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Dentro e for dalle lenzuola
Fortaleza non sarebbe così interessante se non fosse piena (addirittura: brulicante) di esperantisti; addirittura le 3 università offrono corsi della Lingua Internazionale, e a quanto pare sono uno dei pochi gruppi nel mondo che deve rigettare le adesioni ai corsi per non poter seguire adeguatamente il numero di alunni...!
Leandro e Hilbernon mi accolgono alla stazione dei bus, andiamo a incontrare il capo del gruppo che ha un nome assurdamente tedesco (Wandemberg... il fratello si chiama Gutenberg, giuro che non scherzo!) e una risata contagiosa, fa il dottore e ha 15 minuti di tempo prima di cominciare il turno... poi mangiucchiamo, ed andiamo in una spiaggia ad una ventina di chilometri, dove un altro esperantista ci ha messo a disposizione la sua casa per la notte. Al mattino, bagno di mare con onde giganti e prima lezione di Tai Chi Chuan sulla spiaggia dove i pescatori gettando le loro reti ci guardano sospirando... di compatimento, suppongo...
Leandro mi ospita, ma è Damiana che mi scarrozza in giro per il centro facendomi da guida e portandomi persino a vedere uno spettacolo a teatro... il fatto che sia uno psicodramma in portoghese lo rende decisamente ostico alla mia comprensione, ma in compenso il teatro è molto bello! La notte siamo così stanchi per la camminata che rinuciamo ad andare in un locale molto famoso, per il quale un altro (l'ennesimo) esperantista aveva trovato i biglietti gratis... peccato, niente forró (il forró è la musica tipica di questa zona, il nome viene dalla brasilianizzazione delle parole "for all" che indicavano la base egalitaria della musica)!
Il giorno dopo me ne vò in giro solo soletto, mi cuocio nel terribile sole fortalezano mentre visito tutto quello che il giorno precedente non sono riuscito vedere con Damiana, ma onestamente non c'è poi molto e a ben vedere non definirei Forataleza città turisticamente interessante... ma alla sera incontro altri amici, andiamo tutti a mangiare pizza (e'tte pareva...) ed io mi metto di impegno per spiegar loro che no, il ketchup sulla 4 formaggi non ci va proprio...
Da Fortaleza fuggo e raggiungo Jericoacoara, località apparentemente nella lista di tutti i viaggiatori per le sue dune di sabbia fina, le onde atlantiche, le passeggiate a cavallo, la capoeira sulla spiaggia, un arco naturale di roccia scavato dall'acqua e uno stile di vita molto, molto rilassato... troppo hippie, per me, se devo dire la verità, e all'ennesima canzone di Bob Marley (ma perché nei posti turistici devono sempre mettere musica reggae?) prendo un 4x4 (ovvero, ci salgo sopra, perché se lo prendevo il padrone non era molto d'accordo) e viaggio verso Camocin, da cui un altro mezzo mi porta a Parnaiba.
A Parnaiba (dimenticabile), con un francese e due portoghesi, salgo su un barcozzo che in 8 ore ci porta a Tutoia, attraversando un delta pieno di isolotti, di piante, di uccelli che gridacchiano mentre lo sorvolano... una sorta di versione ridotta dei viaggi già fatti in Amazzonia, e anche il barcozzo ed il prezzo sono in proporzione.
Da Tutoia, riesco ad afferrare (di nuovo in senso metaforico!) una camionetta che mi scarica a Paulino Neves, dove essendo domenica non c'è niente per proseguire... vabbè, di necessità si fa virtù, e con due australiani ed un giapponese andiamo - come tutti i locali - a visitare le dune e le lagune di acqua piovana che vi si formano... stupendo! I locali sono gentilissimi, l'acqua è tiepida, il sole brilla, che vogliamo di più?
Più dune!
Ergo, la mattina dopo io e il giapponese prendiamo un'altra camionetta, ed arriviamo a Barreirinhas, punto d'entrata del Parco Nazionale dei Lenzuoli Maragnensi... i "lenzuoli" sono appunto queste enormi dune, tra le quali per alcuni mesi si formano specchi d'acqua nei quali l'unica forma di vita sono i bagnanti (altre lagune, più durature, contengono pesci e piante, ma questa è un'altra storia...); contrattando e combattendo con le imprese turistiche, alla fine rimaniamo leggermente gabbati e paghiamo lo stesso prezzo insieme ad un secondo giapponese per andare in 3 su una camionetta che puó contenere 12 persone... ma molto meglio così, la guida è tutta a nostra disposizione, la facciamo calare di qualche chiletto per la camminata che facciamo, visitiamo almeno una dozzina di lagune una più bella dell'altra...
