I bei facciotti di San Agustin
A Bogotà, con i suoi dipinti di Botero dalle forme gonfie, con le sue matite gigantesche nella piazza principale a mostrare un pò di solidarietà alla redazione di Charlie Hebdo - massacrata qualche giorno prima da due fanatici -, con la sua linea diretta di autobus che però arriva ad 1 km dall'aeroporto perché se no i tassisti locali si lamentavano, con della gente tanto cortese che a volte rischia di darti sui nervi per tutte le volte che si scusa per qualcosa, sono riuscito ad aggregarmi per qualche giorno al tour colombiano di JLA guidato da Elizabeth. Niente nepotismo, però: mi pago le spese di viaggio, ché in questo tour ci sono vari spostamenti aerei, ma almeno ho la possibilità di passare con lei qualche giorno, e di vedere qualcosa di questo paese.
Dopo i primi due giorni tutti per noi, arrivano i membri del gruppo, ed io la accompagno all'aeroporto per riceverli. Sembrano una buona combriccola, la maggior parte donne, e mi accettano senza alcun problema. Il primo giorno facciamo un ottimo tour guidato, terminandolo nel Museo dell'Oro, una delle più grandi collezioni al mondo di oggetti fatti col nobile metallo, sopravvissuto al costume dei conquistadores spagnoli di fondere tutto quello che luccicava. Il secondo, invece, lo trascorriamo quasi tutti nella casa di campagna della nostra guida, dove ci insegna a cucinare alcuni dei piatti tipici colombiani, dopo averci portato al mercato a fare la spesa. Ovviamente quel che cuciniamo lo mangiamo pure, ed è delizioso farlo lontani dal traffico della città, con solo qualche mucca che passa ogni tanto ed i cani che entrano ed escono dalla casa curiosi per la nostra presenza e desiderosi di una coccola, seppur distratta.
Poi, voliamo verso sud, verso la zona di San Agustin, dove una civiltà antica è riuscita a condensare quel che di buono veniva da molte altre, Inca compresi, lasciando importanti siti archeologici ora aperti a noi turisti del ventunesimo secolo. Statue e ancora statue, spesso con delle facciotte rubiconde, che raccontano a chi sa leggerle la storia di un popolo che credeva nelle divinità naturali, ma che sapeva più cose di quante ne sappiano oggi i contadini che ancora coltivano quelle terre. Le statue maschili, con i canini appuntiti come quelli del giaguaro (ché qua, di puma, non se ne vedono, e quindi tocca trovare un'altra fiera pericolosa e potente al tempo stesso); e quelle femminili, sorridenti, a volte nell'atto di dare alla luce. C'è una fonte d'acqua intera, con i rivoli che si fanno strada nella roccia, dove decine di figure sono tracciate in vari punti, difficili a vedersi se non con una mappa; e ci sono le tombe, con le statue poste a guardia di chi vi veniva sepolto, silenziose e vigili per sempre. Il tutto immerso nel verde, tanto verde che quasi potresti pensare di essere in Irlanda (e, di fatto, anche qui ci sono i tumuli), se non fosse che trifoglio e quadrifoglio non abbondano di certo.
L'ultima sera, prima di tornare a Bogotà, usciamo lei ed io per festeggiare il suo compleanno, che sarà tra qualche giorno quando io già sarò partito. Capitiamo in un ristorante italiano, dove Ugo, veronese di nascita e ormai colombiano d'adozione, quando scopre che vengo dal vicentino prima nasconde il gatto e poi ci offre in omaggio il dessert, dopo averci servito degli ottimi piatti di pasta (e se dico ottimi dovete credermi: ché, normalmente, i ristoranti italiani all'estero li evito come la peste, primo perché spesso la qualità del cibo è scadente e poi, fondamentalmente, perché non trovo abbia senso arrivare fin quaggiù per non mangiare le pietanze locali). Ugo sperava di essere scappato allo stress, ma la sua bravura in cucina è stata la sua rovina: ogni sera il ristorante è pieno, e di turisti e di gente locale, e a buona ragione... ah, cosa non fanno, 'sti veneti nel mondo...
La mia recensione del ristorante di Ugo, su TripAdvisor, la trovate qui: http://www.tripadvisor.it/ShowUserReviews-g445060-d1902562-r250793904-Restaurante_Italiano_da_Ugo-San_Agustin_Huila_Department.html#REVIEWS
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inserito il 22/01/2015
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