Non sarà la fine del mondo...
Non sarà... un’avventura, ma neppure la fine del mondo (quella, è prevista per il 21 di questo mese, quindi in caso non prendete impegni e chiudete il gas), però alcune delle ultime notizie che mi hanno raggiunto qui in Brasile sono foriere di grosse novità...
Shimon Peres, presidente di Israele, ha chiesto, in un’intervista ad un giornale tedesco, che dopo le elezioni politiche nel suo paese, previste per il 22 gennaio, si aprano immediatamente le trattative con i palestinesi, per "mettere la parola fine e dire che i peccati del passato sono perdonati e che non ci accuseremo più a vicenda". E’ vero, da che è stato eletto alla presidenza l’ex ministro degli esteri del governo Rabin e premio nobel per la pace non ha mai avuto più un gran peso nella politica del suo paese, ma difficilmente un’affermazione del genere potrà essere completamente ignorata dal parlamento e dal governo, qualunque essi siano. Specialmente quando afferma che "i dati di fondo di un accordo sono chiari: ci saranno due Stati e tre blocchi di insediamenti, per i quali dovremo concedere ai palestinesi un pezzo di territorio ugualmente grande", ovvero riconosce che gli insediamenti ebraici stanno sottraendo parte della terra dovuta ai palestineri. Ma è un’altra frase quella forse più interessante: il prossimo governo israeliano "deve prendere una decisione strategica e per Israele non c’è un’opzione migliore di quella di una soluzione con due Stati".
Ora, perché interessante, e perché strategica? Perché, nei prossimi mesi, Israele si troverà ad avere due grane alle porte: la possibile caduta di Bashar Al Assad in Siria, dove il suo tentativo di schiacciare l’opposizione con una guerra che sta distruggendo invece il suo bellissimo paese sembra destinato a fallire, ora che anche gli alleati russi cominciano a tirare i remi in barca, potrebbe rendere quella terra instabile come e più dell’Iraq del dopo-Hussein; ma, soprattutto, l’Iran nei prossimi mesi avrà a disposizione l’atomica, e il governo israeliano ha già detto che è una linea che non va valicata, facendo intendere in più di un’occasione che se il consesso delle nazioni non riuscirà ad impedirlo, dovrà prendere le necessarie misure (il che significa che dovranno pensarci i servizi segreti e le forze armate israeliani). Israele non può permettersi una guerra interna ed una guerra esterna allo stesso tempo, quindi forse è conveniente cercare di addivenire all’agognato (da molti, ma non da tutti) accordo con i palestinesi quanto prima possibile...
Un altro fronte si sta per aprire in Sud America: Chavez è malato (da tempo) di cancro, e la situazione sembra essersi aggravata molto, tanto da fargli decidere di indicare un suo successore da eleggersi nel caso in cui non fosse più in grado di portare avanti i suoi impegni di Presidente. Chavez non è persona da mollare facilmente (lo dimostra la sua storia, come il fatto che riuscì a reinsediarsi dopo il golpe tentato dai suoi avversari), quindi se siamo a questo punto vuol dire che sta perdendo le speranze, e che la sua condizione medica sta sorpassando il limite di quello che le magie dei medici cubani possono fare. Che succederà poi? Il Venezuela ha negli ultimi anni seguito molto fedelmente il suo leader carismatico, e non sembrano esserci altre persone che possano prenderne tanto facilmente il posto (neppure il suo delfino, a quanto pare); ed un Venezuela senza un capo, con tutti i problemi che ci sono, primo fra tutti quello della criminalità, rischia pericolosamente di slittare nel caos, con tutte le conseguenze del caso, compresi gli effetti su molti altri paesi del continente, che dell’alleanza con Chavez e del suo petrolio a prezzi ridotti fanno ancora un buon uso...
Infine, tornando in Italia, un altro che ha negli anni sfrondato tutti i possibili successori, incluso il suo segretario personale, è lo "psiconano" (nome datogli da un altro che di comportamento psicotico ultimamente se ne intende abbastanza), quel Berlusconi che è visto dalle cancellerie europee ormai come una mina vagante, e non più come un buffone di corte rappresentante di un paese di poveri scemi. Monti, piaccia o non piaccia, ci ha regalato un anno di serietà e un sicuro miglioramento della nostra immagine all’estero; ora che Silvio gli ha tagliato le gomme, però, la situazione italiana rischia di ricadere in mano a quelli che Battiato definiva cortesemente "perfetti e inutili buffoni"... ce la faremo, questa volta, a fare l’interesse del nostro paese, invece che guardare ognuno al proprio orticello? Anzi, ce la farete? Ché io, purtroppo, quando ci saranno le elezioni non sarò in Italia, e vi guarderò da lontano (tanto che non so nemmeno dove sarà, esattamente, quel "lontano"), con le dita incrociate...
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Commenti
Ritengo perciò che la soluzione dello stato unico non possa funzionare, e allora la migliore ipotesi alternativa è quella dei due stati. Purtroppo, la situazione sul campo (e all'estero) mette nelle mani di Israele la scelta: non si tratta di due popoli alla pari che si contendono un territorio, ma di qualcuno che deve solo sperare che l'altro faccia abbastanza concessioni. Se si riuscisse a chiamarle pace, tanto meglio.
Credo però che quello ebraico sia un popolo di pragmatici, e che quindi - trovandosi nella situazione ipotetica di cui parlavo nel mio testo - sceglierebbero quello che per loro è il male minore...
E no, non nevica: la temperatura invernale più bassa registrata all'incirca una volta al secolo a Salvador è di 18 gradi, a quanto pare :)
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inserita il 14/12/2012
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