Un passaggio (a pagamento) in macchina ed un altro bus mi portano verso Belem, mentre sogno di affondare di nuovo in quelle chiare fresche e dolci acque, con un panorama che di certo non ha nulla da invidiare a quello dei tuareg africani...
Leandro e Hilbernon mi accolgono alla stazione dei bus, andiamo a incontrare il capo del gruppo che ha un nome assurdamente tedesco (Wandemberg... il fratello si chiama Gutenberg, giuro che non scherzo!) e una risata contagiosa, fa il dottore e ha 15 minuti di tempo prima di cominciare il turno... poi mangiucchiamo, ed andiamo in una spiaggia ad una ventina di chilometri, dove un altro esperantista ci ha messo a disposizione la sua casa per la notte. Al mattino, bagno di mare con onde giganti e prima lezione di Tai Chi Chuan sulla spiaggia dove i pescatori gettando le loro reti ci guardano sospirando... di compatimento, suppongo...
Leandro mi ospita, ma è Damiana che mi scarrozza in giro per il centro facendomi da guida e portandomi persino a vedere uno spettacolo a teatro... il fatto che sia uno psicodramma in portoghese lo rende decisamente ostico alla mia comprensione, ma in compenso il teatro è molto bello! La notte siamo così stanchi per la camminata che rinuciamo ad andare in un locale molto famoso, per il quale un altro (l'ennesimo) esperantista aveva trovato i biglietti gratis... peccato, niente forró (il forró è la musica tipica di questa zona, il nome viene dalla brasilianizzazione delle parole "for all" che indicavano la base egalitaria della musica)!
Il giorno dopo me ne vò in giro solo soletto, mi cuocio nel terribile sole fortalezano mentre visito tutto quello che il giorno precedente non sono riuscito vedere con Damiana, ma onestamente non c'è poi molto e a ben vedere non definirei Forataleza città turisticamente interessante... ma alla sera incontro altri amici, andiamo tutti a mangiare pizza (e'tte pareva...) ed io mi metto di impegno per spiegar loro che no, il ketchup sulla 4 formaggi non ci va proprio...
Da Fortaleza fuggo e raggiungo Jericoacoara, località apparentemente nella lista di tutti i viaggiatori per le sue dune di sabbia fina, le onde atlantiche, le passeggiate a cavallo, la capoeira sulla spiaggia, un arco naturale di roccia scavato dall'acqua e uno stile di vita molto, molto rilassato... troppo hippie, per me, se devo dire la verità, e all'ennesima canzone di Bob Marley (ma perché nei posti turistici devono sempre mettere musica reggae?) prendo un 4x4 (ovvero, ci salgo sopra, perché se lo prendevo il padrone non era molto d'accordo) e viaggio verso Camocin, da cui un altro mezzo mi porta a Parnaiba.
A Parnaiba (dimenticabile), con un francese e due portoghesi, salgo su un barcozzo che in 8 ore ci porta a Tutoia, attraversando un delta pieno di isolotti, di piante, di uccelli che gridacchiano mentre lo sorvolano... una sorta di versione ridotta dei viaggi già fatti in Amazzonia, e anche il barcozzo ed il prezzo sono in proporzione.
Da Tutoia, riesco ad afferrare (di nuovo in senso metaforico!) una camionetta che mi scarica a Paulino Neves, dove essendo domenica non c'è niente per proseguire... vabbè, di necessità si fa virtù, e con due australiani ed un giapponese andiamo - come tutti i locali - a visitare le dune e le lagune di acqua piovana che vi si formano... stupendo! I locali sono gentilissimi, l'acqua è tiepida, il sole brilla, che vogliamo di più?
Più dune!
Ergo, la mattina dopo io e il giapponese prendiamo un'altra camionetta, ed arriviamo a Barreirinhas, punto d'entrata del Parco Nazionale dei Lenzuoli Maragnensi... i "lenzuoli" sono appunto queste enormi dune, tra le quali per alcuni mesi si formano specchi d'acqua nei quali l'unica forma di vita sono i bagnanti (altre lagune, più durature, contengono pesci e piante, ma questa è un'altra storia...); contrattando e combattendo con le imprese turistiche, alla fine rimaniamo leggermente gabbati e paghiamo lo stesso prezzo insieme ad un secondo giapponese per andare in 3 su una camionetta che puó contenere 12 persone... ma molto meglio così, la guida è tutta a nostra disposizione, la facciamo calare di qualche chiletto per la camminata che facciamo, visitiamo almeno una dozzina di lagune una più bella dell'altra...
Un passaggio (a pagamento) in macchina ed un altro bus mi portano verso Belem, mentre sogno di affondare di nuovo in quelle chiare fresche e dolci acque, con un panorama che di certo non ha nulla da invidiare a quello dei tuareg africani...
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inserito il 12/04/2006
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