C'era un gran castello...
...in realtà di castelli qui in Siria ce n'è in abbondanza: tra romani, crociati, mammelucchi e compagnia bella pare che si divertissero a costruire roccaforti più o meno imprendibili sulle cime delle colline... ma andiamo con ordine!
Il viaggio da Hama a Tartus, sulla costa mediterranea, è stato rapido ed indolore, anestetizzato com'ero da dei deliziosi dolcetti acquistati giusto prima di partire. Ad accogliermi, Jawdat, un simpaticissimo giovane commerciante arrivato in città quattro mesi prima di me, e la più incredibile sequenza di piogge e temporali che io abbia mai visto. Voglio dire: mi è capitato in passato di vedere acqua cadere dal cielo per giornate intere, ma beccarsi tre giorni e mezzo di pioggia e tempeste che sradicano gli alberi in un paese che ti aspetteresti fondamentalmente secco non è proprio cosa di tutti i giorni... Per fortuna siamo riusciti a spassarcela lo stesso, (quasi) ogni mattina io andavo a visitare qualcosa (tornandone sempre bagnato fradicio) ed ogni pomeriggio ci trovavamo con suoi amici, per vedere un film o giocare a carte o semplicemente contarcela davanti ad un piatto di spaghetti alla carbonara (cucinati in casa, mica consumati al ristorante!). Il museo cittadino, all'interno di una chiesa usata in passato anche come moschea, non mi ha entusiasmato particolarmente, e l'isola di Arwad che ho raggiunto solo all'ultima mattina a causa delle condizioni del mare mi ha estremamente deluso, niente di comparabile con le isole della laguna veneta (giusto per menzionare quelle più vicine, non per campanilismo): sporca, poco curata, quasi chi ci abita volesse in qualche modo farti passare la voglia di restarci. Per fortuna, mi sono abbondantemente rifatto con Krak de Chevalier, il castello crociato che, a parere di molti, è "il castello" per antonomasia, con le sue torri ed i corridoi nascosti, le scalinate e le mura imprendibili (e difatti, pare che pure il buon Saladino avesse rinunciato ad assediarlo dopo alcuni giorni di inutili tentativi). Il tempo mi ha dato tregua solo durante la visita, con un alternarsi continuo di nuvoloni e sprazzi di sole: prima e, soprattutto, dopo, la pioggia si è accompagnata alla grandine, giusto per non farsi mancare niente; io ero bardato di tutto punto, avevo indossato persino i miei bei guantini di lana, ma ringrazio in particolare l'ombrello pieghevole che non si piegato alla forza degli elementi.
Il sole l'ho ritrovato solo a Latakia, dove sono arrivato tre giorni dopo. Un sole impeccabile, senza nubi, che fa risplendere i mille colori dei container che nel porto attendono il loro turno per salire sulla nave che li porterà chissà dove.
Qui l'attrazione principale della zona, specie in questa stagione che non rende particolarmente allettanti le spiagge, è il castello di Salah al-Din, il personaggio più famoso raffigurato dalle figurine Buitoni. Non è all'altezza di quello visto qualche giorno fa, ma è estremamente interessante per la commistione di stili che vi si affastellano, avendo ogni occupante deciso di implementare quanto lasciato dai predecessori invece di distruggere completamente: crociato, bizantino, mammelucco ed arabo si susseguono, anche se molte parti sono comunque rovinate dal tempo e, chissà, dagli uomini. Più interessanti dal punto di vista storico sono le rovine della città di Ugarit, raggiungibile con uno dei soliti immancabili minibus, e la cui civiltà a quanto pare ci ha lasciato la più antica testimonianza di scrittura (gelosamente conservata nel museo nazionale a Damasco). Durante la mia permanenza, sono stato ospitato in una stanza dell'albergo di un couchsurfer talmente appassionato di Tintin da averne piazzato l'effige ovunque, compreso il tetto; essendo lui molto occupato con la reception, ho però passato più tempo con Murat, algerino istrionico tuttofare che parla un buon italiano e soprattutto sa parlare dei siriani con l'aria disincantata di chi vari posti del mondo li ha visti: assieme, oggi pomeriggio siamo andati ad una spiaggetta molto bella che lui frequenta quando la temperatura aumenta, ed io noncurante di ciò ho fatto il bagno (freschiella, non c'è che dire! ma sono ancora vivo), mentre lui tentava inutilmente di pescare qualcosa. Tornando, mi sono concesso il lusso di un acquisto voluttuoso: un apparecchietto, che in Italia non ho mai visto ma che qui usano tutti, che infilato nella presa dell'accendisigari fa da lettore mp3 e invia il segnale all'autoradio, senza fili... un'ottima soluzione per la vetusta macchina di mio padre, dove il lettore cd di serie ha da tempo smesso di funzionare (e per soli 5 euri... speriamo che funzioni, la vedo male tornare qui a reclamare!).
