Quelli che... Facebook
Premessa: non ho un profilo Facebook.
Lo so, molti si chiederanno in che mondo vivo, adesso.
Il punto è che il mio rapporto con la creatura di Zuckerberg è sempre stato conflittuale, nel senso che da un lato ne vedo il grande potenziale, specie per una persona che come me incontra un sacco di gente con le quali vorrebbe mantenere qualche tipo di contatto in modo facile, mentre dall'altro ne osservo l'uso spesso errato e mi preoccupa la "cessione di sovranità" che si fa su tutto quello che vi si pubblica, immagini e testi, per non parlare della propria vita.
Insomma: usarlo o non usarlo, questo è il problema. Ci sto pensando, e magari un giorno o l'altro vi comparirò in qualche forma.
Non contribuiscono però ad incoraggiarmi i modi distorti, a mio parere errati, in cui lo vedo usato anche da persone che conosco.
Diciamo che mi ha sempre lasciato perplessa l'idea che Facebook ti permette di entrare in contatto con persone che non vedevi/sentivi da anni, ex-compagni di scuola e via discorrendo. Credo infatti che, nella maggior parte dei casi, se ci avessi davvero tenuto a rientrare in contatto, l'avrei fatto durante gli anni passati senza Facebook; il fatto di esserci spinti da un software, più che dalla voglia di farlo, non depone a favore della serietà delle intenzioni, almeno a mio parere.
Sullo stesso piano metto poi quelli che limitano la loro vita relazionale a Facebook: quelli che fanno un lungo viaggio, e aggiornano i loro amici solo tramite Facebook, dando per scontato che chi è interessato a sapere loro notizie abbia un profilo sulla stessa piattaforma e, soprattutto, sia interessato a leggere qualsiasi cavolata gli venga in mente di scrivere; o quelli che organizzano feste ed eventi, inviando gli inviti solo via Facebook, e poi fanno la faccia sorpresa quando gli dici che ci sei rimasto male di non essere stato invitato, si danno una pacca sulla fronte e dicono "ah, già, tu non sei su Facebook!"... come se non lo sapessero.
Ci sono poi quelli che organizzano le cose, e ti ci invitano pure, invitandoti a contattarli via Facebook per avere maggiori dettagli.
"Non ce l'ho un profilo Facebook!", mi verrebbe voglia di gridargli in faccia, subito dopo averla colpita con una padella. Ma non servirebbe: si danneggerebbe la padella, e dopo mezza giornata saremmo punto e a capo.
Come con tutte quelle aziende / società / organizzazioni che si fanno trovare solo tramite la loro pagina su Facebook. Vuoi scrivergli? Devi essere su Facebook. Vuoi leggere i dettagli e capirne di più su di loro? Devi essere su Facebook. Se non lo sei, ti compare, all'interno di un rettangolo di considerevoli dimensioni (specialmente se visto sul piccolo schermo del mio Wall-e), una scritta che ti invita a entrare in Facebook per vedere il resto delle informazioni... Eddai, che razza di marketing è questo? È come scrivere con inchiostro simpatico su un volantino pubblicitario: sicuramente chi ha sottomano una candela riuscirà a leggere l'annuncio, ma non è il modo migliore per pubblicizzare qualcosa.
Fino ad arrivare al famoso Safety Check, attivato in caso di disastri per permettere alle persone di far sapere al mondo che sono vive. "Sei scampato ad un terremoto, sei ancora sotto le macerie ma ti sei salvato? E allora fallo sapere ai tuoi cari, usando il nostro Safet... ah già, dimenticavo: non sei su Facebook... e allora niente, dai, ci siamo sbagliati, resta pure lì dove sei, sperando nell'olfatto dei cani..."
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inserita il 01/04/2017
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