Arthur Fleck è un brav'uomo, con problemi mentali e un lavoro da clown. A casa si occupa della madre malata, al lavoro cerca di portare il sorriso nel mondo.

Ma il mondo pare non essere interessato, e così lo ignora, lo deride, lo colpisce. Duro. Una volta e poi una volta ancora e poi una volta ancora. Finché qualcosa si rompe, e Arthur si trasforma.

O, forse, lascia uscire il vero uomo sotto la maschera, in un gioco dei contrari che fa tornare in mente non solo la storia fumettistica della nemesi di Batman, ma anche film come Inception o Shutter Island: cosa è vero, e cosa è un sogno? Fino alla fine, non lo capiremo.

Le musiche, con quegli archi ossessivi, rendono la caduta e poi la resurrezione quasi un thriller, e fai fatica a non empatizzare con quel pover'uomo, e ad odiare tutti quegli che gli fanno del male (la scena del nano è fenomenale: tutti gli spettatori attendono che accada una certa cosa, poi quando accade ne attendono una seconda, conseguente, e rimangono delusi e sollevati assieme).

Potente nella messa in scena e nell'interpretazione, il film su Joker è davvero quello che il regista aveva annunciato: un film che usa la copertura (la maschera?) di un cinecomic per veicolare un messaggio sulla società odierna.

Io sono uscito dalla sala cinematografica ben soddisfatto, accennando qualche passo alla Charlie Chaplin...