Dom Pedro, primo imperatore del Brasile e padre di quel Dom Pedro II che concluse la dinastia regnante e, sebbene amato dal suo popolo, morì tristemente in esilio, passando un giorno nei pressi della Fazenda di un certo Padre Correia, si innamoró del luogo e volle che lì fosse fondata una città.

Petropolis, così si chiamó, diventó presto la meta preferita per il riposo estivo della famiglia imperiale, così diversa dai trambusti e dalle alte temperature di Rio de Janeiro. E la famiglia imperiale, con l'alta aristocrazia tutta, le resero omaggio, trasfomandola con parchi e palazzi ed una stupenda cattedrale; l'ex Palazzo Imperiale, in particolare, ora trasformato in museo, offre ai visitatori la possibilità di vedere i locali dove i regnanti vivevano, mangiavano, dormivano, si sollazzavano.

Ma un'altra casa famosa è quella di un grande sognatore, l'inventore Santos-Dumont. Nata dalla sua fervida fantasia, sul ripido fianco di una collina dove nessun altro aveva pensato di costruire alcunché, la casa a 3 piani con un telescopio sul tetto rende giusto omaggio a quello che, forse, meriterebbe un maggiore riconoscimento internazionale: un uomo mite, semplice, dotato di ottimo intuito e grande conoscenza, che gli permisero di costruire una macchina volante e farla staccare dal suolo nel 1906, 3 anni dopo un simile (e più famoso) esperimento dei fratelli Wright. La questione sembrerebbe risolta dalle date, ma apparentemente le cose non sono così semplici: i Wright usarono una sorta di fionda per portare in volo in loro aeroplano, mentre quello di Santos-Dumont fece tutto da solo, autonomamente, e sotto gli sguardi attenti (e gli obiettivi) di centinaia di testimoni (cosa che non accadde nel caso dei due fratelli americani). Una disputa, insomma, che vede il Brasile da una parte e la "Storia" ufficiale dall'altra, e alla quale ognuno puó apportare la sua opinione (mi ricorda molto quanto successo col telefono, inventato dallo spiantato Meucci ma brevettato dal ricco Bell, e che ora viene attribuito all'inventiva del secondo); rimane una cosa, che mi colpisce: dopo aver assistito all'evoluzione della (anche) sua invenzione, Santos-Dumont dovette realizzare che la triste realtà della guerra si era appropriata di una sua idea volta a rischiarare i destini del mondo; afflitto dalla cosa, appese il suo beneamato cappello, fissó una cravatta al soffitto, e si impiccó. Aveva 60 anni, ed un animo che volava alto.