Solo un cane nella citta' dei morti
Un altro paio di giorni passano al Cairo, con più tranquillità ora che ho visitato un pò tutte le cose che erano nella mia lista. Ovvero, tranquillità mia, perché che i cairoti stessi vivano un pò meno freneticamente le loro giornate è un'utopia...
Passo un'intera mattinata a casa di Nagui, a parlare di varie cose, e a confrontare le impressioni che ho raccolto in questi giorni con la sua conoscenza dei costumi e del modo di pensare locali. Come ho forse già detto, lui mi fornisce un osservatorio privilegiato sui vari aspetti della capitale egiziana, perché pur facendo parte della borghesia (o classe media, come preferisce lui) istruita ha contatti, per lavoro e non solo, con rappresentanti di quasi ogni ceto ed estrazione sociale. E così ci perdiamo in interessanti discussioni sulle abitudini, sui salari, sull'influsso delle religioni, sulla storia passata ed attuale, sul prezzo delle banane (!) e via dicendo.
Prova a portare me e Mattieu, un ragazzo francese che parla ottomila lingue e sta arrivando dalla Turchia attraverso alcune delle mie mete future (forse dovrei dire "tutte mie mete future", visto che si tratta di paesi che ancora non conosco) in un ristorante sull'isola Zamalek, per godere della vista sul Nilo. Ma il ristorante non apre prima delle 17, e quindi dopo aver sbirciato dal balcone andiamo a mangiare qualcosa al volo vicino a piazza Tahrir, prima che io li lasci per raggiungere in metropolitana il quartiere di Maadi, dove alloggiano un sacco di stranieri e anche alcuni egiziani particolarmente emancipati, come la mia amica Nada. Con lei, in un caffè, sviscero un altro pò di modo di pensare egiziano, senza peli sulla lingua o timore di offendere nessuno. Nada, giovane musulmana con un forte senso religioso ma che non vuole sottostare ai dictat sociali più diffusi, è un misto di modernità e tradizione: non ama mettere il velo, tranne quando prega in moschea, ma sta seriamente pensando di diventare la seconda moglie dell'uomo che ama, entrando a far parte del suo "harem". Le chiedo come possa non sentirsi gelosa e indisponibile a condividere il suo partner, e lei mi spiega che, a parte trovarsi molto bene con l'attuale famiglia di lui, ritiene che l'unicità del loro amore non si sovrapponga a quella dell'amore per la prima moglie, e che quindi ognuna abbia il suo ruolo ed il suo spazio con quell'uomo. È un concetto certamente difficile da capire per noi europei, e ripenso alle tante discussioni fatte in tal senso con le donne con cui avuto relazioni più o meno intense, certamente molto meno disponibili a prendere sia pure solo in considerazione la bigamia :)
Parliamo di famiglia, di studio, di rapporto con la politica e con la storia (continua a stupirmi il disinteresse generalizzato dei locali per tutte quelle cose per cui noi visitatori veniamo in Egitto), di sesso e di modi di pensare. Il tutto davanti ad un caffè al caramello, in un baretto che certo le persone che lavorano al suk vendendo le loro merci non frequentano mai. Ma così è il Cairo, piena di luci e di ombre.
Al termine dello spettacolo Sufi incontriamo uno spagnolo e due colombiane, madre e figlia, che avevamo conosciuto il giorno prima, e li accompagnamo in un ristorantino nel Cairo islamico perché hanno una fame da lupi e sono troppo stanchi per andare, come avevamo programmato, a folleggiare in qualche locale di Giza (dove peraltro erano andati la sera prima, restandoci fino alle 5 del mattino... e ci credo che ora sono distrutti).
L'indomani, mi incontro invece con Maria, ragazza tedesca che lavora al Cairo per un programma di scambi culturali. Assieme, causa defezione di Nada che non sta bene, ci ingegnamo di trovare la strada per la cosiddetta Città dei Morti, l'immenso cimitero in cui a fianco dei defunti vivono non solo i custodi ma tra le 50 e le 500 mila persone, alloggiando nelle tombe e nelle cappelle di famiglia. Ci arriviamo dopo aver attraversato una parte del mercato completamente ancora vuota di turisti, dove solo il rumore di poche macchine sgangherate che faticano a schivare le bancherelle interrompe il continuo vociare, i versi dei polli ed il canto dei muezzin che fanno da colonna sonora al nostro periplo.
