The imitation game
Alan Turing aveva 41 anni, quando si suicidò: avvelenò una mela con cianuro di potassio e le diede un morso, similarmente a quello che era accaduto a Biancaneve, eroina di una favola che lui a quanto pare aveva sempre apprezzato.
La castrazione chimica a cui l'aveva sottoposto la legge omofoba del Regno Unito l'aveva lasciato spossato e depresso, rendendogli forse impossibile il lavoro che sapeva fare così bene: risolvere problemi. Una fine inaccettabile, per chi come lui aveva una mente che lavorava su un livello più alto di noi normali mortali.
Il film racconta la sua storia, saltando avanti e indietro dalla sua infanzia al momento in cui iniziò a lavorare per il governo di Sua Maestà, fino a quando venne arrestato per omosessualità, un marchio infamante che solo 60 anni dopo la sua morte è stato emendato dalla regina del paese che aveva contribuito a salvare. Avanti e indietro, indietro e avanti, come un pendolo che torna di continuo nel punto centrale del suo percorso: la macchina nazista di codificazione Enigma, e il tentativo di decifrarne il segreto.
Un compito che a Turing riesce, dove prima di lui molti altri altrettanto valenti avevano fallito. Ma un compito che diventa un macigno enorme sulle spalle sue e dei suoi collaboratori dei laboratori di Bletchley Park, la soluzione di un problema che comporta conseguenze atroci.
Un grande film, davvero ben girato, con attuazioni magistrali da parte di colui che ormai è l'attore del momento (Benedict Cumberbatch), ma anche dei suoi comprimari. Le musiche, ossessionanti e al tempo stesso lievi, hanno il ritmo giusto per accompagnare in un viaggio nel tempo e nella Storia, quella con la S maiuscola. E non solo quella: perché nella trama del film, così come nei messaggi cifrati dei nazisti, si nascondono una e più sottotrame, dalla storia di un amore pulito ed asessuato al difficile problema di definire cos'è l'intelligenza.
Al riguardo è fantastica la riflessione che Turing fa, ancora adolescente, sul modo di comunicare degli essere umani, e sul fatto che noi cifriamo i nostri messaggi e solo chi sa decodificarli li intende correttamente. Le macchine, i computer, sempre più sofisticati, già oggi possono ingannare molti, rendendogli impossibile capire cosa è umano e cosa è meccanico. Verrà un giorno, pensava Turing, che le macchine saranno diventate indistinguibili dai loro creatori, in un gioco di imitazione che tende alla perfezione; quel giorno si sta avvicinando, e a volte viene da pensare che non si tratti di miglioramento delle macchine, ma di peggioramento del genere umano; a giudicare da quel che fu fatto a Turing, e a quello che continuiamo a fare, direi che ci sono pochi dubbi.
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Commenti
Si sa, il mondo è pieno di fanatici, attualmente quelli religiosi recitano la parte del leone; è uno scotto da pagare.....che si paga da sempre; il problema è trovare il giusto equilibrio fra le cose.
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inserita il 13/02/2015
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