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Figli di qualcuno nella terra di nessuno
Ho scoperto che cos'è CaballoCoha: un piccolo villaggio lungo il grande fiume, e niente più. Il battelo ci sbarca lì, a me e alle due cilene che ho conosciuto durante il viaggio, e scopriamo che se vogliamo raggiungere la frontiera dobbiamo pagare una lancia rapida costosissima o aspettare il prossimo battello... io son pitocco, loro viaggiano vendendo prodotti artigianali come braccialetti e collane, ergo optiamo per la seconda.
La mattinata la passiamo ad esplorare il lungofiume, raggiungendo una laguna dove, vinta la paura dei piranha (che qui non ci sono, dicono, ma essendo l'acqua torbida tu che fai, ti fidi della loro parola?!), ci buttiamo per rinfrescarci i corpi e le idee. Mai scelta fu più azzeccata, niente ci morde e l'acqua sulla pelle fa bene. Il pomeriggio scorre già più annoiato, appendiamo le amache agli alberi della piazza principale e ponziamo, mentre i simpatici gestori di un hotel ci custodiscono gli zaini.
Lucho, il battello che ci porta alla frontiera, arriva alle 5:30 del mattino, al termine di una nottata passata con un occhio aperto ed uno chiuso sotto una provvidenziale tettoia vicino all'imbarcadero. Poche ore di viaggio, avvistando alcuni delfini di fiume (rosastri) che saltellano tra le imbarcazioni leggerissime spinte da motori lunghi lunghi che sembrano frullini per sbattere le uova, e proseguendo con la lettura della storia degli inca, ed arriviamo alla triplice frontiera: Brasile, Colombia e Perù si guardano dai due lati del fiume, e puoi passare da una all'altra senza formalità burocratiche (se prometti di non spingerti più in là...).
Scendiamo a Santa Rosa (Perù), timbriamo l'uscita sul passaporto, e siamo in piena terra di nessuno (o di tutti). Raggiungiamo l'altro lato, ed io sbarco a Tabatinga (Brasile) per timbrare l'entrata; ma, dato che non c'è poi molto da fare, con Monique (francese che va a Manaus), scoperto che la prima barca salperà martedì, prendiamo un taxi e ci facciamo portare a Leticia (Colombia), dove passiamo la serata e la notte stanchi per il viaggio e grati per il letto spartanamente confortevole (Leticia è molto cara, rispetto al resto della Colombia).
Questa cosa di essere in territorio colombiano quasi illegalmente (ufficialmente, noi siamo entrati in Brasile) è strana, ma dato che lo fanno tutti non ci facciamo troppi problemi e andiamo a cena in un buon ristorante; d'altronde, in questo viaggio è la mia unica trasgressione in questa nazione, secondo molti suoi abitanti ancora troppo pericolosa perché un faccia bianca come me vi si aggiri spensieratamente... sarà per la prossima volta... oggi già ritorneremo in territorio brasileiro, abbiamo visto un hotel allo stesso prezzo ma molto molto migliore...
La mattinata la passiamo ad esplorare il lungofiume, raggiungendo una laguna dove, vinta la paura dei piranha (che qui non ci sono, dicono, ma essendo l'acqua torbida tu che fai, ti fidi della loro parola?!), ci buttiamo per rinfrescarci i corpi e le idee. Mai scelta fu più azzeccata, niente ci morde e l'acqua sulla pelle fa bene. Il pomeriggio scorre già più annoiato, appendiamo le amache agli alberi della piazza principale e ponziamo, mentre i simpatici gestori di un hotel ci custodiscono gli zaini.
Lucho, il battello che ci porta alla frontiera, arriva alle 5:30 del mattino, al termine di una nottata passata con un occhio aperto ed uno chiuso sotto una provvidenziale tettoia vicino all'imbarcadero. Poche ore di viaggio, avvistando alcuni delfini di fiume (rosastri) che saltellano tra le imbarcazioni leggerissime spinte da motori lunghi lunghi che sembrano frullini per sbattere le uova, e proseguendo con la lettura della storia degli inca, ed arriviamo alla triplice frontiera: Brasile, Colombia e Perù si guardano dai due lati del fiume, e puoi passare da una all'altra senza formalità burocratiche (se prometti di non spingerti più in là...).
Scendiamo a Santa Rosa (Perù), timbriamo l'uscita sul passaporto, e siamo in piena terra di nessuno (o di tutti). Raggiungiamo l'altro lato, ed io sbarco a Tabatinga (Brasile) per timbrare l'entrata; ma, dato che non c'è poi molto da fare, con Monique (francese che va a Manaus), scoperto che la prima barca salperà martedì, prendiamo un taxi e ci facciamo portare a Leticia (Colombia), dove passiamo la serata e la notte stanchi per il viaggio e grati per il letto spartanamente confortevole (Leticia è molto cara, rispetto al resto della Colombia).
Questa cosa di essere in territorio colombiano quasi illegalmente (ufficialmente, noi siamo entrati in Brasile) è strana, ma dato che lo fanno tutti non ci facciamo troppi problemi e andiamo a cena in un buon ristorante; d'altronde, in questo viaggio è la mia unica trasgressione in questa nazione, secondo molti suoi abitanti ancora troppo pericolosa perché un faccia bianca come me vi si aggiri spensieratamente... sarà per la prossima volta... oggi già ritorneremo in territorio brasileiro, abbiamo visto un hotel allo stesso prezzo ma molto molto migliore...
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inserito il 14/11/2005
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