Ahhh, nubiano!!!
L'alto Egitto si trova in basso, nella carta. È una contraddizione in termini, me ne rendo conto, e in queste ultime settimane mi ha causato non poche confusioni, ma è così che va il mondo da queste parti.
L'ultima città lungo il Nilo che ho visitato è Assuan, nei pressi della prima delle cataratte che hanno sempre impedito la navigazione fluviale e, di conseguenza, che fornivano una difesa naturale al regno dei faraoni. Qui il grande fiume, che non si pasce ormai più di affluenti - quegli affluenti che invece si trovano in territorio sudanese - scorre tranquillo intorno alle rocce, tenendo a bada le dune sabbiose del deserto che occhieggiano dalla riva occidentale. Le feluche, con le loro tipiche vele a triangolo rovesciato, scivolano silenziose su e giù, mentre i procacciatori di clienti offrono escursioni di un paio d'ore per godere il tramonto sull'acqua. Il lungofiume, il cosiddetto "corniche", è molto pulito, persino bello, ed incredibilmente anche il suk che s'allunga parallelamente sembra quasi tirato a lucido.
Ma è la solita illusione: basta andare due strade più in là, ed ecco ritornare polvere, macerie, case cominciate e mai finite, spazzatura sparsa ché tanto col caldo che fa non marcisce facilmente. E polizia, ovunque, perché con quello che sta succedendo in Cairo e Suez e Alessandria le autorità preferiscono andare sul sicuro e tenere pronti per ogni evenienza i camion blu Iveco con le forze dell'ordine a bordo (che poi non succeda niente è quasi certo, sia perché da queste parti l'istinto rivoluzionario è enormenente oscurato da quello affaristico/turistico, sia perché la culla di una vera rivoluzione dovrebbero appunto essere le città intellettuali del nord).
Shaher, il couchsurfer che mi ha ospitato - assieme ad altre 4 persone contemporaneamente - di lavoro fa, come molti da queste parti, la guida turistica, sia per un'agenzia sia in proprio. E mi racconta che qui si guadagna bene, da queste parti, se si è ben organizzati: a quanto pare le agenzie turistiche hanno il monopolio delle escursioni, e chi arriva qui in battello non può assolutamente permettersi di cercare una guida diversa da quella già assegnatagli, per un prezzo inferiore a quello richiestogli (anche se tali guide e tali prezzi esistono). Noi siamo fortunati, Shaher ci da tutte le dritte migliori, ci organizza un giro completo delle bellezze locali che comprende il tempio rinato di Abu Simbel e quello di Filae, oltre ad uno sguardo alla grande diga di Assuan ed all'unico obelisco incompleto perché tratturatosi mentre terminavano di scalzarlo dal suo letto di granito. Certo, la levataccia alle 2 e mezzo del mattino non fa molto bene al fisico, ma purtroppo i microbus si muovono tutti in un convoglio accompagnato dalle forze dell'ordine e gli orari sono fissati, organizzati, inquadrati per portare le folle a vedere i due grandiosi templi costruiti dal sempre modesto Ramesse II per sé e la bella moglie Nefertari, e che solo lo sforzo combinato di vari paesi appartenenti all'UNESCO salvò nella seconda metà del secolo scorso da morte per annagamento a causa dell'innalzamento del livello delle acque nel nuovo lago Nasser,creatosi con la costruzione della grande diga.
Anche Filae fu salvato dalla stessa sorte, e spostato di peso su un'altra isola, che venne persino ridisegnata per assomigliare quanto più possibile a quella originale. L'effetto finale è stupendo, e il fatto di arrivare finalmente per mezzo di un'imbarcazione e non attraversando strisce sabbiose dona al luogo qualcosa di speciale, che probabilmente anche l'imperatore Augusto vi trovò tanto da farvi costruire un piccolo tempietto.
Sull'isola Elefantina, così chiamata per le rocce che paiono pachidermi che fanno il bagno, vive una piccola rappresentanza dell'etnia nubiana, che in questa zona si è sempre mischiata con quella egiziana. Più scuri di pelle, più africani, fino a qualche tempo fa erano anche meno presi dal furore commerciale che caratterizza i loro connazionali; ora, anche i bambini che incontro per le labirintiche strade dei due villaggi fatti di case costruite con mattoni di fango essiccato giocano sì un pò con i gessi a disegnare, ma poi ti chiedono una moneta... Non ci sono più i nubiani di una volta, almeno non quelli che vengono descritti molto accuratamente nel bel museo dedicato alla loro cultura...
Niente acquisti nel suk anche questa volta. In compenso, degli ottimi piatti di koshari, e ogni volta aggiungo un pò più di salsa piccante, con le mie papille ed il mio stomaco che si abituano con i loro ritmi - che io non ho alcuna intenzione di sconvolgere, ci mancherebbe pure... Abbiamo fatto un patto: io non do noia a loro, e loro non ne danno a me... Pare funzionare, al momento.
Il sole scalda bene durante il giorno, la sera invece è freschina. I due svedesi che Shaher sta ospitando assieme a me, ad un tedesco e ad un'americana, raccolgono legna ed accendono un fuoco all'aperto, ogni sera. Io preferisco il calore del sacco a pelo, specie se continuo a fare queste levatacce... Ma non c'è altro metodo per non perdersi le bellezze della zona, come diceva il bianconiglio "non c'è tempo, non c'è abbastanza tempo..."
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inserito il 26/01/2011
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