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IncaRail, ovvero Machupicchu per un pugno di soles
È il 1911, fine luglio. Hiram Bingham, studioso dell'Università di Yale, guidato da un contadino locale, scopre la città Inca di Machupicchu. Nascosta da una fiorente vegetazione, la "cittadella perduta" arroccata in cima ai monti appare subito come uno dei più importanti ritrovamenti archeologici del secolo.
Non passa troppo tempo prima che le sue potenzialità turistiche diventino ben chiare, e che decine se non centinaia di agenzie inizino ad organizzare escursioni al sito.
Il cosiddetto "Inca Trail", o Cammino dell'Inca, una scarpinata di 4 giorni (che i locali, durante la loro annuale maratona, fanno in poco più di 4 ore!) che conduce fino all'IntiPunku, la "Porta del Sole" che svorasta il sito, diventa uno dei percorsi di trekking più noti e, recentemente, costosi del mondo. Come alternativa, la società statounitense (dall'ingannevole nome "PeruRail") acquista per vari decenni i diritti di sfruttamento della ferrovia che raggiunge Aguas Calientes, il villaggio che si trova a 400 metri sotto Machupicchu, e comincia ad applicare tariffe che fanno arrossire i portafogli (l'ultimo convoglio realizzato costa più di 400 US$ a persona!).
Thomas (un ragazzo di Bressanone, incontrato casualmente lungo il cammino) ed io decidiamo che riempire le tasche degli stranieri non è il nostro obbiettivo (e il fatto che i trekking, a causa del limite di ingressi giornalieri, siano prenotati fino ad agosto certo ci conforta nella nostra decisione); perciò, inventiamo l'IncaRail, ovvero il percorso economico per visitare Machupicchu:
- bus da Cusco fino a Santa Maria (direzione: Quillabamba), per 15 soles; potendo, sarebbe meglio prenderlo la sera, per arrivare presto al mattino e trovare subito una coincidenza)
- camion (è il trasporto pubblico) da Santa Maria a Santa Teresa, due ore circa a 5 soles; noi abbiamo conosciuto Lucio, il fabbro di Santa Teresa, persona simpaticissima con la quale abbiamo aspettato per 4 ore il mezzo di trasporto discorrendo del più e del meno (e pure dei film di Karate Kid, che mi hanno dato l'appellativo di Daniel-san!)
- a Santa Teresa, se necessario, si trova ospitalità per 5 soles, e si cena o pranza per altri 3 soles (Lucio ci invita a fare colazione a casa sua, e ci offre pure un pò di chicha, per ringraziarci di averlo aiutato a trasportare i sacchi di carbone); inoltre, a 30 minuti di cammino, ci sono due piscine con acque termali che sono di una limpidezza e delizia uniche
- da Santa Teresa, camminata di 20 minuti (con attraversamento in teleferica del fiume che 7 anni fa ha spazzato via il vecchio abitato) fino alla fermata del "carro" pubblico (litigare per pagare il biglietto normale, e non quello "turistico": se infatti bisogna stare ammassati con tutti gli altri passeggeri, perché pagare di più?): mezz'ora di viaggio, 2 soles
- dal capolinea, la stazione idroelettrica, si prende un trenino per 5 soles (l'unica possibilità di pagare una tariffa umana in tutta la linea!) fino ad Aguas Calientes
- ad Aguas Calientes, un "hospedaje" di qualità discreta costa 10-15 soles, e un'ottima cena 8 soles (consiglio: ristorante pizzeria Casa Andina, nulla a che vedere con l'omonimo costosissimo hotel); sconsigliabili le terme, piccole e sporche di fango e sudore turistico
Al mattino presto, 4 e 30 circa, si parte a piedi per un'oretta di scarpinata fino all'ingresso della cittadella, dove un costosissimo biglietto (77 soles!, a meno che non si abbia una tessera studentesca internazionale) permette di entrare. L'ora così inusuale permette di evitare le torme di turisti danarosi, che di solito arrivano con i treni del mattino; la vista della cittadella, così vuota di esseri umani e piena di rovine, è stupenda, nelle prime luci dell'alba. Qualche scatto, e poi saliamo lungo il Cammino Inca fino all'IntiPunku, da dove i trekker se ne sono già scesi (che polli!) e si può osservare la luce del sole che scende sulle montagne e raggiunge le rovine.
