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Il mistero del cadavere scomparso

immagineLa mattina del 24, alle 4 in punto, bussano alla porta. È l'omino che ho prenotato, insieme a tutti gli altri stranieri a Moni, per salire in furgoncino lungo le pendici del monte Kelimutu. Dopo un cambio di automezzo, dovuto ad una diatriba tra i due autisti locali che cercano di fregarsi l'un l'altro i clienti, raggiungiamo un parcheggio isolato sotto una volta di stelle. Attendiamo un po', poi ci incamminiamo verso la non lontana vetta, da cui si gode lo spettacolo di un'alba stupenda sui tre laghi vulcanicamente colorati (uno azzurro latte, uno caffè macchiato ed uno verde-dorato) famosi in tutta l'Indonesia. E, qui, ci raccontano la storia che da due settimane è sulla bocca di tutti: a quanto pare, un ragazzino ha avvistato alcuni individui mentre rubavano da una piantagione di vaniglia; questi, vistisi scoperti, hanno rapito il ragazzino e l'hanno fatto sparire; il fratello maggiore, dopo vane ricerche, non reggendo lo sconforto (o la vergogna per non essere stato in grado di salvare il fratello), ha deciso di suicidarsi, gettandosi in uno dei laghi (le cui acque sono credute una porta di accesso per la redenzione delle anime); purtroppo, il salto è riuscito male, ed il poveretto ha mancato l'acqua schiantandosi sulle irte rocce che costeggiano il lago; per due settimane, soccorritori e poliziotti hanno tentato invano di recuperare il cadavere, spronati anche dalla predidente Megawati (un nome, una centrale elettrica!) che non voleva che i turisti potesso prendere foto ricordo (...). Ovviamente, molti dei presenti (anch'io, lo ammetto, anche se non morbosamente) hanno cercato di avvistare il corpo; per fortuna, non ci siamo riusciti (la vicenda è gia abbastanza triste in sè senza il bisogno di macabri souvenir).
Dopo un paio di ore passate sulla vetta, sono ridisceso insieme ad uan coppia svizzera lungo la montagna, attraversando villaggi di gente simpaticissima e sostando presso una cascata con acqua tiepida (l'idromassaggio non è niente, al confronto...).
Da Moni siamo ripartiti verso le due, ed abbiamo raggiunto Ende in autobus.
Trovato un buon alloggio (Hotel Ikklas), reincontro i canadesi (che attraversano l'isola su motociclette noleggiate), cammino un pò per la città fotografando uno dei tanti vulcani con perfetta forma conico-vulcanica, e raggiungo il ristorante dove ho appuntamento con gli svizzeri.
Attendo. 40 minuti. Sto per ordinare, quando arriva lo svizzero dicendomi che loro mi stanno aspettando da 40 minuti nell'altro ristorante con lo stesso nome... sono furbi, questi indonesi: essendo citato dalle guide turistiche, il nome è molto utile, e quindi viene riciclato più volte...
Ceniamo bene, in compagnia di nuovo dei canadesi che sono venuti a comprare del riso per andare a fare un picnic in riva ad un fiume, e poi visitiamo il mercato notturno, dove trovo decine di volontari modelli per la mia macchinetta digitale (che mi permette di mostrare subito loro quanti denti hanno in bocca!).

Il 25 prendo un bus per Riung, nel nord dell'isola. 5 ore, con un cambio, scelta fortunata di un alloggio (Tamri Beach, 15000 per stanza più colazione più bel giardino e padrona simpatica che la sera mi insegna un pò di indonesiano) e poi affannosa ricerca di qualcuno che non mi derubi (sono il solito unico straniero nel villaggio) per portarmi a visitare il parco marino; i prezzi fluttuano, alla fine spunto una promessa per 100000 rupie (da 250000 iniziali!) e vado a pigliare il sole sul ponte di una vecchia barca di pescatori abbandonata in riva al mare (non c'è spiaggia, qui). La cena è molto buona (la signora cucina bene, ed economicamente), poi parliamo un pò e io leggo qualche pagina di un libro in italiano lasciato qui da un altro viaggiatore ("Il ragazzo giusto", di un autore indiano... pare interessante, ma sono 1400 pagine).

La colazione del 26 è a base di strani dolcetti a forma di fiore, poi raggiungo il mio barcaiolo che mi porta al primo sito "snorkelling"; mentre io guizzo e sguazzo, lui dormicchia; bei coralli, un buon numero di pesci, rivedo i miei vecchi amici PesceAngeloDallaLungaPinna e PescePappagallo e alcuni nuovi colorati PesciPagliaccio (Nemo!!! L'ho trovato!!!). La seconda tappa è una spiaggia bianchissima, dove io vengo abbandonato novello Robinson per tre ore perché il mio barcaiolo mi chiede il permesso di tornare al villaggio a prendersi qualcosa da mangiare. Di fronte alla spiaggia ci sono molte stelle marine, forme e colori differenti, e l'acqua è tiepida, così mi passa il tempo tranquillamente. Lui ritorna, ed è un secondo stop in un punto corallino vicino ad un'altra isola; si riaddormenta, poi mentre risalgo sta pregando verso la Mecca ed io cerco di non disturbarlo, e così non posso richiamare la sua attenzione sul delfino che passa a non più di 80 metri da noi respirando affannosamente. Seguono doccia, cena, conversazione ed un pò di libro.

Stamattina, bus preso al volo per Bajawa (non si ferma dove dovrebbe, e devo rincorrerlo con un motoricchio), dove trovo una terribile e lentissima connessione ad internet, poche informazioni all'ufficio informazioni e molti alloggi costosi. Ne trovo uno decente (Nusantara), e cercodi recuperare una guida motorizzata per visitare i villaggi tradizionali nelle vicinanze; alla fine, accetto la proposta di una guida presentatami dai miei albergatori, anche se ritocco il prezzo grazie ad una dritta fornitami da un ristoratore. Per mia fortuna, non ho provato a fare l'escursione già oggi pomeriggio: il temporale che si scatena alle 16 fa entrare acqua anche dai tetti delle case!

Commenti

Il giorno 22/07/2004, Gaetano ha scritto...
Effettivamente "Il ragazzo giusto" di Vikram Seth, per la cronaca, è riuscito a leggerlo solo mia mamma, nota per leggere dei pacconi indicibili. Comunque se ti va, al tuo ritorno te lo posso prestare... in english HIHI! Ah, in inglese le pagine sono 1600 e rotti...

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inserito il 27/05/2004
visualizzato: 2231 volte
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