Una montagna dedicata a...
Oggi ho finalmente scalato la montagna Machu Picchu, che sovrasta (e da il nome a) la famosa cittadella Inca.
Anzi, per meglio dire, ho "scalinato", giacché la salita è una interminabile sequenza di scalini, la maggior parte dei quali irregolari, a volte esposti al dirupo, altre all'interno di una sorta di foresta colma di alberi su cui alloggiano dozzine di bromelie e da cui pende quella che qui chiamano "barba de viejo".
Visto che non volevo farmi mancare nulla, la difficoltà è stata accresciuta dal dolore alla gamba destra che mi porto dietro da che ho lasciato l'Italia: una lombosciatalgia mi affligge da un paio di settimane, ho fatto massaggi e ora sto prendendo un antinfiammatorio, ma ci vuole tempo e la montagna capitava giusto oggi.
Però volevo farcela, per una serie di motivi che si sono concentrati nella stessa occasione; e ce l'ho fatta. A fatica, ma ce l'ho fatta.
Intanto, ero in compagnia di amici, quegli stessi che stanno facendo il viaggio Suda Merica con me, da Lima a Rio de Janeiro; e, dato che tutti volevano fare la scalata (anche se poi Maurizio ha dovuto rinunciare per forti dolori alla pancia), potevo andare tranquillo, cosa che invece non capita quando porto dei viaggiatori nello stesso luogo, perché pochi o nessuno vogliono tentare l'ascesa.
Poi, le condizioni meteorologiche erano superfavorevoli, con un cielo pulitissimo ed un sole che non era ancora troppo forte da far sudare.
Ma la mia motivazione principale è stata dedicare l'arrivo in vetta a qualcuno che è venuto a mancare in mattinata, e a qualcuno che ha dovuto rinunciare a questo viaggio proprio perché le priorità erano improvvisamente cambiate dopo un esame medico.
Alberto ha perso la sua lotta contro quel cancro di cui, fino a poche settimane fa, non sapeva nulla, e Valentina ed Andrea hanno giustamente preferito stargli accanto nei suoi ultimi giorni piuttosto che partire assieme a noi per questo viaggio.
Loro ci mancano, perché questo è un viaggio che avevamo pensato e costruito assieme.
Ancor più mancherà a tutti noi che l'abbiamo conosciuto Alberto, ed allora ho pensato che dovevo arrivare in cima a quella maledetta montagna, per guardare dall'alto il mondo circostante, e guardare negli occhi le montagne tanto importanti per gli Inca. Loro ci vedevano delle divinità, che chiamavano "apu"; per me era una sfida da dedicare a degli amici, e così ho fatto. La vista, da lassù, magnifica, ancor migliore di come me l'aspettavo: non solo la cittadella Inca sotto di noi, sovrastata dal Wayna Picchu, ma anche il cammino inca che conduce alla Porta del Sole, e le montagne altissime e lontane con il loro cappello di neve e ghiaccio. Uno spettacolo per quelli che osano arrampicarsi fin lassù, per quelli che se lo guadagnano. Uno spettacolo che i miei occhi hanno raccolto per chi non ha potuto goderselo, e per chi non potrà più farlo.
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inserito il 18/08/2016
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