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I due stati dell'acqua
"Vorrei esser come l'acqua che si lascia andare, che scivola su tutto, che si fa assorbire, che supera ogni ostacolo finché non raggiunge il mare ... e lì si ferma a meditare.. per sceglier se esser ghiaccio o vapore... se fermarsi o se ricominciare..." [E. Finardi]
Non ho voglia di soccombere al dolore! Con queste parole nella mente, e con due pasticche di analgesico in bocca, giovedì mattina vado all'agenzia dove ho prenotato il rafting (ricordate, quella cosa della discesa sui fiumi in una zattera gonfiabile con altri sciamannati? Sì, proprio quella!). Siamo io, tre ragazze inglesi, l'autista e la guida Leonardo (o capitano, mio capitano) su un'auto scassatina, con sul tetto un'involto gommoso... arrivati al luogo di discesa al fiume, vicino a Yungay, troviamo altri due ragazzi tedeschi, che saranno della partita.
Il fiume è ora un classe 3, molte rapide che ti costringono a remare tutto il tempo ma niente di pericoloso, così ce la godiamo da matti e facciamo anche a tempo a fare una nuotatina nelle gelide acque. Usciti dopo un'ora e mezza, le ragazze partono per un'escursione (sono pazze!), e Leonardo ci propone di aspettare che lui termini con un secondo gruppo per riprendere da dove abbiamo terminato, questa volta gratis e per puro piacere! Decidiamo che l'offerta ha un che di sensato, e ci stendiamo al sole... l'ora e mezza si trasforma in più di due, ma alla fine la nostra guida ritorna con il gommone e due amici suoi, scendiamo al fiume e via di nuovo su quelle acque scintillanti per i riflessi. Pagaia, pagaia, superiamo dei punti "interessanti" (una volta ci incagliamo, un'altra stiamo per cappottarci), e arriviamo stremati al punto in cui più oltre non si può andare.
Dei mototaxi riportano noi ed il gommone al punto del primo stop, ci asciughiamo e torniamo a Huaraz (alle 18!... 6 ore di ritardo non è male :-) )
Ceniamo assieme, con Leonardo: con i ragazzi tedeschi, abbiamo pensato di invitarlo fuori, oltre che di manciarlo bene, per ringraziarlo della sua cortese offerta (nel ristorante, ad un altro tavolo, compare Alon, il ragazzo israeliano... ma che è, una persecuzione?). E se voleste contattarlo, una volta a Huaraz, per delle escursioni economiche e divertenti, ecco gli estremi: Leonardo Torres Torres, 043425043, leoclasic@hotmail.com
Ultimo giorno a Huaraz, e vado a visitare il ghiacciaio Pastoruri (che non sta molto bene, poverino: il caldo degli ultimi anni lo ha fatto ritirare e dimagrire molto!); ma non in modo convenzionale, con bus e camminata, bensì scalando pareti di ghiaccio! Siamo in quattro, compresa la guida, e partiamo presto per superare i torpedoni di turisti: alle 10 siamo già al parcheggio, una camminata di 45 minuti per arrivare alla base della parete (che si trova a 5000 metri...) e, mentre il nostro eroe prepara le attrezzature, noi diamo uno sguardo in giro, specie ai resti di quella che era una grotta gigantesca ora completamente sciolta.
Mentre lui ti tiene con una corda di sicurezza, tu usi la forza delle braccia per piantare due piccozze nel ghiaccio, e poi sali lentamente con i piedi fasciati da ramponi metallici. Braccio, braccio, piede, piede (o, se pensi di farcela, braccio braccio salto-a-piedi-uniti), questa è la sequenza. La prima ragazza lascia a metà salita, è troppo stanca, ma la seconda arriva fino in cima; io, buon terzo (cavaliere!), la seguo, ma non sono soddisfatto della mia performance (e delle foto che mi hanno scattato) e quindi, dopo pranzo, ce riprovo. Anche la prima ragazza; ed ora che conosciamo la tecnica, andiamo su in un terzo del tempo precedente...
La stanchezza si fa sentire, la voce della guida anche per ricordarci che dobbiamo tornare, raccogliamo le cose e scendiamo alla macchina. La vallata è inondata da una luce fantastica, scatto alcuni sfondi XP che son perfetti ed alcune foto della Puja Raimondi, una pianta alta circa una decina di metri che fiorisce alla fine del suo ciclo vitale con più di 20000 fiori (record mondiale imbattuto, signore e signori!).
Ora sono qui a scrivervi, mentre un bambino "non molto ricco" sta finendo il mio piatto di vermicelli fritti con verdure e carne di maiale al ristorante cinese (no, non c'è bisogno di applaudire, non ho fatto niente di speciale: era solo troppo per me, e lui stava vendendo caramelle per guadagnare qualche soldo e io di caramelle con il male in bocca non ne volevo...); tra poco il bus parte, destinazione Trujillo, sulla costa: ancora pochi giorni, e poi raggiungerò finalmente l'agognato Ecuador.