Poi, l'itinerario ottimizzato ci porta a visitare i templi, le case, le fontane, tutte le scalinate che ti portano ai vari livelli, le pietre magiche e quelle semplicemente orientate secondo i punti cardinali, fino ad iniziare alle ore 11:45 (sono già quasi sei ore che siamo lì, ma senza stanchezza) la visita del Huaynapicchu: ascesa scoscesa per panorami mozzafiato della valle e della cittadella, pranzo al sacco in vetta, e poi discesa ruzzolante per raggiungere il cosiddetto Tempio della Luna (in verità, non indispensabile: si tratta di due grotte con qualche costruzione intorno). Di nuovo su fino a Machupicchu, camminata fino al cosiddetto "Ponte Levatoio", in realtà fatto di tronchi che venivano ritirati in caso di pericolo, e poi ricerca di un punto tranquillo da cui godersi il tramonto, quando i turisti se ne sono già andati e rimangono solo i custodi e le ombre a farti compagnia.
Al mattino dopo, partenza alle 6 e 30 lungo la linea ferrata. Su quello scomodo pietrisco camminiamo per 5 ore, percorrendo 28 chilometri con qualche pausa, guardando le pendici della vallata colorarsi con il sole e schivando i treni che arrivano fischiando col loro carico umano preceduti da piccoli vagoncini ululanti in perlustrazione; incontriamo qualche contadino, alcuni dei portatori che trasportano gli zaini dei turisti per l'ultimo tratto del Cammino, un paio di mucche e nient'altro. Una famigliola ci da gentilmente un passaggio in macchina dal chilometro 82 fino ad Ollantaytambo, dove ci fermiamo per aspettare la festa di domani: l'OllantaRaymi.
(questo racconto è dedicato alla memoria di Vittorio Gonella, grande appassionato di montagna e che aveva, con un viaggio fatto a Machupicchu con il figlio Luca, mio ex-capocompagnia scout, ispirato questo sogno)
Non passa troppo tempo prima che le sue potenzialità turistiche diventino ben chiare, e che decine se non centinaia di agenzie inizino ad organizzare escursioni al sito.
Il cosiddetto "Inca Trail", o Cammino dell'Inca, una scarpinata di 4 giorni (che i locali, durante la loro annuale maratona, fanno in poco più di 4 ore!) che conduce fino all'IntiPunku, la "Porta del Sole" che svorasta il sito, diventa uno dei percorsi di trekking più noti e, recentemente, costosi del mondo. Come alternativa, la società statounitense (dall'ingannevole nome "PeruRail") acquista per vari decenni i diritti di sfruttamento della ferrovia che raggiunge Aguas Calientes, il villaggio che si trova a 400 metri sotto Machupicchu, e comincia ad applicare tariffe che fanno arrossire i portafogli (l'ultimo convoglio realizzato costa più di 400 US$ a persona!).
Thomas (un ragazzo di Bressanone, incontrato casualmente lungo il cammino) ed io decidiamo che riempire le tasche degli stranieri non è il nostro obbiettivo (e il fatto che i trekking, a causa del limite di ingressi giornalieri, siano prenotati fino ad agosto certo ci conforta nella nostra decisione); perciò, inventiamo l'IncaRail, ovvero il percorso economico per visitare Machupicchu:
- bus da Cusco fino a Santa Maria (direzione: Quillabamba), per 15 soles; potendo, sarebbe meglio prenderlo la sera, per arrivare presto al mattino e trovare subito una coincidenza)
- camion (è il trasporto pubblico) da Santa Maria a Santa Teresa, due ore circa a 5 soles; noi abbiamo conosciuto Lucio, il fabbro di Santa Teresa, persona simpaticissima con la quale abbiamo aspettato per 4 ore il mezzo di trasporto discorrendo del più e del meno (e pure dei film di Karate Kid, che mi hanno dato l'appellativo di Daniel-san!)
- a Santa Teresa, se necessario, si trova ospitalità per 5 soles, e si cena o pranza per altri 3 soles (Lucio ci invita a fare colazione a casa sua, e ci offre pure un pò di chicha, per ringraziarci di averlo aiutato a trasportare i sacchi di carbone); inoltre, a 30 minuti di cammino, ci sono due piscine con acque termali che sono di una limpidezza e delizia uniche
- da Santa Teresa, camminata di 20 minuti (con attraversamento in teleferica del fiume che 7 anni fa ha spazzato via il vecchio abitato) fino alla fermata del "carro" pubblico (litigare per pagare il biglietto normale, e non quello "turistico": se infatti bisogna stare ammassati con tutti gli altri passeggeri, perché pagare di più?): mezz'ora di viaggio, 2 soles
- dal capolinea, la stazione idroelettrica, si prende un trenino per 5 soles (l'unica possibilità di pagare una tariffa umana in tutta la linea!) fino ad Aguas Calientes
- ad Aguas Calientes, un "hospedaje" di qualità discreta costa 10-15 soles, e un'ottima cena 8 soles (consiglio: ristorante pizzeria Casa Andina, nulla a che vedere con l'omonimo costosissimo hotel); sconsigliabili le terme, piccole e sporche di fango e sudore turistico
Al mattino presto, 4 e 30 circa, si parte a piedi per un'oretta di scarpinata fino all'ingresso della cittadella, dove un costosissimo biglietto (77 soles!, a meno che non si abbia una tessera studentesca internazionale) permette di entrare. L'ora così inusuale permette di evitare le torme di turisti danarosi, che di solito arrivano con i treni del mattino; la vista della cittadella, così vuota di esseri umani e piena di rovine, è stupenda, nelle prime luci dell'alba. Qualche scatto, e poi saliamo lungo il Cammino Inca fino all'IntiPunku, da dove i trekker se ne sono già scesi (che polli!) e si può osservare la luce del sole che scende sulle montagne e raggiunge le rovine.
