Il blocco non ci fermerà!
La notte di La Paz è tranquilla. Le luci punteggiano i fianchi della valle in cui la metropoli boliviana giace, addormentata, e filtrano attraverso le tende della finestra della mia camera; tende che, come d'abitudine in questi luoghi, non sono abbastanza fitte da tenere fuori tutta la luce.
Anche Francesco dorme tranquillo, nel letto accanto al mio, mentre io scrivo queste parole alla luce del mio portatile e di quella, più giallastra e calda, della stufetta elettrica che abbiamo acceso in camera, per tener fuori un po' del freddo.
Oggi è stata una giornata pesante, cominciata con l'organizzare un piano alternativo per raggiungere Uyuni ed i deserti dell'altipiano, dato che lungo il percorso stradale che avremmo dovuto percorrere con un bus notturno i minatori di Oruro sono scesi in sciopero ed hanno organizzato dei blocchi, senza che la polizia potesse fare niente per impedirlo. Ed allora prenota dei biglietti per l'aereo di domattina, riprenota un'altra notte nell'hotel dove alloggiavamo, contatta l'agenzia che aveva venduto i biglietti del bus per chiedere un rimborso, ecc. ecc.. Il primo che mi chiede se voglio aprire un'agenzia turistica, giuro che lo prendo a sberle!
Nel frattempo, in Italia è successo un disastro: un terremoto ha colpito il centro della penisola, uccidendo e ferendo e distruggendo. Verifico con mia sorella che loro stiano bene, mi dice che a casa non si è sentito nulla. Però, è accaduto. Persino i miei amici sudamericani mi scrivono per sapere se sto bene, per dirmi quanto gli dispiace, per stringersi a me come se si stringessero a tutti quelli che dal terremoto sono stati colpiti.
Noi, con il pensiero alla lontana patria, ci imbottigliamo nel traffico cittadino per poi prendere un mezzo per Tiahuanaco, dove visitiamo il sito archeologico più importante della Bolivia, chiudendo la parte di questo viaggio dedicata alla storia del continente; da domani, ci dedicheremo di più alle meraviglie naturali, come il deserto salato e le lagune altiplaniche, prima di volare fino in Paraguay e da là raggiungere il Brasile.
Riesco a riorganizzare l'itinerario; ci costerà qualcosa di più, ma almeno non perderemo una virgola di quanto contavamo di fare, e questo è l'importante. Il gruppo è contento, non vede l'ora di fare nuove scoperte, siamo ben affiatati (ed è buffo dirlo a La Paz, dove spesso manca il fiato). Machu Picchu è rimasta nel cuore a tutti, così come molti altri luoghi che gli Inca hanno reso memorabili ed eterni, come Pisac e Tambo Machay. Le differenze, il caos che si trova in alcuni posti e poi il silenzio quasi soprannaturale di alcuni altri, i colori i suoni gli odori che sono così diversi da quelli a cui siamo abituati (mi ci conto anch'io, anche se ormai qui sono quasi di casa); e poi ancora le somiglianze, le similitudini con le popolazioni di qua. Tutti elementi che creeranno, almeno spero, di questo viaggio un ricordo indelebile.
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inserito il 24/08/2016
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