Clandestini a bordo
Me l'avranno detto mille volte, di mettermi le ciabatte per camminare, invece di andare in giro (anzi, a giro, come avrebbe detto Tiziano Terzani) a piedi nudi. Però vuoi mettere il piacere di sentire il terreno con la pianta del piede? E, poi, i sandali li ho abbandonati ormai rotti da qualche parte che ora non mi ricordo più nemmeno dove, e devo ancora trovare il tempo di visitare un qualche negozietto per comprami un paio di flip flop, il nome internazionale con cui sono conosciute le infradito... insomma, per il momento continuo a calpestare i suoli con i miei piedi, ogni volta che posso togliermi le scarpe o gli scarponi.
Certo, ci possono sempre essere degli inconvenienti. Il più semplice è quello di beccarsi una scheggia, o una spina; ma quelle, a parte il dolore iniziale, tendono poi a non causare problemi particolarmente grandi. Al contrario, per esempio, di quello che mi è capitato qualche settimana fa, e che sono riuscito a ricostruire solo in parte...
Tutto è cominciato con 3 strani "becconi", uno nella parte superiore del piede sinistro e due in quello destro, rispettivamente sul terzo dito e sotto la pianta. Almeno, all'inizio mostravano gli stessi sintomi di normali becconi: ponfo rossastro e prurito localizzato. Su uno (quello del dito) ho messo della pomata, giusto per lenire il prurito, mentre per gli altri due ho fatto lo stoico ed ho atteso.
Col passare dei giorni, però, i tre "becconi" non sparivano. Anzi: la zona arrossata si allargava, e quello sotto la pianta del piede mostrava una strana evoluzione, come se un qualche tipo di veleno urticante si stesse lentamente spandendo seguendo i miei capillari. "Ottimo", ho pensato, "invece di una semplice zanzara mi son beccato un ragno che mi ha avvelenato il sangue, in qualche modo; ora mi spegnerò lentamente, mentre il reticolo oscuro si impossesserà di me". Di nuovo, aspetto (anche perché, essendo in tour, mica posso passare tutta la giornata all'ospedale in attesa che qualcuno mi ci dia un'occhiata, mentre i miei viaggiatori restano allo sbando più completo).
Quello sul dito sembra evolvere bene, rilasciando un bel pò di siero e chetandosi poi, mentre dagli altri due le ramificazioni aumentano; e, se quello sotto il piede, probabilmente complice il mio peso soprastante, sembra muoversi lentamente, quello sopra il piede sinistro da proprio l'impressione di avere una talpa sotto la pelle: cominciano a formarsi come dei tunnel, che procedono un pò a zig zag e un pò diritti, come se... come se qualcosa stesse cercando di farsi strada.
In entrambi i casi si formano dei punti, probabilmente quelli più a contatto con le cuciture delle scarpe, in cui si accumula altro siero, come nel caso delle vesciche; ed io, proprio come non si dovrebbe fare con le vesciche, li buco con un ago sterilizzato, perché il fastidio ed il dolore quando cammino sono più forti della precauzione. Per fortuna, nulla si infetta, ma l'evoluzione non termina, e decido quindi di rivolgermi alla somma fonte del sapere: internet.
Cerco con Google per "infezione piede lungo vena", ma sbaglio chiavi di ricerca, e finisco su "flebite"; riprovo, e finalmente, passando in rassegna diverse foto di ogni possibile problema medico che può colpire le nostre estremità inferiori, arrivo a quella che fa al caso mio, in cui un piede risulta solcato dagli stessi tunnel sottocutanei che ho io. Apro la pagina relativa, e scopro che ho dei clandestini a bordo; si chiamano "cutaneous larva migrans", e a quanto pare sono finiti a bordo per sbaglio: di solito, sono interessati ad animali come i cani.
Nel caso degli umani, entrano per una qualsiasi apertura nella pelle, sono talmente piccoli che basta un poro (e quindi no, non c'entra nulla se avete delle ferite o delle cicatrici non chiuse o altro di simile); poi, accortisi dell'errore, cercano una maniera di uscire, e non essendo abbastanza forti da penetrare nei tessuti sottocutanei si limitano a vagare, ovviamente causando irritazione in tutti i punti in cui si aggirano. Se non ce la fanno nel giro di circa 3 settimane, muoiono da soli; a volte invece riescono ad entrare nel flusso sanguigno, che poi le porta fino ai polmoni da dove vengono espulsi a colpi di tosse.
Bello, mi dico: mi sono portato in giro per vari paesi dei clandestini, che nel frattempo hanno tentato disperatamente di abbandonare la nave.
Dato che a me questa idea di averci le larve, anche se per sbaglio, non è che mi entusiasmasse particolarmente, ho proseguito nella lettura delle pagine, fino ad arrivare alla possibile soluzione: un salto in farmacia, l'acquisto di una o più pastiglie contenenti albendazolo, e la loro ingestione; anche una dose non particolarmente forte avvelena il sangue a sufficienza per dare il colpo di grazia a quei poveretti. Così faccio, per fortuna senza avere i possibili effetti collaterali (vomito, principalmente), e come per magia già dal mattino dopo i tunnel non si modificano di un millimetro.
Missione compiuta, quindi, anche se affinché l'irritazione e le piccole sacche di siero spariscano ci vogliono alcuni altri giorni... ora i piedi sono tornati tranquilli, ho delle zone biancastre da dove la mia splendida abbronzatura se ne è andata, ma conto di rimediare alle prime due o tre occasioni di starmene un pò al sole.
Morale della favola? Non c'è, o quanto meno non è legata al fatto di mettersi qualcosa nei piedi (perché, in realtà, quei clandestini potrei averli beccati in qualsiasi occasione, e non necessariamente quando camminavo sull'erba al bordo della piscina di un hotel pulito e senza cani, come ho inizialmente pensato); piuttosto, mi sarei risparmiato un pò di pruriti fossi intervenuto prima, e questo mi insegna che a volte dovrei pensare un pò più a me, mentre sono in tour... vabbé, lo terrò a mente per la prossima volta!
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Commenti
1- Le larve attaccano gli animali
2- Tu sei stato attaccato dalle larve
3- Tu sei un animale.
Fatto sta capire che tipo di animale sei.................e qui si potrebbe attivare un sondaggio; sai, quei bei sondaggi che lanciavi quand'eri in tour solitario per vedere che animale vedono in te i tuoi amici.
Mi raccomando abbi cura di te e come faccio io, tieni su la "forza"
frase riportata testualmente che fa pensare che il cane sia una tipologia di animale che viene infettato, ma non il solo, per cui il sillogismo regge.
Ad ogni modo personalmente, se dovessi pensare ad un animale che ti rappresenti ho in mente l'immagine del falco pellegrino, grande viaggiatore, occhi che vedono nell'oscurità, ali sempre spiegate. ;-)
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Informazioni
inserito il 22/12/2014
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