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Quando il tour leader si ammala

Vi siete mai chiesti cosa fa un accompagnatore turistico quando si ammala, ovviamente mentre sta accompagnando un gruppo (ché se no sarebbe troppo facile: se ne starebbe a letto finché gli passa, povero...)?

Perché se sei un lavoratore dipendente, bene o male ti fai visitare dal dottore e poi ti metti in mutua (sto semplificando, ovviamente). E se sei un lavoratore autonomo, beh, tiri avanti finché puoi e poi ti fai visitare dal dottore.

Ma se invece ti trovi in Messico e stai portando in giro un gruppo di turisti, che succede? Ché, poi, mica serve una gran malattia: basta un potente attacco di raffreddore, che a furia di passare da climi caldi a climi freddi e viceversa, spesso spostandosi in quelle scatole volanti piene di germi che chiamano aerei, prima o poi ti arriva, e allora sono "uccelli per diabetici" (come amava dire sovente il conte Capnist, un vecchio amico scout).

Perché, di base, gli operatori turistici non ammettono che tu ti ammali. Non che siano cattivi, intendiamoci: è solo che non contemplano la mera possibilità, dando per scontato che tu sia indistruttibile. In molti non ne fanno neppure cenno nei loro manuali, mentre invece parlano diffusamente di quel che c'è da fare nel caso si ammalino i turisti (una di quelle che conosco dedica addirittura un paio di pagine a quel che è da farsi nel caso di decesso improvviso di uno dei viaggiatori).

La soluzione più diffusa sembra essere quella della "gran botta medicinale": "vai in farmacia", ti dicono, "chiedi la pasticca più potente che hanno, ne prendi due o anche tre e poi torni al lavoro!".

Oggettivamente, mandare qualcuno a sostituirti non è davvero facile, e per niente economico (oltre ad altre considerazioni, come quella dei tempi tecnici necessari, ché non ti trovi mica dietro l'angolo). Puoi quindi capirli, i tour operator.

Epperò, il capirli da solo non basta a farti stare meglio. Così, mentre cerchi in tutti i modi di non passare il raffreddore ai turisti, ché se no poi in autobus non sei più l'unico che sternutisce, frughi nella tua borsetta del pronto soccorso alla ricerca di qualcosa di utile. Alcune pastiglie di aspirina, comprate chissadove ma non ancora scadute: ecco quello che fa al caso mio! Bicchiere d'acqua, e giù la prima; mezz'ora dopo, è già tempo per la seconda, che probabilmente la dose non è corretta ma c'è da fare presto ché poi si va al Museo di Antropologia di Città del Messico.

Ti copri, anche se non fa freddo, un po' perché pensi che il sudore ti faccia bene e un po' perché sei sicuro che, invece, l'aria condizionata ti uccida rapidamente, e tiri a campare durante l'escursione, sempre mantenendoti ad una certa distanza; per fortuna c'è la guida, così tu fai solo da presenza un po' defilata.

Poi, tornati in albergo, ti chiudi in camera, scendendo solo per stampare dei documenti e avvertire i membri del gruppo che preferisci non uscire a cena con loro, questa sera. Provi pure la sauna di vapore, per vedere se ti svuota tutti i pori, ma c'è poco da fare: meglio una sana, lunga nottata per vedere di recuperare le forze.

Il giorno dopo, ovviamente, non stai molto meglio, ma almeno non sembri più un cannone a sternuti, e riesci a portare tutti sani e salvi fino a Oaxaca, facendo tutte le soste del caso e ostentando simpatia e sicurezza. Come sempre. Almeno fino a che non collasserai di colpo.

Perché il raffreddore, subdolo, è ancora qui dopo altri 3 giorni, con i suoi infidi postumi. E sì, non è la Vendetta di Montezuma, che tanti stranieri colpisce qui in Messico, ma questo non ti da grande sollievo.

Speriamo bene. Ché, se no, mi tocca controllare nel manuale cosa dice alla voce "decesso del tour leader"...


Commenti

Il giorno 31/01/2016, Daniele ha scritto:
Ops: mi sono accorto solo dopo aver pubblicato il testo, di aver scritto "Cuando" invece di "Quando", nel titolo. Ora ho corretto la cosa, ma questo è quello che succede quando da giorni parli e pensi in spagnolo :)
Il giorno 31/01/2016, Luigia Oberrauch ha scritto:
Caro Daniele, spero proprio che tu possa avere alcuni giorni di riposo per rimetterti in sesto. Auguroni, Luigia
Il giorno 31/01/2016, valentina ha scritto:
Forza Dan! Mi sembra di vederti col naso rosso che emerge da sciarpa improponibile, occhio vitreo, e ti direi di provare il rimedio della nonna "latte e graspa", senza latte però!
;-)
Il giorno 31/01/2016, Massielena ha scritto:
Povero vecchierello....eh si, perchè questi sono i segni dell'età, quando non riesci a riposarti abbastanza, quando il fisico pian piano si indebolisce e le difese insieme con lui e non hai altra alternativa che subire le conseguenze della malattia con il conseguente recupero che diventa più lungo in maniera direttamente proporzionale all'età.
Cose che capitano e che, come ben dici sembra non siano ottemperate dai datori di lavoro; ma una cosa è certa, non ne morirai; perchè come dice saggiamente il proverbio: "l'erba cattiva non muore mai"
Il giorno 31/01/2016, chiara ha scritto:
Ho giusto io una cosina per te, un rimedio tascabile a molti malanni... al prossimo tour non arriverai impreparato ;-)
Il giorno 02/02/2016, Daniele ha scritto:
Aggiornamento: sono quasi completamente ristabilito, ho ancora solo un po' di "roseghin" in gola ma magari è anche colpa della continua ingestione di tortillas e nachos.

@Luigia: grazie per gli auguri, pare siano serviti.

@Valentina: lascio a te la graspa, io mi accaparro il latte caldo con miele come da ricetta della nonna (dell'ape Maya).

@Massielena: parli per esperienza di "anziano", per caso?

@Chiara: chissà perché la cosa mi spaventa più dell'idea di ammalarmi in tour...

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inserita il 31/01/2016
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