Sensei, ai shiteimasu (Pacific Rim reloaded)
Ce l’ho fatta! A distanza di qualche settimana, senza il 3D che ormai l’avevano tolto dal cinema, e in una sala strapiena (maledizione al biglietto a 3 euri del lunedì sera!), ma alla fine sono riuscito a vedere per intero Pacific Rim, dopo aver dovuto interrompere la prima visione per ben noti fatti.
E miiiiii cosa mi ero perso! Che se la prima parte costruisce la storia gettandone le fondamenta, la seconda rende giustizia a quello per cui si è pagato il biglietto: una vera e propria sessione di catch (con spunti di locca greco-romana) tra robottoni (noi) e mostri giganti (loro).
Con delle tecniche di ripresa davvero coinvolgenti, che sospendono l’incredulità fino quasi alla fine (il sorvolo degli elicotteri tipo frecce tricolori che non si fermano sopra quelli che devono salvare mi ha fatto ricordare che un po’ di sana sbruffonaggine c’è sempre in un film pagato dagli americani), Del Toro ci sbatte sul ring, in mezzo a palazzi altissimi che nascondo insidie ancora più grandi. Niente a che vedere con il film dell’Uomo D’Acciaio, con tutti quei vetri infranti: qui la maggior parte dei palazzi resta su, e quando si sbriciolano lo fanno perché una cosa alta come loro gli ha vomitato addosso acido, oppure perché ci ha passato la coda attraverso. Qui le cose son giuste, è la scala che è assurda, ma assurda nel modo più benevolo per gli occhi di bambini diventati grandi.
E la colonna sonora? Un solo motivo, ma che martella continuamente, così come gli ingranaggi degli Jaeger. Ta-ra-da-dan-dan ta ta ta-da-da-dan ta ta ta ta-da-da-dan e così via, ad libitum, che ci piace.
Scene idiote? Qualcuna, tipo quasi tutto quello che fa il venditore di pezzi di ricambio Kaiju, o il pugno che trapassa un palazzo per dare un colpetto leggero alle palline rimbalzine, o il fatto che gli elicotteri vengano inviati dopo (e non prima) per salvare i due sopravvissuti. Però gliele si perdona, a Del Toro, che il compitino l’ha fatto per benino; e che con la spada di Daltanious e la nave porta container usate come armi ha guadagnato un sacco di punti!
C’è poi la storia della frase del titolo di questa recensione, l’unica in giapponese che non viene sottotitolata. Giusto così, e non è dimenticanza, semmai rispetto per qualcosa di intimo, laddio di una ragazza al proprio padre adottivo, e non c’è bisogno che gli altri sappiano cosa si dicono. Dove, questa volta, gli altri siamo noi.
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Per qualcosa di più grafico, invece, vedere quella di Panda/ZeroCalcacare/Rrobe su http://xl.repubblica.it/articoli/pacific-rim-la-recensione-a-fumetti/4394/
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inserita il 06/08/2013
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