Laghi e monti boliviani
La Bolivia offre scenari mozzafiato, frammisti al tipico caos colorato che uno si aspetta dall'America Latina (almeno, non conoscendola già). Però, per viverli appieno ci vuole un po' di denaro, un po' di tempo ed un po' di fortuna. Nel nostro caso, le tre componenti si sono incontrate, grazie ad una serie di contatti che ho preso durante i miei ripetuti passaggi per questo paese: interpellati, vari hotel ed agenzie mi hanno offerto non solo prezzi di favore, ma anche la possibilità di visitare varie località in una maniera che il turista saccopelista solitamente non conosce neppure.
Così, lasciata Puno e i suoi Uros delle isole galleggianti e le sue tombe a cono rovesciato di Sillustani, un mezzo di Crillon Tours (e sì, dai, facciamogliela un po' di pubblicità, ché se la meritano) ci ha condotti assieme ad una coppia di giovani italiani in viaggio di nozze fino alla frontiera con la Bolivia, che abbiamo valicato a fatica a causa di una festività religiosa (8 settembre, Virgen del Rosario) che riempiva le strade da una parte e dall'altra del confine (trovandosi la chiesa, ovviamente, proprio sul confine): gente che ballava in costumi tipici, venditori di tutto quello che uno potrebbe immaginarsi, bande musicali tirate a lustro e visitatori, tanti che neppure le locuste che piagarono l'Egitto del faraone erano tante.
Spingendo, sostando, deviando finalmente riusciamo a passare, i timbri sul passaporto vengono messi e noi incontriamo la nostra guida, Gisela, che per aver lavorato per anni nel trevigiano parla un buon italiano, sicuramente migliore dello spagnolo di mia madre. Anche se laureata in turismo, da solo 6 mesi fa la guida, ci racconta, e onestamente la cosa si vede, ma è carinissima e mamma ci fa comunella da subito; sicuramente molto meglio delle guida sapientina che tocca alla coppia di giovani, che sembra non voler lasciare l'ultima parola a nessuno.
Assieme visitiamo il santuario di Copacabana, incontriamo dei pellegrini venuti a farsi benedire l'auto, e poi saliamo sull'aliscafo che ci porta alla Isla del Sol, dove un breve ma intenso trekking ci porta al nostro alloggio per la notte, la deliziosamente tranquilla Posada del Inca. Qui mangiamo, poi ci godiamo il sole nel bel giardino in cui ci fanno compagnia un paio di lama, prima di salire fino ad uno dei punti panoramici per goderci il tramonto, sempre spettacolare anche senza nuvole (che lo colorano ancora di più). La cena è buona, il cielo è trapunto di stelle e la stanza calda, con la termocoperta nel letto... dopo tutto, siamo a 3900 metri circa, in pieno inverno boliviano.
Nella tarda mattinata, dopo che Gisela e mamma si son fatte una camminatina nei dintorni, scendiamo verso la Fonte dell'Eterna Giovinezza (la mamma si fa benedire; io già da mo', e si vede ^-^) lungo la cosiddetta Scalinata dell'Inca, pranziamo in un ristorante sempre di proprietà di Crillon Tours e, poi, con l'aliscafo raggiungiamo e visitiamo la Isla de la Luna, dove le principesse Inca stavano, per così dire, in collegio, per poi scendere sulla terra ferma e, dopo una breve pausa per conoscere l'ultimo dei fratelli Limachi, quelli che costruirono l'imbarcazione Kontiki, viaggiare in bus a La Paz.
In quella che molti considerano, erroneamente, la capitale della Bolivia, visitiamo il mercato delle streghe e la coloniale calle Jaen, la piazza principale con le sue bandiere coloratissime e la via dello shopping (mamma pare avere ancora un po' di posto nella valigia, per regalini e souvenir), coccolati dalla comodità dell'hotel Rosario (e dagli con la pubblicità gratuita... eppure, credetemi, vale tutti i soldi che costa!). Durante la sera, andiamo alla cena-spettacolo della Penha Huari, e siamo fortunati, ché oltre ai soliti bravi ballerini ci sono ben tre gruppi musicali, tutti di professionisti, che ci fanno ascoltare tra le migliori melodie di questo paese; la mamma decide persino di comprare uno dei loro cd, tanto la performance è stata entusiasmante, e i musici subito a firmarlo e dedicarlo.
Poi, il giorno dopo, decidiamo di viaggiare fino a Tiahuanaco, sito della capitale dell'omonima civiltà, e anche qui ci va bene: non solo riusciamo a non aspettare troppo per i trasporti pubblici, non solo il sole illumina deliziosamente i resti della cittadella, ma c'è pure un'altra festa paesana, con uomini e donne che ballano per ore rinfrescati solo dalle birre che continuano a scolarsi. Colori brillanti ed una musica che ci accompagna anche mentre saliamo sui resti della gran piramide o ci fermiamo ad ammirare la Porta del Sole e le steli ancora piene di dettagli. E così il giorno passa veloce, poi torniamo all'hotel Rosario per un po' di riposo prima di prendere il secondo (ed ultimo) bus notturno di questo viaggio, destinazione Uyuni.
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inserito il 12/09/2015
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