Un bell'edificio coloniale
Un bell’edificio coloniale è quello che ci ospita, per questa notte, ad Asunción, la capitale del Paraguay. E’ stato trasformato in hotel una cinquantina di anni fa, per fortuna con molto garbo ed attenzione, e conserva molti dei tratti di quel tempo. Al mio gruppo piace, dopo la spartanità dell’hotel che ci ha ospitato a Foz do Iguaçu, e a quello non particolarmente elaborato di Rio de Janeiro.
A Rio ero arrivato il 18, e per alcuni giorni ero stato ospite di Luigi, un ottimo personaggio di origini italiane che, di lavoro, fa l’organizzatore di eventi musicali, di quelli grossi: è lui che porta in Brasile personaggi del calibro di Bocelli, o la Philarmonic Orchestra inglese, tanto per dirne due. A parte il fatto che abita in un’ottima posizione, con una vista sulla baia di Flamengo e del Pan di Zucchero che neanche se compravo una cartolina me la sognavo, è stata un’ottima occasione per parlare - in italiano, ma anche in portoghese, con lui che finalmente correggeva i miei errori che se no rimarrebbero tali in secula seculorum - e scoprire qualcosa di più di questo Brasile, e di Rio de Janeiro in particolare, che si sta rifacendo il makeup in vista dei mondiali di calcio e poi dei giochi olimpici (e se ce la faranno sarà un miracolo, davvero). Spiagge, anche questa volta, nisba: un sacco di cose da sistemare per il tour che sta per partire, e poca voglia di arrivare fino al litorale di Copacabana (ché quello di Flamengo è sì bello ma anche sporco, essendo una sorta di baia chiusa alle correnti); in compenso, però, ho fatto qualche giro in centro, con tanto di visita guidata nella biblioteca nazionale e quattro passi per Santa Teresa, delizioso quartiere bohemienne molto appetito dagli stranieri residenti in città. Con Luigi poi siamo andati a cena una sera nel ristorante La Fiorentina, dove contrariamente a quello che potreste pensare non fanno la bisteccazza ma di carne brasileira ce n’è comunque, insieme ad un sacco di artisti d’ogni sorta che da tempo immemore frequentano il locale (visto nessuno di conosciuto da noi, ma dopo tutto non sono un assiduo frequentatore di telenovelas o giornali scandalistici, quindi magari la mia è solo ignoranza).
Dopo Rio, con mezzo gruppo arrivato in ritardo e "leggermente" adirato per aver perso il volo di connessione a Parigi ed essere stato trattato come "pezze da culo" da Air France (ma sì, vendiamogli pure Alitalia...), e con un ottimo tour guidato dal simpatico Alexandre e veicolato dal buon José Luis (che per noi di JLA é sempre una certezza - quel "noi di" è detto con una leggera spazzolatina di spalla, giusto per darsi un tono... del resto, al terzo tour posso pure dirlo, c’ho pure la maglietta griffata ^-^), siamo andati a Foz, per annaffiarci con gli spruzzi delle cascate. Un caldo delirante ci ha accolto appena siamo scesi dalla scaletta dell’aereo, e gli spruzzi sono stati davvero benvenuti. Era Natale, e come ogni Natale che si rispetti tutti i ristoranti di Foz sono chiusi... sono incredibili, questi brasiliani: la sera prima, vigilia, a Copacabana tutto era sprangato, o il prezzo era lievitato a cifre degne della Stazione Spaziale Internazionale, ed avevo dovuto girare per due ore prima di trovare un ristorante (però, che figata: dopo la cena, siamo andati in spiaggia, a camminare a piedi nudi sul bagnasciuga sotto una luna quasi piena); e qui, di nuovo la stessa solfa, per fortuna il nostro tuttofare locale Antonio ne scova uno aperto. Ovviamente, italiano (Le 4 sorelle), con un rodizio di pasta che non è male, e che sarebbe ancora più apprezzato se, nell’ordine, il condizionatore non si rompesse, non dimenticassero le ordinazioni di due clienti e non aggiungessero dei piatti mai arrivati al conto... che questo tour sia nato sotto una cattiva stella?
Perché già le premesse non incoraggiavano: causa variazioni nelle tratte volate dalla TAM, che collegava Asunciòn con La Paz, Journey Latin America ha dovuto cambiare il nostro modo di raggiungere la città boliviana, costringendoci a prendere un bus privato cheppercarità niente da dire, anzi è stato quasi divertente, però farsi 5 ore e mezza di viaggio fermandosi solo un paio di volte per ovvie motivazioni renali con un autista che faceva i 90 allora secchi sia sull’autostrada sia in città (a meno che, ma è un pensiero che mi coglie solo ora, impreparato, il tachimetro non fosse scassato).
E siamo quindi arrivati ad Asunciòn, molti abbastanza stanchi da saltare a pié pari la cena, mentre in quattro abbiamo affrontato l’oscurità delle strade per finire a mangiare in una sorta di grill-bar all’americana (tutto il resto stava già chiudendo quando siamo arrivati), a colpi di hamburger peraltro buoni e cocktail che si giovavano dell’offerta 2x1, per poi imbatterci in un delizioso localino dove si stava tenendo una sessione di karaoke... mmm, tutti maschi... mmm, strani sguardi... mmm, ops, dev’essere la filiale locale del Blue Oyster, quello di Scuola di Polizia, pensiamo, e decidiamo che siamo stanchi anche noi, e torniamo alla nostra bella casa coloniale.
Per i nostalgici, ecco l'indimenticata ed indimenticabile musichetta del Blue Oyster: http://www.youtube.com/watch?v=tdbt-sx5MDc
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inserito il 26/12/2012
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