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Ubud, tra canti e danze
Ubud è la capitale della cultura balinese, dove tradizione ed innovazione (occidentale) si sono incontrate dando origine a molte cose interessanti e dando lavoro a molte persone.
Venerdì sono partito da Gili Trawangan, e con una barca, due bussetti ed un traghetto (che aspetta 90 minuti in rada prima di attraccare... uffa, allora è una moda!), ho raggiunto Ubud alle 17:30. Mentre cammino in direzione di un interne point, dove controllare se gli altri 3 mi hanno lasciato qualche dritta sulla loro presenza, vengo intercettato dai due tedeschi su un motorino che mi portano alla loro guesthouse, e poi subito dopo ad un centro di massaggi... aaah, che goduria: 60 minuti di olii e mani che mi impastano, e doccia calda finale, per sole 30000 Rp. (il luogo è uno dei segreti conosciuti da Shean). Raggiungiamo poi l'australiano, ed andiamo a cenare assieme in un semplice e gustoso localino; dopocena nel patio delle nostre camere, senza la tradizionale birra Bintang però.
Sabato mattina Shean ci porta a fare colazione in un posto sontuoso (quella che servono alla pensione non è proprio abbondante...), di cui non faccio il nome solo perché non voglio pensare a quanto abbiamo speso (in termini di moneta locale, ovviamente). Poi, la compagnia si separa: Claudia e Ian partono per Probolingo, in Java, per cercare di vedere il vulcano Bromo che qualche giorno fa ha eruttato uccidendo un pò di gente (ah, 'sti tedeschi!), e noi due restiamo in Ubud. Gironzolo, cercando un posto dove mettere su cd le foto (quello più economico oggi è chiuso, e mi tocca pagare ben 27000 Rp. in un altro!); poi, visito la Monkey Forest, un parco contenente alcune decine di macachi che intrattengono i turisti (locali e stranieri: questo posto è una delle mete privilegiate per chi viene qui), e in seguito vado a vedere uno degli spettacoli serali (ad Ubud, ogni sera vengono messe in scena almeno 4 differenti danze caratteristiche). Scelgo la "Kecac", dove decine di uomini a torso nudo accompagnano le danze solo con la voce, emettendo quello che può ricordare facilmente il gracidare delle rane nelle serate estive; un pò di Ramayana, due ragazze che danzano in trance ed un pazzo che cammina sulle noci di cocco ardenti vestito in modo ridicolo sono le uniche cose che si vedono, nella penombra rischiarata da alcune torce.
Shean mi raggiunge, cerchiamo un ristorante messicano che però non esiste più, e quindi andiamo in un locale jazz dove fanno del buon Rhytm'n'Blues (ma non vi mangiamo, perché i prezzi sono oltraggiosi; scegliamo la locandina a fianco, due piatti di noodle e pollo e due bibite per 16000 Rp.!).
La domenica, è un tour de force: comincio alle 9 al Palazzo, dove assisto alle esercitazioni di bambini e bambine che imparano (o, per meglio dire, imitano) le danze tradizionali. È gratis, l'atmosfera è serena e divertente, quindi lo consiglio vivamente. Prendo poi una bemo e raggiungo il museo Neka, collezione privata aprte al pubblico con bellissimi dipinti in puro stile balinese ed ubudiano (unica nota negativa: gli onnipresenti ritratti del fondatore e curatore, che sembra aver allestito il tutto con spirito più autocelebrativo che altro...).
Due ore dopo, vado a piedi fino ad un tempio dove dovrebbe svolgersi la cerimonia di chiusura di un festival religioso... dovrebbe, perché le informazioni dell'ufficio turistico non sono del tutto corrette: sono in anticipo di due ore... Non ho altro da fare che assistere ai preparativi, e poi seguire i devoti agghindati nei modi più disparati fino al punto dove si uniscono ai carri celebrativi (che non sono carri, perché vengono trasportati a braccia) per essere benedetti; poi, tutti insieme, tra ali di pubblico gaudente, si torna al primo tempio, mentre i portatori cercano in tutti i modi di agitare gli enormi pupazzi montati sui carri (un gruppo riesce persino a rompere la sua divinità!).
Sono distrutto, avrò fatto almeno una ventina di chilometri sotto il sole cocente, ho solo voglia di una bella doccia.
