Schock culturale? Niente come il traffico di Lima
Scrivo queste righe, cercando di resistere agli effetti del jet lag: 24 ore fa partivamo, mia madre ed io, insieme a Chiara, che bontà sua ci ha dato un passaggio (meglio dire: ci ha accompagnato) fino all'aeroporto di Venezia.
Il motivo era il viaggio che abbiamo appunto iniziato ieri, assieme, per visitare un po' di Sud America. Dico un po' perché, anche se staremo via un mese, questo non basterebbe per vedere una decima parte dei luoghi che ho visitato in questi anni; e perché ce la prenderemo comoda, quando possibile, senza correre.
Parlando di prendersela comoda, avremmo potuto partire anche un pelo più tardi, invece che quando era ancora notte; ché le procedure in aeroporto, a quell'ora, vanno spedite, e così ci siamo ritrovati ad attendere almeno un'ora per l'imbarco. Poi, volo Iberia fino a Madrid, con un aereo pieno per 3/4 e sedili con uno spazio-gambe comodo solo per nani, bambini ed hobbit. Per fortuna non è durato molto, io ho pure provato a dormicchiare ma non avendo modo di stendermi è stato praticamente impossibile.
Poi, l'approccio con Barajas, l'aeroporto della capitale spagnola. Noto non solo per essere fonte continua di smarrimento bagagli, ma anche per le dimensioni ragguardevoli, tanto che abbiamo dovuto prendere il trenino interno per raggiungere la nostra zona di imbarco per Lima.
E, qui, la sorpresa: un altro volo Iberia, ma di qualità infinitamente migliore, cosa non usuale per la compagnia iberica. Un equipaggio, in particolare le assistenti di volo, davvero cortesi; sedili comodi a sufficienza; un servizio di intrattenimento in volo con un bel sistema touch screen ed una ottima selezione di materiale (io mi son visto Kingsmen, raccomandato, e Jupiter Ascending, ignorabile, oltre ad un po' di puntate di Big Bang Theory e alla prima puntata di una serie di fantascienza spagnola, Il Ministero del Tempo); e, sorpresa delle sorprese, dei buoni pasti - da sempre una delle falle maggiori della compagnia, con polpette in salsa e puré di patate gustosi, così come il risotto ai funghi mangiato da mia madre, e poi panini, dolci, barrette di cioccolato... c'è sempre spazio per miglioramento, come in tutte le cose, ma direi che han fatto passi da gigante.
Il problema, però, è che viaggiare per 11 ore di giorno rende davvero difficile riposare: anche con l'abbondanza di spazio che ci ha graziato (noi avevamo una fila di 4 posti sola per noi, cosa che ha permesso a mammà di stendersi più di una volta), con la chiusura degli oscuranti e lo spegnimento delle luci generali per qualche ora, c'è sempre qualcuno che si tiene accesa la luce di scortesia (detta così perché rompe le balle a tutti quelli che stanno intorno) o parla a volume di voce più alta del tollerabile... uno a caso: il rompimaroni seduto nella fila dietro di noi, che se se ne fossero rimasti a casa lui e i suoi anziani genitori tanti sarebbero stati contenti. Così, come detto, io ho fatto il pieno di trasmissioni video, mentre mia madre ha cercato almeno 4 o 5 volte di dormire, riuscendoci solo per brevi periodi.
Risultato: siamo arrivati strastanchi. Procedure di immigrazione veloci, poi attesa infinita non tanto per i nostri bagagli quanto per la valigiona extra che abbiamo portato, inviata da un'amica di CS per un altro amico CS, Daniele, che abita a Lima. 23 kg di peluche, abitini, giochi lego e libretti che, per un caso del destino, sono stati trasferiti a costo zero: come abbiamo scoperto un paio di giorni fa, il Brasile ha una regolamentazione che obbliga le compagnie aeree ad offrire trasporto gratuito di 2 colli fino a 32 kg (pare), anche a chi il viaggio di andata - come noi - lo fa su un altro paese... E così vai, spacciatore internazionale di giocattoli, non ci facciamo mancare niente!
In cambio, Daniele ci ha portato in macchina fino all'ostello di Duncan, mio collega, dove passeremo le prossime due notti. E il viaggio, dall'aeroporto Jorge Chavez fino al distretto di Miraflores, è la cosa che forse ha impressionato di più la mia coviaggiatrice, totalmente aliena al caos latinamericano di questra grande capitale. Macchine che superavano a destra, a sinistra ed al centro; minibus che viaggiano portellone aperto e tipo che grida come un ossesso le destinazioni; semafori rossi passati in scioltezza con il beneplacito dei poliziotti, e tanto altro ancora... tutte cose a cui io ho fatto il callo, ormai, ma che mi rendo conto possano lasciare il segno.
Ora lei è di sopra che dorme, e io mi sa che la raggiungo in 5-10 minuti, sperando di non trovarmi con gli occhi spalancati già alle 4 del mattino...
L'ostello di Duncan, nel settore Miraflores di Lima, è il Lighthouse (http://www.thelighthouseperu.com)
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inserito il 27/08/2015
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