House of Cards - E' dura fare il presidente
Sembrava che fosse dura salire la china, far fuori tutti gli avversari (politici e non) con tutti i mezzi possibili ed immaginabili, con il tradimento, con lo spionaggio, con il ricatto, con l’omicidio. Arrivare in cima, per Francis "Frank" Underwood era stato lungo e faticoso. Ma, finalmente, ce l’aveva fatta: la porta dello Studio Ovale, alla Casa Bianca, si apriva davanti a lui, e la comoda poltrona in finta pelle nativa americana era pronta ad accoglierlo, mentre tutto il mondo si inchinava davanti a lui, ai suoi ordini...
...ho detto tutto il mondo? Beh, non proprio tutto: perché c’è il Senato, c’è la Camera dei Rappresentanti, ci sono gli estremisti islamici, ci sono i russi, ci sono gli avversari politici, e c’è Claire. Sì, Claire, la compagna di una vita, la perfetta spalla per una scalata irresistibile. Già, spalla... ma lei non vuole essere solo una spalla, "solo" una First Lady: lei vuole essere qualcosa di più, e magari anche lei sedersi un giorno in quella stessa poltrona. Una poltrona che però non è per due, come la informa, con il solito tatto, il sempre amabile Frank.
13 puntate sono volate via in 3 sere, nei momenti più rilassati del tour, quando potevo permettermi di vederle restando alzato fino a tardi. Ma sono volate via anche perché... perché boh, questa terza stagione di House of Cards sembra avermi preso meno delle precedenti (nell’ordine: tutta la prima serie, e poi la prima metà della seconda, mentre la seconda metà della seconda stagione anche quella mi ha lasciato un po’ perplesso). Intendiamoci: sempre grandi attori, e la storia rimane interessante. Ma la tensione che c’era all’inizio, nella rincorsa al posto perduto, sembra essersi dissipata per strada, forse per attrito. Ora c’è Frank, ed è Frank contro il mondo, perché il mondo pare poco incline ad inclinarsi, dinanzi a lui.
Gira voce che, dato che un mazzo di carte ne contiene 52, e che ogni stagione è stata di 13 puntate, la prossima, la quarta, sarà l’ultima. Forse sarebbe meglio così, e potrebbe pure finire in modo simile alla serie inglese (anch’essa peraltro interessante nei primi 4 episodi, ai quali ha fatto seguito un tentativo - abbastanza riuscito - di rinnovarsi per altri 4, ma che poi si è persa negli ultimi 4, dilungandosi troppo): per rendere onore al presidente Frank Underwood, antieroe per eccellenza, che però ormai non sembra più azzeccarne neppure una.
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inserita il 11/03/2015
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