Sarà la musica che gira intorno
Finalmente, il circolo è concluso: dall'altro giorno sono in Colombia, e ci resterò abbastanza per esplorarla, almeno in parte. Una piccola parte, d'accordo, ma comunque più di quello che avevo fatto fino ad ora, con sosta di qualche ora a Leticia, durante il mio giro del mondo, e alcune brevi soste nell'aeroporto El Dorado di Bogotà.
Questa volta, complici alcuni giorni di vacanza tra l'ultimo tour centramericano della stagione ed il primo sudamericano del 2015, nonché la possibilità di aggregarmi almeno all'inizio ad un tour Weaverbird che - guarda un pò la coincidenza - sarà guidato da Elizabeth, ho l'opportunità di dare uno sguardo in giro, e di cominciare ad includere il paese tra quelli che ho visitato in America Latina, terminando con quelli continentali (mancano ancora quasi tutte le isole del Caribe, ne sono conscio... dovrò trovare una Journey Caribbean America...).
Atterro ad El Dorado, quindi, e dopo qualche ora di attesa, usata per portarmi avanti con il lavoro post-tour (rapporto e contabilità da inviare all'ufficio, oltre che ai colleghi che stanno facendo o stanno per fare lo stesso tour), mi imbarco su un aereo VivaColombia (un nome, una garanzia!) per Cartagena, città circondata dal mare, gemma storica ed architettonica.
Un'ora di volo circa (invece delle 28 necessarie ad un normale bus, cosa di cui mi ero reso conto quasi troppo tardi), e sbarco in un aeroporto che è parzialmente aperto all'esterno e ti fa camminare nella umida calura prima di arrivare al ritiro bagagli. Taxi, e arrivo nella zona di Getsemani, dove ho prenotato un ostello per la prima notte. Check in (stanza ok, ma l'unico letto rimasto è piazzato sotto il condizionatore, e devo fare un'opera di modifica dei bocchettoni per non rimanere stecchito già la prima notte), poi rapida esplorazione per cambiare un pò di soldi (all'aeroporto avevo cambiato il minimo, solo per pagarmi il taxi, ché pagarlo in dollari mi ladravano) e cenare.
Getsemani è una zona semivuota di giorno, e supercaotica di notte, con tantissimi saccopelisti. Ottima, se si cerca il casino, ma non è la mia idea di vacanza, per cui già avevo previsto di cambiare alloggio dal secondo giorno, spostandomi in un hotel in cui le camere singole (con colazione inclusa) costavano poco di più dell'ostello. Il fatto poi che fossi particolarmente stanco, essendo partito alle 4 del mattino da Antigua Guatemala, ha fatto sì che me ne andassi a letto abbastanza presto, senza godermela, subito dopo cena.
Il risveglio è lento, complici i tappi nelle orecchie, per quanto i miei tre compagni di stanza facciano di tutto per spararmi luce naturale negli occhi. Alla fine, che saranno le 9:30, esco per fare colazione ed esplorare un pò la zona con il sole, mi compro un pò di dolce di pane e un buon litro di latte (intero, fresco, con cannuccia) e mi siedo su una panchina nel piazzale di una chiesa ed osservo il mondo passare.
La batteria del cellulare è scarica, non riesco a fare più di qualche foto, quindi torno in ostello, faccio i bagagli liberando il letto e, poi, mi metto a lavorare un pò al computer, in attesa che arrivi l'una, quando potrò entrare in possesso della mia nuova camera. Trasferitomi, doccia (tiepida, ché qui di calda non se ne parla proprio: c'è un solo rubinetto, per non confondersi), e poi finisco il lavoro, anche perché fuori fa talmente caldo che di uscire ti passa la voglia nel momento che ti ci provi.
Ma poi arrivano le tre del pomeriggio, e ti dici che dopo tutto sei in vacanza, e che devi soffrire un po' :) Quindi fuori, a esplorare la città. La temperatura è calata, e la gente comincia a tornare a girare per le strade, che non sono più gli altoforni di un paio di ore prima. Cartagena è tutta circondata da mura, costruite per difenderla, assieme alle 3 fortezze, dagli attacchi dei pirati e corsari e uomini della filibusta tutti; all'interno delle mura, case e strade in tipico stile coloniale spagnolo, con un fiorire di bandiere gialle rosse e blù, i colori nazionali. Ad ogni angolo, banchetti e carretti di venditori di arepa (piccoli pani fatti di farina di mais bianco, imbottiti di formaggio e spalmati all'ultimo momento, dopo averli tolti dalla piastra calda, di burro), spiedini, frutta fresca e bibite varie. E, poi, la musica.
La musica è tutta intorno: dall'omino che suona uno strumento a grattuggia, cercando di vendertelo, al trio che, a suon di chitarra e maracas, allieta o disturba (a seconda dei gusti) il pasto degli avventori di un ristorante; dal sassofonista leggermente ubriaco che suona - ottimamente... come farà, è un mistero! - fuori dalla chiesa, al gruppo di ballerini che sembra in preda a non una ma due dosi del Ballo di San Vito, tanto sono rapidi a scuotere ogni parte del loro corpo, accompagnati dal ritmo frenetico di una band di percussionisti.
La musica ce l'hanno nel sangue, da queste parti, tanto che organizzano pure un festival internazionale, che proprio in questi giorni sta terminando. I biglietti per i concerti gratuiti sono ovviamente esauriti dal mattino presto, ma io riesco - grazie alla mia statura - ad appropriarmi di un posto privilegiato giusto fuori dalle transenne, ed assistere all'esibizione di un quartetto di cori bulgari (le facce che non faceva la gente, qui, prima di rendersi conto di quanto erano bravi!), poi di un quartetto d'archi rumeno (che, a dispetto della voce sonnifera del leader, fanno dei pezzi davvero belli, tanto che poi me li sono andati a cercare su internet), e infine di un (acclamato e conosciuto, a quanto pare) chitarrista spagnolo, che ci delizia con i ritmi sincopati delle sue terre.
Ma la musica migliore è quella della strada: seduto sui gradini di una chiesa, mentre mangio un pò di patatine grigliate (le mie preferite), odo un suono come di cumbia, e mi avvicino per curiosare... si tratta di cumbia, effettivamente, suonata da un gruppo argentino davanti alla saracinesca di un negozio, mentre i passanti si fermano, ascoltano, ballano...
Torno in hotel con ancora i suoni dei violini e le note della cumbia nella testa, e rimuginandoli mi addormento, felice (di avere un ventilatore, e non un condizionatore, sopra il letto).
Il quartetto d'archi rumeno si chiama Balanescu Quartet, e il pezzo che più mi è piaciuto è Aria, che si trova anche su YouTube all'indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=1LQtOA8jBOw
Il gruppo di strada, invece, sono i Sonora Barracuda, e alcuni loro pezzi si trovano su SoundCloud, all'indirizzo https://soundcloud.com/sonorabarracuda; la cumbia che suonavano l'ho immortalata nel video https://www.youtube.com/watch?v=peKtj665Z7E
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inserito il 13/01/2015
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