House of Cards
Frank è tornato. Un sacco di persone lo aspettavano al varco, ora che si era insediato sulla poltrona più importante all’interno della Stanza Ovale, in quel di Washington. E il 27 febbraio, come falchi, si sono lanciati sulla intera terza stagione di House of Cards, pubblicata tutta insieme dall’americana Netflix.
Io ero tra quelli che aspettavano, anche se non tra i falchi, perché la connessione internet a El Chalten in Argentina è più lenta del postino medio delle Poste Italiane, e non ci sarebbe stato verso neppure di provare ad aggiungere i nuovi episodi al materiale che da tempo ormai immemore giace nei meandri dell’hard disk del mio Wall-e. Ora, invece, qui alla fine del mondo, ad Ushuaia, internet viaggia che è una meraviglia, e quindi... Vai con Frank Underwood e i suoi intrighi.
Nel tempo passato dalla fine della seconda serie non ero rimasto però ozioso, ed avevo voluto approfondire la storia del personaggio, visionando i dodici episodi delle 3 miniserie inglesi degli anni 㥢, serie che hanno fatto da ispirazione (molto precisa) al remake americano.
Anche lì Francis/Frank (che si chiamava Urquhart, e non Underwood) tramava per prendere il potere (nel caso inglese, quello di primo ministro); e molti dei personaggi e degli accadimenti presenti nella serie americana sono già esistenti in quella inglese, compresi il suo sodale Stamper, le sue amanti, persino i personaggi che fanno una brutta fine.
Se si vuole trovare una differenza tra le due serie, è forse nel tempo che hanno a disposizione per svolgere le loro trame: quella inglese è, per molti versi, troppo rapida, con l’effetto che alcuni accadimenti paiono forse un po’ troppo forzati, mentre la versione america permette alle cose di svolgersi secondo il loro tempo. E, poi, il protagonista è solo Francis, sempre Frank, che arriva persino ad oscurare l’importanza del re; mentre nella serie di Netflix il suo potere è condiviso con la moglie, che è ambiziosa almeno quanto lui.
Una moglie, Claire, che comincia a muoversi nell’ambiente politico del marito, mentre questi continua a pisciare sui suoi precedenti collaboratori, e persino sulla tomba di suo padre... Frank ha sempre usato, e continua ad usare, tutti quegli che gli stanno intorno per i suoi scopi, finché gli possono tornare utili; poi, semplicemente, li abbandona al loro destino. Succederà così anche con Claire? E che ne sarà di Stamper, e della sua frustrazione per essere stato accantonato? Ho altri 12 episodi per scoprirlo...
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inserita il 03/03/2015
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