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0-12: troppa severità in corsia a Noventa?
Lettera aperta al Responsabile del Personale dell’Ospedale di Noventa Vicentina
Egregio signore, gentile signora,
nelle ultime settimane sono stato involontario ospite del vostro nosocomio, reparto di Chirurgia 3. Sono stato ben curato, e ottimamente assistito dal personale presente, e di questo ve ne rendo merito.
Le scrivo però per sottoporle un caso ed un quesito, sperando voglia rispondermi indicandomi quali provvedimenti verranno presi.
I fatti: il giorno di Pasqua, di mattina, dopo l’orario di visita dei medici, mia madre e mia sorella sono venute a trovarmi, portando con sé la mia nipotina Anna, di 3 anni (e qualche mese). All’entrare in corsia, sono state bloccate dall’infermiera S., che in maniera piuttosto sbrigativa (vorrei dire sgarbata, ma si sa che ai toni di voce si possono dare mille interpretazioni) le obbligava ad uscire, indicando come ragione la giovane età della bambina ed i regolamenti dell’ospedale. Mia madre è quindi venuta in camera a chiedermi se me la sentivo di andare io in sala d’aspetto, cosa che ho fatto volentieri nonostante i dolori che mi costringevano a letto (non è che uno viene ricoverato in ospedale se si sente bene, capirà...), anche per non deludere la mia nipotina che aveva messo il vestito della festa per andare a trovare lo zietto; nell’uscire, incontriamo l’infermiera S., la quale ci spiega che ha dovuto procedere in tal modo perché i regolamenti dell’ospedale prevedono che i bambini sotto i 12 anni non possano entrare in reparto per problemi sanitari e legali; io ho fatto notare che Anna era venuta a trovarmi già altre volte, senza alcun problema da parte di nessun altro operatore, e lei ha risposto che in quel momento c’era lei ed intendeva fare rispettare il regolamento.
Dopo aver passato una ventina di minuti con le mie visitatrici, seduto sulle poltroncine della sala d’aspetto (cosa non proprio comoda, dato che i miei dolori si manifestavano per l’appunto quando stavo seduto comprimendo il ventre), sono tornato in camera, e qui ho saputo che nel frattempo il nipotino (stessa età di Anna) di un mio compagno di camera era venuto a far visita al nonno... Durante la giornata, poi, compresa la mattinata durante la quale l’infermiera S. era in servizio, ho contato ben 13 bambini di età sicuramente inferiore ai 12 anni in reparto, intenti a visitare i loro cari; due, addirittura, alle 20:15 facevano gare di corsa in corridoio.
Durante la settimana seguente, ho chiesto a vari infermieri se e quale fosse effettivamente la regola, e tutti mi hanno detto che la tendenza è di "chiudere un occhio", ovviamente valutando caso per caso se le condizioni dei pazienti permettono le visite dei piccoli. Molti bambini sono entrati tranquillamente, senza problemi.
Due sabati successivi, ovvero il giorno 5 aprile, mi sono stupito nel vedere un bambino in giovanissima età in corridoio proprio davanti alla famosa infermiera S., senza che questa dicesse alcunché, ne dimostrasse alcuna insofferenza per la sua presenza.
Ora, io non credo nei complotti, ma direi che quel famoso giorno di Pasqua, festa per tutti, l’unico bambino impedito ad entrare in reparto è stata la mia nipotina. E, se le mie osservazioni sono corrette, non solo in quel giorno, ma nelle due settimane successive. Tendo quindi a credere che si sia trattato più di un’azione estemporanea e certo scortese da parte di un infermiera, che dell’applicazione di un regolamento ferreo a cui non si deroga.
Ho fatto presente il caso alla caposala, la quale mi ha detto che un regolamento esiste, ma che è quasi una battaglia persa per gli operatori farlo applicare e che quindi solitamente si utilizza il buon senso.
Mi chiedo e le chiedo se sia dimostrazione di buon senso allontanare in modo brusco una bambina, specie nel giorno di Pasqua; mi chiedo e le chiedo se sia dimostrazione di buon senso utilizzare due pesi e due misure con bambini diversi (la prova si è avuta con l’episodio di sabato 5); mi chiedo e le chiedo se sia meglio un ospedale svuotato della gioia di vivere e della curiosità dei bambini.