L'appuntamento con Shean è saltato, lo aspetto per un'altra mezz'oretta e poi vado a cenare nel ristorantino a fianco della pensione, dove mi servono mentre chiudono baracca e burattini.
Venerdì sono partito da Gili Trawangan, e con una barca, due bussetti ed un traghetto (che aspetta 90 minuti in rada prima di attraccare... uffa, allora è una moda!), ho raggiunto Ubud alle 17:30. Mentre cammino in direzione di un interne point, dove controllare se gli altri 3 mi hanno lasciato qualche dritta sulla loro presenza, vengo intercettato dai due tedeschi su un motorino che mi portano alla loro guesthouse, e poi subito dopo ad un centro di massaggi... aaah, che goduria: 60 minuti di olii e mani che mi impastano, e doccia calda finale, per sole 30000 Rp. (il luogo è uno dei segreti conosciuti da Shean). Raggiungiamo poi l'australiano, ed andiamo a cenare assieme in un semplice e gustoso localino; dopocena nel patio delle nostre camere, senza la tradizionale birra Bintang però.
Sabato mattina Shean ci porta a fare colazione in un posto sontuoso (quella che servono alla pensione non è proprio abbondante...), di cui non faccio il nome solo perché non voglio pensare a quanto abbiamo speso (in termini di moneta locale, ovviamente). Poi, la compagnia si separa: Claudia e Ian partono per Probolingo, in Java, per cercare di vedere il vulcano Bromo che qualche giorno fa ha eruttato uccidendo un pò di gente (ah, 'sti tedeschi!), e noi due restiamo in Ubud. Gironzolo, cercando un posto dove mettere su cd le foto (quello più economico oggi è chiuso, e mi tocca pagare ben 27000 Rp. in un altro!); poi, visito la Monkey Forest, un parco contenente alcune decine di macachi che intrattengono i turisti (locali e stranieri: questo posto è una delle mete privilegiate per chi viene qui), e in seguito vado a vedere uno degli spettacoli serali (ad Ubud, ogni sera vengono messe in scena almeno 4 differenti danze caratteristiche). Scelgo la "Kecac", dove decine di uomini a torso nudo accompagnano le danze solo con la voce, emettendo quello che può ricordare facilmente il gracidare delle rane nelle serate estive; un pò di Ramayana, due ragazze che danzano in trance ed un pazzo che cammina sulle noci di cocco ardenti vestito in modo ridicolo sono le uniche cose che si vedono, nella penombra rischiarata da alcune torce.
Shean mi raggiunge, cerchiamo un ristorante messicano che però non esiste più, e quindi andiamo in un locale jazz dove fanno del buon Rhytm'n'Blues (ma non vi mangiamo, perché i prezzi sono oltraggiosi; scegliamo la locandina a fianco, due piatti di noodle e pollo e due bibite per 16000 Rp.!).
La domenica, è un tour de force: comincio alle 9 al Palazzo, dove assisto alle esercitazioni di bambini e bambine che imparano (o, per meglio dire, imitano) le danze tradizionali. È gratis, l'atmosfera è serena e divertente, quindi lo consiglio vivamente. Prendo poi una bemo e raggiungo il museo Neka, collezione privata aprte al pubblico con bellissimi dipinti in puro stile balinese ed ubudiano (unica nota negativa: gli onnipresenti ritratti del fondatore e curatore, che sembra aver allestito il tutto con spirito più autocelebrativo che altro...).
Due ore dopo, vado a piedi fino ad un tempio dove dovrebbe svolgersi la cerimonia di chiusura di un festival religioso... dovrebbe, perché le informazioni dell'ufficio turistico non sono del tutto corrette: sono in anticipo di due ore... Non ho altro da fare che assistere ai preparativi, e poi seguire i devoti agghindati nei modi più disparati fino al punto dove si uniscono ai carri celebrativi (che non sono carri, perché vengono trasportati a braccia) per essere benedetti; poi, tutti insieme, tra ali di pubblico gaudente, si torna al primo tempio, mentre i portatori cercano in tutti i modi di agitare gli enormi pupazzi montati sui carri (un gruppo riesce persino a rompere la sua divinità!).
Sono distrutto, avrò fatto almeno una ventina di chilometri sotto il sole cocente, ho solo voglia di una bella doccia.
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inserito il 14/06/2004
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