La Città dei Morti non è luogo dove si voglia andare di sera, ma di giorno non è pericolosa e, anzi, è meta di visite. Normalmente. Quando ci passiamo noi, invece, pare non esserci "anima viva" (questa non potevo farmela scappare!); poi, però via via che ci addentriamo tra le tombe, troviamo i primi bambini che giocano, le prime signore che chiacchierano sulla soglia di casa, mentre più in là una donna piange seduta per qualcuno dei suoi defunti. Cani sciolti abbaiano per farci capire che non è bene addentrarci troppo, e in realtà ci siamo già fatti una bella camminata, quindi decidiamo dopo un pò di tornare verso il centro, dove io acquisto i biglietti per il viaggio dell'indomani ad Alessandria e poi prendiamo il tram per tornare ad Heliopolis. Maria mi fa conoscere un pò i palazzi del quartiere, e poi ci dividiamo per tornare ognuno alla sua casetta a riposare un paio d'ore.
Nagui è già lì, gli racconto le mie ultime peregrinazioni, poi una doccia e via di nuovo fino alla basilica di Heliopolis, dove con Maria assisto ad un concerto di musiche classiche organizzato in occasione del restauro del grande organo della chiesa. Bach e Schubert mi sembrano così strani, in questo contesto, ma ormai mi sono abituato a non chiedere, ché tanto la risposta è "questo è il Cairo".
All'uscita dalla chiesa, incontro Annabelle, con la quale raggiungerò la costa meditarrenea, e salutata Maria ci sediamo in un caffè con davanti una bella ciambella glassata al cioccolato e le mappe di Alessandria sottomano, per discutere degli ultimi dettagli del viaggio verso la capitale dell'impero del grande condottiero macedone.
Passo un'intera mattinata a casa di Nagui, a parlare di varie cose, e a confrontare le impressioni che ho raccolto in questi giorni con la sua conoscenza dei costumi e del modo di pensare locali. Come ho forse già detto, lui mi fornisce un osservatorio privilegiato sui vari aspetti della capitale egiziana, perché pur facendo parte della borghesia (o classe media, come preferisce lui) istruita ha contatti, per lavoro e non solo, con rappresentanti di quasi ogni ceto ed estrazione sociale. E così ci perdiamo in interessanti discussioni sulle abitudini, sui salari, sull'influsso delle religioni, sulla storia passata ed attuale, sul prezzo delle banane (!) e via dicendo.
Prova a portare me e Mattieu, un ragazzo francese che parla ottomila lingue e sta arrivando dalla Turchia attraverso alcune delle mie mete future (forse dovrei dire "tutte mie mete future", visto che si tratta di paesi che ancora non conosco) in un ristorante sull'isola Zamalek, per godere della vista sul Nilo. Ma il ristorante non apre prima delle 17, e quindi dopo aver sbirciato dal balcone andiamo a mangiare qualcosa al volo vicino a piazza Tahrir, prima che io li lasci per raggiungere in metropolitana il quartiere di Maadi, dove alloggiano un sacco di stranieri e anche alcuni egiziani particolarmente emancipati, come la mia amica Nada. Con lei, in un caffè, sviscero un altro pò di modo di pensare egiziano, senza peli sulla lingua o timore di offendere nessuno. Nada, giovane musulmana con un forte senso religioso ma che non vuole sottostare ai dictat sociali più diffusi, è un misto di modernità e tradizione: non ama mettere il velo, tranne quando prega in moschea, ma sta seriamente pensando di diventare la seconda moglie dell'uomo che ama, entrando a far parte del suo "harem". Le chiedo come possa non sentirsi gelosa e indisponibile a condividere il suo partner, e lei mi spiega che, a parte trovarsi molto bene con l'attuale famiglia di lui, ritiene che l'unicità del loro amore non si sovrapponga a quella dell'amore per la prima moglie, e che quindi ognuna abbia il suo ruolo ed il suo spazio con quell'uomo. È un concetto certamente difficile da capire per noi europei, e ripenso alle tante discussioni fatte in tal senso con le donne con cui avuto relazioni più o meno intense, certamente molto meno disponibili a prendere sia pure solo in considerazione la bigamia :)
Parliamo di famiglia, di studio, di rapporto con la politica e con la storia (continua a stupirmi il disinteresse generalizzato dei locali per tutte quelle cose per cui noi visitatori veniamo in Egitto), di sesso e di modi di pensare. Il tutto davanti ad un caffè al caramello, in un baretto che certo le persone che lavorano al suk vendendo le loro merci non frequentano mai. Ma così è il Cairo, piena di luci e di ombre.