Durante il resto della mia permanenza, sono ovviamente venuto in contatto più volte con l’infermiera S., e non ne ho mai ricevuto un benché minimo accenno di spiegazioni o, apriti cielo, scuse. Niente. Episodio chiuso. Per lei. E, spero, per mia nipote, che alla fine non si è resa conto di essere stata ostracizzata.
Per me non è chiuso, e credo che si debba fare chiarezza non tanto sull’episodio in sé, quanto sulla necessità di una regola certa per tutti, in modo che non si verifichino in futuro altre spiacevoli disparità applicative.
Mi auguro possa e voglia intervenire.
Cordialmente,
Egregio signore, gentile signora,
nelle ultime settimane sono stato involontario ospite del vostro nosocomio, reparto di Chirurgia 3. Sono stato ben curato, e ottimamente assistito dal personale presente, e di questo ve ne rendo merito.
Le scrivo però per sottoporle un caso ed un quesito, sperando voglia rispondermi indicandomi quali provvedimenti verranno presi.
I fatti: il giorno di Pasqua, di mattina, dopo l’orario di visita dei medici, mia madre e mia sorella sono venute a trovarmi, portando con sé la mia nipotina Anna, di 3 anni (e qualche mese). All’entrare in corsia, sono state bloccate dall’infermiera S., che in maniera piuttosto sbrigativa (vorrei dire sgarbata, ma si sa che ai toni di voce si possono dare mille interpretazioni) le obbligava ad uscire, indicando come ragione la giovane età della bambina ed i regolamenti dell’ospedale. Mia madre è quindi venuta in camera a chiedermi se me la sentivo di andare io in sala d’aspetto, cosa che ho fatto volentieri nonostante i dolori che mi costringevano a letto (non è che uno viene ricoverato in ospedale se si sente bene, capirà...), anche per non deludere la mia nipotina che aveva messo il vestito della festa per andare a trovare lo zietto; nell’uscire, incontriamo l’infermiera S., la quale ci spiega che ha dovuto procedere in tal modo perché i regolamenti dell’ospedale prevedono che i bambini sotto i 12 anni non possano entrare in reparto per problemi sanitari e legali; io ho fatto notare che Anna era venuta a trovarmi già altre volte, senza alcun problema da parte di nessun altro operatore, e lei ha risposto che in quel momento c’era lei ed intendeva fare rispettare il regolamento.
Dopo aver passato una ventina di minuti con le mie visitatrici, seduto sulle poltroncine della sala d’aspetto (cosa non proprio comoda, dato che i miei dolori si manifestavano per l’appunto quando stavo seduto comprimendo il ventre), sono tornato in camera, e qui ho saputo che nel frattempo il nipotino (stessa età di Anna) di un mio compagno di camera era venuto a far visita al nonno... Durante la giornata, poi, compresa la mattinata durante la quale l’infermiera S. era in servizio, ho contato ben 13 bambini di età sicuramente inferiore ai 12 anni in reparto, intenti a visitare i loro cari; due, addirittura, alle 20:15 facevano gare di corsa in corridoio.
Durante la settimana seguente, ho chiesto a vari infermieri se e quale fosse effettivamente la regola, e tutti mi hanno detto che la tendenza è di "chiudere un occhio", ovviamente valutando caso per caso se le condizioni dei pazienti permettono le visite dei piccoli. Molti bambini sono entrati tranquillamente, senza problemi.
Due sabati successivi, ovvero il giorno 5 aprile, mi sono stupito nel vedere un bambino in giovanissima età in corridoio proprio davanti alla famosa infermiera S., senza che questa dicesse alcunché, ne dimostrasse alcuna insofferenza per la sua presenza.
Ora, io non credo nei complotti, ma direi che quel famoso giorno di Pasqua, festa per tutti, l’unico bambino impedito ad entrare in reparto è stata la mia nipotina. E, se le mie osservazioni sono corrette, non solo in quel giorno, ma nelle due settimane successive. Tendo quindi a credere che si sia trattato più di un’azione estemporanea e certo scortese da parte di un infermiera, che dell’applicazione di un regolamento ferreo a cui non si deroga.
