo, ma fu una delle scintille più importanti che innescò la rivoluzione castrista. A ricordo di quell'avvenimento rimane un museo, ricco di materiale ma polveroso e privo di un filo logico come purtroppo molti sull'isola, all'interno della ex-base navale; ma gli eroi di allora - quelli morti e quelli ancora vivi - sono celebrati in ogni angolo della città, con scritte e graffiti e bandiere, e persino adesivi sulle porte ("qui vive un combattente dell'insurrezione").
La piazza principale è, come ormai consuetudine, punto di ritrovo per gli affamati di connessione internet (e anche qui le carte con i codici non si trovano quasi mai nel negozio ETECSA e vengono vendute da bagarini a prezzo maggiorato del 50%); su di loro veglia il bel teatro municipale, dono di un ricco benefattore e decorato in modo sontuoso con legni pregiati e marmi di Carrara. Il teatro ospita spesso funzioni di vario tipo, da concerti ad opere teatrali a concorsi per le scuole; ma è ai suoi lati che la vera vita culturale è in ebollizione: sono infatti il centro ARTex e il caffé del teatro che ospitano, pomeriggio e sera, concerti di musica varia, specialmente "son" e rumba, quest'ultima dagli intensi connotati religiosi, legata com'è alle celebrazioni della santeria cubana; io non me ne perdo uno, anche se resisto ogni volta alla tentazione di comprare dei cd dei gruppi che suonano (non saprei onestamente dove stiparli nello zaino, ed il rischio è che si rompano prima di arrivare in Italia).
Nei due giorni e mezzo che mi fermo in città cerco di visitare anche un po' delle aree circostanti, con le solite difficoltà derivanti dalla quasi totale assenza di supporto turistico per gli individui privi di mezzi di lomozione propri e non disposti a farsi salassare dagli avidi tassisti, sempre in attesa come ragni al centro della loro ragnatela.
Mi interessa in particolare la laguna Guanaroca, che dicono essere la seconda più importante a Cuba per l'avvistamento di uccelli. Varie indicazioni contrastanti mi fanno prendere due autobus locali ed un ciclotaxi per arrivare, infine, alla laguna sbagliata; avendo perso un paio d'ore così facendo, decido di passare al piano B e prendo il traghetto che porta fino al castello di Jagua, costruito dagli spagnoli all'ingresso della grande baia di Cienfuegos. È un po' una corsa contro il tempo, perché il traghetto impiega un'ora ad arrivare a destinazione e quello di ritorno è circa due ore dopo, ma riesco a visitare tutta la fortificazione e ritornare al molo in tempo per non perderlo. E riesco pure a scoprire da dove (Muelle Real) e quando (8 del mattino, il primo) parte l'autobus per andare alla laguna giusta, così il mattino dopo sono in fila assieme a vari locali che vanno a lavorare alla spiaggia di Rancho Luna, qualche chilometro più in là.
Il bus in realtà non è un bus, ma pare più un carro frigo con qualche finestrino e varie panche montate all'interno; anche il contenuto, dopo che è salita la terza ondata di passeggeri, pare quello di un carro frigo, ché siamo ammucchiati così tanto che le sardine si farebbero beffe di noi. Riesco, con difficoltà, a scendere alla laguna, e scopro che il primo tour disponibile è alle 10:30, ché i due precedenti sono già pieni. Prenoto, poi tiro fuori il mio libro su Haiti (che ho comprato il giorno prima a 15 CUC, ovvero a 65 centesimi di euro) e comincio a leggere. Dopo qualche minuto arriva una coppia di giovani tedeschi, che pare non particolarmente felice di dover attendere due ore prima di fare il tour; visto che hanno la macchina, li avvicino e gli chiedo se per caso vanno verso la spiaggia nel frattempo, e se in tal caso potrebbero darmi un passaggio. Mi rispondono che non ci avevano pensato e che non hanno con sé il costume, poi salgono in macchina e se ne vanno. Io torno al mio libro, ma la lettura viene interrotta dopo circa 20 minuti dalla voce della ragazza tedesca, che mi chiede se sono ancora interessato ad andare alla spiaggia. "Credevo non aveste il costume", dico, e lei risponde che sono tornati in città a prenderlo. Tedeschi, se non ci fossero bisognerebbe inventarli! Salgo in macchina e viaggiamo i 5 chilometri fino alla costa, dove ci attende una deliziosa e semivuota spiaggia bianchissima e vari ombrelloni di paglia a disposizione dei visitatori. Alle 10:15 risalgo in macchina con Niki e Mario (questi i loro nomi) e ritorniamo al centro visitatori, dove assieme ad altre 4 persone ci facciamo accompagnare dalla guida Alejandro per un corto cammino di 10 minuti fino all'imbarcadero, dove saliamo su delle piccolissime barchette che possono portare massimo due persone più il rematore; mentre Alejandro ci aspetta al molo, i nostri quattro capitani coraggiosi remano come disperati per portarci fino alla zona dove decine di fenicotteri (ne contiamo circa 150) stanno rumorosamente setacciando l'acqua. Sono meno di quelli che normalmente vedo in Bolivia e Cile, ma sono molto più rossi, e paiono essere anche più alti; e sicuramente si godono l'acqua tiepidina, che non gela mai come quella dell'altopiano. Il mio capitano (oh capitano, mio capitano!) mi dice che li chiamano "turisti cubani": come loro vivono in Florida, vengono a Cuba in vacanza, mangiano gratis, spendono niente e diventano rossi rossi rossi! Vediamo anche alcuni pellicani, degli ibis, degli aironi, gabbiani e cormorani, ma non in gran numero; del resto, è già tardino, bisogna fare il tour più presto, ché gli uccelli normalmente mal sopportano il caldo e si rifugiano tra le fronde degli alberi.
Finito il tour, i miei due nuovi amici mi danno un passaggio fino alla spiaggia, dove mi fermo per qualche ora, mentre loro proseguono per il castello. Ci reincontriamo più tardi, alle 18, per un bel concerto alla casa ARTex, e loro mi ringraziano profusamente per avergliene parlato; in realtà, visti i passaggi gratis, sono io ad essergli debitore, ma il vantaggio è reciproco così come la simpatia e, visto che il giorno dopo è loro intenzione proseguire per Trinidad, anche mio destino, mi offrono un posto in macchina, che accetto volentieri.
La cena la facciamo però divisi, io ho deciso di provare un ristorante suggeritomi dal mio padrone di casa e devo dire che non me ne pento: cibo buono, prezzo ottimo, e la compagnia di due ragazze scandinave con le quali mi offro di condividere il tavolo (il locale è strapieno, quindi la cosa riduce pure i tempi di attesa) e che mi raccontano della vita da studentesse nell'isola rivoluzionaria, ed i mille modi con cui anche loro si ingegnano per riuscire a fare e trovare le cose di cui necessitano.
Ristorante Las Mamparas, calle 37 n. 4004, tel. (53) 518992
Casa Particular Las Golondrinas, calle 39 n. 5816 tra c. 58 e c. 60, tel. (043) 515788, e-mail drvictor61@yahoo.es, proprietario doc Victor M. Sosa Rodriguez del Rey
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Informazioni
inserito il 08/12/2016
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