Poi, l'itinerario ottimizzato ci porta a visitare i templi, le case, le fontane, tutte le scalinate che ti portano ai vari livelli, le pietre magiche e quelle semplicemente orientate secondo i punti cardinali, fino ad iniziare alle ore 11:45 (sono già quasi sei ore che siamo lì, ma senza stanchezza) la visita del Huaynapicchu: ascesa scoscesa per panorami mozzafiato della valle e della cittadella, pranzo al sacco in vetta, e poi discesa ruzzolante per raggiungere il cosiddetto Tempio della Luna (in verità, non indispensabile: si tratta di due grotte con qualche costruzione intorno). Di nuovo su fino a Machupicchu, camminata fino al cosiddetto "Ponte Levatoio", in realtà fatto di tronchi che venivano ritirati in caso di pericolo, e poi ricerca di un punto tranquillo da cui godersi il tramonto, quando i turisti se ne sono già andati e rimangono solo i custodi e le ombre a farti compagnia.
Al mattino dopo, partenza alle 6 e 30 lungo la linea ferrata. Su quello scomodo pietrisco camminiamo per 5 ore, percorrendo 28 chilometri con qualche pausa, guardando le pendici della vallata colorarsi con il sole e schivando i treni che arrivano fischiando col loro carico umano preceduti da piccoli vagoncini ululanti in perlustrazione; incontriamo qualche contadino, alcuni dei portatori che trasportano gli zaini dei turisti per l'ultimo tratto del Cammino, un paio di mucche e nient'altro. Una famigliola ci da gentilmente un passaggio in macchina dal chilometro 82 fino ad Ollantaytambo, dove ci fermiamo per aspettare la festa di domani: l'OllantaRaymi.
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Commenti
Il giorno 30/06/2005, Massielena ha scritto...
Il giorno 02/07/2005, Daniele ha scritto...
Il giorno 04/07/2005, Chiara ha scritto...
Il giorno 04/07/2005, Daniele ha scritto...
Il giorno 06/07/2005, Daniele ha scritto...
Che si prova visitando Machupicchu?
Domanda interessante... nel mio caso, la risposta é ardua. Credo che, avendo a differenza di quasi tutti visto altre decine di rovine inca e non inca prima, non mi abbia stupito troppo la grandiositá della struttura in un luogo cosí inconsueto... quello che mi ha lasciato di piú é un senso di serenitá, che ho assaporato specialmente prima del tramonto, quando - spariti i turisti - mi son seduto su una delle pietre dell'incompleto Templo de Las Tres Ventanas ed ho guardato i monti lontani, appunto da una delle 3 finestre: l'erba della piazza era verde, l'albero aveva le sue foglie, le pietre erano incastrate perfettamente, gli uccelli si libravano veloci e caciaroni nelle ultime correnti intiepidite dal sole... tutto, insomma, sembrava al suo posto, io pure...
Domanda interessante... nel mio caso, la risposta é ardua. Credo che, avendo a differenza di quasi tutti visto altre decine di rovine inca e non inca prima, non mi abbia stupito troppo la grandiositá della struttura in un luogo cosí inconsueto... quello che mi ha lasciato di piú é un senso di serenitá, che ho assaporato specialmente prima del tramonto, quando - spariti i turisti - mi son seduto su una delle pietre dell'incompleto Templo de Las Tres Ventanas ed ho guardato i monti lontani, appunto da una delle 3 finestre: l'erba della piazza era verde, l'albero aveva le sue foglie, le pietre erano incastrate perfettamente, gli uccelli si libravano veloci e caciaroni nelle ultime correnti intiepidite dal sole... tutto, insomma, sembrava al suo posto, io pure...
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inserito il 28/06/2005
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