La paura fa 10%
10 percento: tanto vale la vita della deputata inglese Jo Cox. Dopo la sua uccisione, giovedì scorso, a mano di un personaggio che definire pazzo è forse riduttivo, il fronte di coloro che vogliono rimanere nell'Unione Europea ha guadagnato circa un 10%, portando a credere che i cittadini britannici alla fine sceglieranno di non abbandonare l'Europa.
Dall'altro lato dell'oceano, la strage avvenuta nel locale gay-friendly di Orlando ha avuto, tra le altre conseguenze, anche quella di aumentare il gradimento per Donald Trump e le sue tesi anti-immigrazione e per la diffusione di armi "per autodifesa".
Due reazioni emotive, che mostrano a) quanto poco molta gente usi la testa, e si faccia piuttosto guidare dalle proprie viscere (qualcuno, più politicamente corretto, direbbe "dalle emozioni"), e b) quanto poco valga la vita delle persone, anche nel nostro mondo "civilizzato" (ché già sappiamo che quella di chi vive in altri paesi vale ben poco, basta pensare a quanto facilmente ci dimentichiamo di Siria, Egitto ed Ucraina - tanto per citarne tre).
Il fatto che le proprie intenzioni di voto su temi importanti come la permanenza nell'EU o il prossimo Presidente degli USA dipendano da un sentimento naturale ma irrazionale come la paura dovrebbe fare, credo, più paura ancora; perché a me pare abbastanza chiaro che i motivi di quelle uccisioni sono da ricercarsi nell'inasprirsi della lotta politica, nel razzismo strisciante di cui i pazzi si abbeverano dalle stesse fonti che poi gridano allo scandalo, nella violenza delle parole che incita alla violenza dei fatti, nella incredibile facilità con cui ci si può procurare armi che sicuramente non servono per autodifesa (a meno che non ci si debba difendere dall'assalto di decine di persone contemporaneamente, chiaro; o da Predator).
Molti, troppi politici sembrano guardare solo all'immediato futuro, non tenendo (o non rendendosi) conto delle conseguenze a medio e lungo termine delle loro parole. È la lungimiranza quella che manca, la capacità di vedere lontano e di indirizzare il futuro proprio e del proprio popolo nella direzione corretta, anche al costo di perdere temporaneamente consenso; i politici veri dovrebbero farsi seguire (è, questa, la traduzione corretta di "leader"), invece di continuare ad inseguire il consenso. Ma questo non succede, e la colpa è anche nostra, che non riusciamo ad esprimere una classe politica degna di tale nome: quella che abbiamo ce la meritiamo, perché alla fine siamo pur noi che la scegliamo, la eleggiamo (e chi non vota ancor di più, che non ci prova neppure a correggere l'andazzo).
Così, con lacrime di coccodrillo, ci troviamo ancora una volta a piangere per la morte di chi si batteva per l'integrazione invece che per la separazione, chiudendo un occhio su chi ci specula sopra, su chi ci si fa un selfie, o su chi prosegue imperterrito le sue battaglie di inciviltà (è di oggi la notizia che alcuni rappresentanti di una delle tante chiese americane volevano opporsi ai funerali religiosi di alcune delle vittime della strage del Pulse). Per poi dimenticarcene in fretta, e tornare a parlare dell'importanza del 10%.
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Commenti
Che fare? Di sicuro leggere, informarsi in maniera trasversale, discutere con le persone, educare i figli.
In Italia sembra che qualcosa si sia mosso; le vittorie a Roma e soprattutto a Torino di una fazione che dovrebbe essere formata da "puri" sembrano un segnale di cambiamento; sarà così? Mi auguro davvero che lo sia, perchè c'è davvero tanto bisogno di vedere persone oneste che lavorano per la gente.
Mi dispiace davvero per la deputata Jo Cox; suo malgrado è vittima di un sistema che la sta usando per i propri interessi.
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inserita il 19/06/2016
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