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Independence day

Oggi è il giorno che le cancellerie di mezzo mondo temono. E non perché si siano esauriti la carta e gli uniposca, ché tanto la scuola è già ricominciata e anche se i bimbi devono attendere un po' di più per disegnare i loro scarabocchi le maestre hanno altre frecce ai loro archi per tenerli impegnati... No, il problema è un altro: gli scozzesi, quei simpatici protragonisti di milioni di barzellette in gonnellino, han deciso che oggi potrebbero essere loro a ridere, e stanno votando per scegliere se lasciare il Regno Unito di sua maestà Elisabetta Seconda (a nessuno) o restare alla sua corte.

I motivi di questo timore sono molti, ovviamente, sia per gli effetti diretti che per gli effetti indiretti che una secessione potrebbe avere. A leggere molti commenti in rete e sulla carta stampata sembra che tutto (o quasi) riguardi i colori dell'eventuale nuova bandiera, lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi nel Mare del Nord (che spetterebbero per il 90% agli scozzesi, grazie ad una legge di qualche anno fa proposta da un governo britannico a guida - guarda il caso - scozzese) e il riposizionamento dei sottomarini nucleari. Ma gli effetti, come detto, andrebbero ben più in là.

Non si sa ancora, infatti, se la Scozia indipendente potrebbe usufruire di un corridoio speciale per entrare nell'Unione Europea: molti ritengono infatti che alcuni paesi membri, Spagna e Grecia in testo, porrebbero il veto, per non rischiare di introdurre un precedente per le loro regioni indipendentiste (gran cretinata, a dire il vero, dato che la differenza tra il referendum di oggi in Scozia e quello che i catalani vogliono organizzare a novembre è che il primo è stato concordato ed approvato dal governo centrale, ed ha quindi valore legale, mentre il secondo nasce da un'istanza regionale non approvata costituzionalmente). Ma la Gran Bretagna, orfana di una delle sue parti più europeiste, probabilmente voterebbe per l'uscita dall'Unione Europea nel referendum che il premier David Cameron era intenzionato a convocare il prossimo anno... Posto che Cameron sia ancora il premier, il prossimo anno, perché sicuramente molti lo accuserebbero di aver perduto la Scozia e tenterebbero di farlo uscire dalla scena politica.

L'Euro è un'altra questione: la Scozia vorrebbe mantenere la sterlina inglese, ma non è detto che il Regno Unito glielo permetta (anzi, le voci contrarie sono già state molte), per quanto la Scozia abbia minacciato di non accollarsi la sua parte di debito nazionale come ritorsione. In tal caso, un'alternativa sarebbe passare all'Euro, anche "de facto" (esistono alcuni paesi non membri dell'Unione che usano l'Euro), ma questo porterebbe a ulteriori complicazioni finanziarie per i paesi di quelle due isole, che diverrebbero un collage di monete nazonali. L'Euro potrebbe però essere una scelta obbligatoria, in caso di ingresso nell'Unione Europea, dato che una delle regole per ogni nuovo paese che entri è che, appunto, adotti la moneta unica.

I confini, poi: la Gran Bretagna non fa parte dell'area Schengen, e quindi ogni volta che si arriva a Londra ti controllano il passaporto in maniera più seria di quanto facciano quando atterri a Parigi o Roma proveniendo da un altro paese della stessa zona di libera circolazione. Nel momento in cui la Scozia si staccasse politicamente, probabilmente dei posti di confine tra di essa e quel che resta del regno di sua maestà britannica andrebbero creati.

La lista è lunga, ovviamente. E altri problemi verranno fuori dopo stasera, nel caso in cui i voti per l'indipendenza superino quelli per il mantenimento dell'unione. Ma si tratta pur sempre di voti, legittimi e legittimati, e i grandi difensori della democrazia dovrebbero applaudire ad una tale possibilità piuttosto che maledirla continuamente. Anche perché gli scozzesi hanno già vinto, qualunque sia il verdetto delle urne: le promesse fatte dai partiti politici britannici, per convincere gli indecisi a restare, vanno incontro a (quasi) tutte le loro richieste, molto più di quello che Catalonia, Paesi Bassi o Padania abbiano mai ottenuto con le loro rivendicazioni, troppe volte violente. Una lezione da imparare, quanto meno...


Commenti

Il giorno 19/09/2014, Massielena ha scritto:
Personalmente sono molto scettico sulla questione nel senso che penso che azioni di questo tipo con i tempi che corrono sono esclusivamente dettate da motivi economici, e patriottismo, radici storiche e culturali sono solamente utilizzati come secondi fini, fatti passare per grandi ideali, per raggiungere lo scopo. Dovremmo cercare l'unità, almeno quella politico/economica, in modo da essere tutti trattati allo stesso modo, almeno in Europa, ed invece c'è la gara a chi riesce a rendersi indipendente. Ritengo la cosa tristissima ed ancor più triste il vedere che ormai i fattori economici sono divenuti l'unico elemento di valutazione per le scelte che si fanno.
Ora, il referendum è andato a farsi friggere, almeno per gli indipendentisti, così non ci saranno strascichi per il momento ed una seria riflessione da parte della classe dirigente dovrebbe essere imperativa; invece tutto tornerà nell'ombra perchè gli interessi economici dei grandi potentati sono salvi.

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inserita il 18/09/2014
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