Quant'è bella giovinezza
Negli ultimi giorni, tra San José e Santa Elena de Monteverde, ho avuto l'ennesima dimostrazione, se ce ne fosse stato bisogno, che l'età anagrafica non ha nulla a che vedere con l'età che ci sentiamo addosso.
Come detto, non che ce ne fosse particolare bisogno: viaggiando con persone di ogni età, la cosa è abbastanza evidente. Però, data l'offerta di attività più o meno sportive e, comunque, divertenti, presente in Costa Rica, questo fatto risulta ancora più evidente.
Prendete Helen e Charles, per esempio. 50 anni di matrimonio, 75 anni d'età (anagrafica) a testa. Eppure, da che gliene avevo accennato, non hanno cambiato idea sul fatto che volevano assolutamente fare rafting sul fiume Pacuare, a un paio d'ore di macchina dalla capitale San José. Anzi, tale era il loro entusiasmo che hanno convinto pure Angela e me (ed il fatto che l'agenzia mi ci abbia mandato gratis ha sicuramente avuto un certo peso). Perciò, di primo mattino, siamo partiti con altri avventurieri, mentre il resto del gruppo optava per una più placida visita della città, del mercato e della vecchia capitale Cartago. Un pulmino ci ha portati prima in un ristorante dove abbiamo goduto della colazione inclusa nel prezzo, e poi al punto di partenza della navigazione. Douglas, la nostra ottima guida, ha preso noi quattro ed una coppia americano-taiwanese sotto la sua ala protettrice e, fattici indossare giubbotto salvagente e casco, ci ha consegnato i remi e fatto salire sull'imbarcazione.
Che, se non avete mai provato il rafting, è in pratica un solido gommone, che i passeggeri debbono condurre lungo una serie di rapide sul fiume. Nel nostro caso, 50 rapide, di livello classificato tra 1 (navigazione facile, onde piccole, rapide assenti o piccole e regolari, curve facili) e 4 (navigazione molto difficile, onde forti e irregolari, rapide lunghe che richiedono manovre attente ed esperte, presenza di rocce pericolose e mulinelli), per un totale di 32 km. Ebbene sì, signore e signori, trentadue chilometri! Impieghiamo 4 ore, oltre ad uno stop di un'ora per pranzare, e ci bagnamo come pulcini, ma ci divertiamo da pazzi. E non ci capita mai di incagliarci, a noi "vecchi" (mi ci metto anch'io, per spirito di emulazione), mentre gli altri gommoni pieni di sbarbine e sbarbini si bloccano qui e là; merito sicuramente del nostro capitano, ma anche dell'ottimo affiatamento che raggiungiamo in breve, soprattutto Dean ed io che stiamo davanti (e ci becchiamo la maggior parte delle zaffate d'acqua).
Oppure prendete John, ottant'anni da poco compiuti, che, quando ha saputo che il resto del gruppo avrebbe fatto zip-lining (ovvero discesa lungo un sistema di teleferiche... a volte l'inglese è più conciso dell'italiano, bisogna ammetterlo), ha deciso che non sarebbe stato certo lui l'unico a restare a terra. Imbragato, caschettato e guantato come tutti noi, è quindi salito sulla prima piattaforma, dove gli operatori l'hanno agganciato al cavo d'acciaio tramite un moschettone, e poi gli hanno la spintarella necessaria per farlo partire. Poi, il vuoto.
Sei appeso per il bacino ad un cavo sospeso tra due alberi o torri metalliche, e scivoli spostato solo dalla forza di gravità grazie ad una carrucola; intorno e sotto di te, la foresta scorre come impazzita. La velocità è rilevante, in caso volessi frenare devi stringere il guanto dotato di una spessa striscia di cuoio addizionale intorno al cavo, quello della mano che tieni dietro di te per impedirti di cominciare a girare come una trottola (ché i rami sono lontani, ma è meglio non rischiare). Continui a scorrere, finché cominci ad avvistare la prossima piattaforma, e controlli visivamente che l'operatore si sia accorto del tuo arrivo e stia approntando il freno, una specie di respingente morbido posizionato ad alcuni metri dalla parete finale, su cui assolutamente eviteresti di schiantarti ove possibile. Tutto fila liscio, il freno interviene prontamente, molli un pò la mano che era rimasta in tensione, ti sganciano e sei pronto per il cavo successivo. 12, in totale, compreso l'ultimo che è lungo 1000 metri, ovvero un chilometro (ma se lo pensi in metri ti sembra più corto).
John, come tutti noi, si diverte come un bambino, dopo le prime due-tre discese la tensione è calata e tutti si lasciano andare, alcuni facendo persino i gradassi. Arriviamo alla fine e forse, segretamente, vorremmo ricominciare daccapo. Perché non si vuole mai mettere fine al divertimento.
A Monteverde, il posto migliore per fare zip-lining, ci sono due grosse compagnie molto affidabili: Selvatura (http://www.selvatura.com/), con un numero maggiore di cavi un po' più corti (tranne quello da 1 km), che fa viaggiare ad un livello più basso all'interno della foresta, e SkyAdventures (http://skyadventures.travel/), con un numero inferiore di cavi, più lunghi e, soprattutto, che ti portano a scorrere sopra le cime degli alberi, dritto dentro le nuvole.
Per cuanto riguarda invece il rafting sul Pacuare, ci sono molte ditte che lo organizzano, noi ci siamo affidati a Costa Sol (http://www.costasolrafting.com/), ottima sotto tutti i punti di vista tranne per il costo delle fotografie alla fine: 30 dollari per un cd mi paiono oggettivamente tanti.
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inserito il 13/01/2014
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