Ho fatto presente il caso alla caposala, la quale mi ha detto che un regolamento esiste, ma che è quasi una battaglia persa per gli operatori farlo applicare e che quindi solitamente si utilizza il buon senso.
Mi chiedo e le chiedo se sia dimostrazione di buon senso allontanare in modo brusco una bambina, specie nel giorno di Pasqua; mi chiedo e le chiedo se sia dimostrazione di buon senso utilizzare due pesi e due misure con bambini diversi (la prova si è avuta con l’episodio di sabato 5); mi chiedo e le chiedo se sia meglio un ospedale svuotato della gioia di vivere e della curiosità dei bambini.
Durante il resto della mia permanenza, sono ovviamente venuto in contatto più volte con l’infermiera S., e non ne ho mai ricevuto un benché minimo accenno di spiegazioni o, apriti cielo, scuse. Niente. Episodio chiuso. Per lei. E, spero, per mia nipote, che alla fine non si è resa conto di essere stata ostracizzata.
Per me non è chiuso, e credo che si debba fare chiarezza non tanto sull’episodio in sé, quanto sulla necessità di una regola certa per tutti, in modo che non si verifichino in futuro altre spiacevoli disparità applicative.
Mi auguro possa e voglia intervenire.
Cordialmente,
Daniele Binaghi
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Commenti
Il giorno 10/04/2008, Lidia ha scritto:
Il giorno 10/06/2008, Daniele ha scritto:
Il giorno 04/07/2008, Daniele ha scritto:
Aggiornamento al 3 luglio: il Direttore Generale della ULSS 6 di Vicenza, dott. Antonio Alessandri, mi ha scritto quanto segue:
"Egregio Signor Binaghi,
La ringrazio per la Sua Segnalazione che è stata per noi motivo di verifica interna.
Come già ribadito telefonicamente, spiace molto per quanto accaduto in occasione del suo ricovero presso l'Unità Operativa di Chirurgia dell'Ospedale di Noventa Vicentina, anche perché siamo consapevoli dell'importanza che riveste una corretta e rispettosa relazione con le persone che si rivolgono con fiducia alle nostre cure e per i familiari che si recano a far visita agli stessi.
La informo a tale proposito che è allo studio del Direttore Medico dell'Ospedale di Noventa Vicentina, sentite le esigenze dei vari Direttori, un protocollo al qualche dovrà attenersi tutto il personale operante nelle diverse Unità Operative con indicazioni puntuali ed omogenee in relazione anche alle regole da osservare nei confronti dei familiari in visita.
Nel confermare l'impegno di questa amministrazione nel cercare di offrire all'utente un servizio quanto migliore possibile, l'occasione è gradita per porgere distinti saluti."
Speriamo che questo protocollo arrivi, e speriamo che (come ho richiesto) me e ce ne diano informazione. Speriamo anche che qualcuno abbia detto qualcosa all'infermiera S., giusto perché nel frattempo episodi come quello raccontato non abbiano a ripetersi più.
"Egregio Signor Binaghi,
La ringrazio per la Sua Segnalazione che è stata per noi motivo di verifica interna.
Come già ribadito telefonicamente, spiace molto per quanto accaduto in occasione del suo ricovero presso l'Unità Operativa di Chirurgia dell'Ospedale di Noventa Vicentina, anche perché siamo consapevoli dell'importanza che riveste una corretta e rispettosa relazione con le persone che si rivolgono con fiducia alle nostre cure e per i familiari che si recano a far visita agli stessi.
La informo a tale proposito che è allo studio del Direttore Medico dell'Ospedale di Noventa Vicentina, sentite le esigenze dei vari Direttori, un protocollo al qualche dovrà attenersi tutto il personale operante nelle diverse Unità Operative con indicazioni puntuali ed omogenee in relazione anche alle regole da osservare nei confronti dei familiari in visita.
Nel confermare l'impegno di questa amministrazione nel cercare di offrire all'utente un servizio quanto migliore possibile, l'occasione è gradita per porgere distinti saluti."
Speriamo che questo protocollo arrivi, e speriamo che (come ho richiesto) me e ce ne diano informazione. Speriamo anche che qualcuno abbia detto qualcosa all'infermiera S., giusto perché nel frattempo episodi come quello raccontato non abbiano a ripetersi più.
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inserita il 10/04/2008
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