Al termine dello spettacolo Sufi incontriamo uno spagnolo e due colombiane, madre e figlia, che avevamo conosciuto il giorno prima, e li accompagnamo in un ristorantino nel Cairo islamico perché hanno una fame da lupi e sono troppo stanchi per andare, come avevamo programmato, a folleggiare in qualche locale di Giza (dove peraltro erano andati la sera prima, restandoci fino alle 5 del mattino... e ci credo che ora sono distrutti).
L'indomani, mi incontro invece con Maria, ragazza tedesca che lavora al Cairo per un programma di scambi culturali. Assieme, causa defezione di Nada che non sta bene, ci ingegnamo di trovare la strada per la cosiddetta Città dei Morti, l'immenso cimitero in cui a fianco dei defunti vivono non solo i custodi ma tra le 50 e le 500 mila persone, alloggiando nelle tombe e nelle cappelle di famiglia. Ci arriviamo dopo aver attraversato una parte del mercato completamente ancora vuota di turisti, dove solo il rumore di poche macchine sgangherate che faticano a schivare le bancherelle interrompe il continuo vociare, i versi dei polli ed il canto dei muezzin che fanno da colonna sonora al nostro periplo.
La Città dei Morti non è luogo dove si voglia andare di sera, ma di giorno non è pericolosa e, anzi, è meta di visite. Normalmente. Quando ci passiamo noi, invece, pare non esserci "anima viva" (questa non potevo farmela scappare!); poi, però via via che ci addentriamo tra le tombe, troviamo i primi bambini che giocano, le prime signore che chiacchierano sulla soglia di casa, mentre più in là una donna piange seduta per qualcuno dei suoi defunti. Cani sciolti abbaiano per farci capire che non è bene addentrarci troppo, e in realtà ci siamo già fatti una bella camminata, quindi decidiamo dopo un pò di tornare verso il centro, dove io acquisto i biglietti per il viaggio dell'indomani ad Alessandria e poi prendiamo il tram per tornare ad Heliopolis. Maria mi fa conoscere un pò i palazzi del quartiere, e poi ci dividiamo per tornare ognuno alla sua casetta a riposare un paio d'ore.
Nagui è già lì, gli racconto le mie ultime peregrinazioni, poi una doccia e via di nuovo fino alla basilica di Heliopolis, dove con Maria assisto ad un concerto di musiche classiche organizzato in occasione del restauro del grande organo della chiesa. Bach e Schubert mi sembrano così strani, in questo contesto, ma ormai mi sono abituato a non chiedere, ché tanto la risposta è "questo è il Cairo".
All'uscita dalla chiesa, incontro Annabelle, con la quale raggiungerò la costa meditarrenea, e salutata Maria ci sediamo in un caffè con davanti una bella ciambella glassata al cioccolato e le mappe di Alessandria sottomano, per discutere degli ultimi dettagli del viaggio verso la capitale dell'impero del grande condottiero macedone.
Nota bene:
questo il programma della serata musicale: Buxtehude, toccata e fuga in sol minore; Bach, aria; Haendel, Ombra Mai Fu; Durante, Vergin Tutto Amor; Schubert, Ave Maria; Franck, Panis Angelicus (in rete ne esiste una versione di Pavarotti e Sting molto bella, a mio parere); Bach-Gounod, Ave Maria; Bach, toccata e fuga in re minore; Massenet, Meditation de Thais; Caccini, Ave Maria; Gounod, O Divin Redempteur; Glazounov, Meditation; Malotte, The Lord's Prayer; Adam, Minuit Chretien
questo il programma della serata musicale: Buxtehude, toccata e fuga in sol minore; Bach, aria; Haendel, Ombra Mai Fu; Durante, Vergin Tutto Amor; Schubert, Ave Maria; Franck, Panis Angelicus (in rete ne esiste una versione di Pavarotti e Sting molto bella, a mio parere); Bach-Gounod, Ave Maria; Bach, toccata e fuga in re minore; Massenet, Meditation de Thais; Caccini, Ave Maria; Gounod, O Divin Redempteur; Glazounov, Meditation; Malotte, The Lord's Prayer; Adam, Minuit Chretien
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inserito il 15/01/2011
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