Non ho voglia di soccombere al dolore! Con queste parole nella mente, e con due pasticche di analgesico in bocca, giovedì mattina vado all'agenzia dove ho prenotato il rafting (ricordate, quella cosa della discesa sui fiumi in una zattera gonfiabile con altri sciamannati? Sì, proprio quella!). Siamo io, tre ragazze inglesi, l'autista e la guida Leonardo (o capitano, mio capitano) su un'auto scassatina, con sul tetto un'involto gommoso... arrivati al luogo di discesa al fiume, vicino a Yungay, troviamo altri due ragazzi tedeschi, che saranno della partita.
Il fiume è ora un classe 3, molte rapide che ti costringono a remare tutto il tempo ma niente di pericoloso, così ce la godiamo da matti e facciamo anche a tempo a fare una nuotatina nelle gelide acque. Usciti dopo un'ora e mezza, le ragazze partono per un'escursione (sono pazze!), e Leonardo ci propone di aspettare che lui termini con un secondo gruppo per riprendere da dove abbiamo terminato, questa volta gratis e per puro piacere! Decidiamo che l'offerta ha un che di sensato, e ci stendiamo al sole... l'ora e mezza si trasforma in più di due, ma alla fine la nostra guida ritorna con il gommone e due amici suoi, scendiamo al fiume e via di nuovo su quelle acque scintillanti per i riflessi. Pagaia, pagaia, superiamo dei punti "interessanti" (una volta ci incagliamo, un'altra stiamo per cappottarci), e arriviamo stremati al punto in cui più oltre non si può andare.
Dei mototaxi riportano noi ed il gommone al punto del primo stop, ci asciughiamo e torniamo a Huaraz (alle 18!... 6 ore di ritardo non è male :-) )
Ceniamo assieme, con Leonardo: con i ragazzi tedeschi, abbiamo pensato di invitarlo fuori, oltre che di manciarlo bene, per ringraziarlo della sua cortese offerta (nel ristorante, ad un altro tavolo, compare Alon, il ragazzo israeliano... ma che è, una persecuzione?). E se voleste contattarlo, una volta a Huaraz, per delle escursioni economiche e divertenti, ecco gli estremi: Leonardo Torres Torres, 043425043, leoclasic@hotmail.com
Ultimo giorno a Huaraz, e vado a visitare il ghiacciaio Pastoruri (che non sta molto bene, poverino: il caldo degli ultimi anni lo ha fatto ritirare e dimagrire molto!); ma non in modo convenzionale, con bus e camminata, bensì scalando pareti di ghiaccio! Siamo in quattro, compresa la guida, e partiamo presto per superare i torpedoni di turisti: alle 10 siamo già al parcheggio, una camminata di 45 minuti per arrivare alla base della parete (che si trova a 5000 metri...) e, mentre il nostro eroe prepara le attrezzature, noi diamo uno sguardo in giro, specie ai resti di quella che era una grotta gigantesca ora completamente sciolta.
Mentre lui ti tiene con una corda di sicurezza, tu usi la forza delle braccia per piantare due piccozze nel ghiaccio, e poi sali lentamente con i piedi fasciati da ramponi metallici. Braccio, braccio, piede, piede (o, se pensi di farcela, braccio braccio salto-a-piedi-uniti), questa è la sequenza. La prima ragazza lascia a metà salita, è troppo stanca, ma la seconda arriva fino in cima; io, buon terzo (cavaliere!), la seguo, ma non sono soddisfatto della mia performance (e delle foto che mi hanno scattato) e quindi, dopo pranzo, ce riprovo. Anche la prima ragazza; ed ora che conosciamo la tecnica, andiamo su in un terzo del tempo precedente...
La stanchezza si fa sentire, la voce della guida anche per ricordarci che dobbiamo tornare, raccogliamo le cose e scendiamo alla macchina. La vallata è inondata da una luce fantastica, scatto alcuni sfondi XP che son perfetti ed alcune foto della Puja Raimondi, una pianta alta circa una decina di metri che fiorisce alla fine del suo ciclo vitale con più di 20000 fiori (record mondiale imbattuto, signore e signori!).
Ora sono qui a scrivervi, mentre un bambino "non molto ricco" sta finendo il mio piatto di vermicelli fritti con verdure e carne di maiale al ristorante cinese (no, non c'è bisogno di applaudire, non ho fatto niente di speciale: era solo troppo per me, e lui stava vendendo caramelle per guadagnare qualche soldo e io di caramelle con il male in bocca non ne volevo...); tra poco il bus parte, destinazione Trujillo, sulla costa: ancora pochi giorni, e poi raggiungerò finalmente l'agognato Ecuador.
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inserito il 22/07/2005
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