Latakia di suo, un pò come Tartus, è una città che si farà dimenticare facilmente: niente di speciale da segnalare, qualche antico muro, qualche colonna, tanta gente in giro. Anche le ragazze, che in altri luoghi mi avevano segnalato come essere le "meno musulmane" in quanto ad atteggiamento ed abbigliamento, in realtà non sono niente di speciale... anzi, nel cambio tra velo e pantaloni attillati dalla forma strana che ti fanno il culo grosso e piatto, non so se ci hanno davvero guadagnato...
Domani mattina prenderò il treno per raggiungere Aleppo, ché mi han detto che è la tratta più scenica che posso godermi in Siria; e ad Aleppo troverò un amico di vecchia data, un couchsurfer conosciuto in Italia e che ora è a casa per un breve periodo di vacanza e che mi ha invitato non appena saputo che ero da queste parti... la fortuna, a volte, aiuta gli audaci.
Il viaggio da Hama a Tartus, sulla costa mediterranea, è stato rapido ed indolore, anestetizzato com'ero da dei deliziosi dolcetti acquistati giusto prima di partire. Ad accogliermi, Jawdat, un simpaticissimo giovane commerciante arrivato in città quattro mesi prima di me, e la più incredibile sequenza di piogge e temporali che io abbia mai visto. Voglio dire: mi è capitato in passato di vedere acqua cadere dal cielo per giornate intere, ma beccarsi tre giorni e mezzo di pioggia e tempeste che sradicano gli alberi in un paese che ti aspetteresti fondamentalmente secco non è proprio cosa di tutti i giorni... Per fortuna siamo riusciti a spassarcela lo stesso, (quasi) ogni mattina io andavo a visitare qualcosa (tornandone sempre bagnato fradicio) ed ogni pomeriggio ci trovavamo con suoi amici, per vedere un film o giocare a carte o semplicemente contarcela davanti ad un piatto di spaghetti alla carbonara (cucinati in casa, mica consumati al ristorante!). Il museo cittadino, all'interno di una chiesa usata in passato anche come moschea, non mi ha entusiasmato particolarmente, e l'isola di Arwad che ho raggiunto solo all'ultima mattina a causa delle condizioni del mare mi ha estremamente deluso, niente di comparabile con le isole della laguna veneta (giusto per menzionare quelle più vicine, non per campanilismo): sporca, poco curata, quasi chi ci abita volesse in qualche modo farti passare la voglia di restarci. Per fortuna, mi sono abbondantemente rifatto con Krak de Chevalier, il castello crociato che, a parere di molti, è "il castello" per antonomasia, con le sue torri ed i corridoi nascosti, le scalinate e le mura imprendibili (e difatti, pare che pure il buon Saladino avesse rinunciato ad assediarlo dopo alcuni giorni di inutili tentativi). Il tempo mi ha dato tregua solo durante la visita, con un alternarsi continuo di nuvoloni e sprazzi di sole: prima e, soprattutto, dopo, la pioggia si è accompagnata alla grandine, giusto per non farsi mancare niente; io ero bardato di tutto punto, avevo indossato persino i miei bei guantini di lana, ma ringrazio in particolare l'ombrello pieghevole che non si piegato alla forza degli elementi.
Il sole l'ho ritrovato solo a Latakia, dove sono arrivato tre giorni dopo. Un sole impeccabile, senza nubi, che fa risplendere i mille colori dei container che nel porto attendono il loro turno per salire sulla nave che li porterà chissà dove.
Qui l'attrazione principale della zona, specie in questa stagione che non rende particolarmente allettanti le spiagge, è il castello di Salah al-Din, il personaggio più famoso raffigurato dalle figurine Buitoni. Non è all'altezza di quello visto qualche giorno fa, ma è estremamente interessante per la commistione di stili che vi si affastellano, avendo ogni occupante deciso di implementare quanto lasciato dai predecessori invece di distruggere completamente: crociato, bizantino, mammelucco ed arabo si susseguono, anche se molte parti sono comunque rovinate dal tempo e, chissà, dagli uomini. Più interessanti dal punto di vista storico sono le rovine della città di Ugarit, raggiungibile con uno dei soliti immancabili minibus, e la cui civiltà a quanto pare ci ha lasciato la più antica testimonianza di scrittura (gelosamente conservata nel museo nazionale a Damasco). Durante la mia permanenza, sono stato ospitato in una stanza dell'albergo di un couchsurfer talmente appassionato di Tintin da averne piazzato l'effige ovunque, compreso il tetto; essendo lui molto occupato con la reception, ho però passato più tempo con Murat, algerino istrionico tuttofare che parla un buon italiano e soprattutto sa parlare dei siriani con l'aria disincantata di chi vari posti del mondo li ha visti: assieme, oggi pomeriggio siamo andati ad una spiaggetta molto bella che lui frequenta quando la temperatura aumenta, ed io noncurante di ciò ho fatto il bagno (freschiella, non c'è che dire! ma sono ancora vivo), mentre lui tentava inutilmente di pescare qualcosa. Tornando, mi sono concesso il lusso di un acquisto voluttuoso: un apparecchietto, che in Italia non ho mai visto ma che qui usano tutti, che infilato nella presa dell'accendisigari fa da lettore mp3 e invia il segnale all'autoradio, senza fili... un'ottima soluzione per la vetusta macchina di mio padre, dove il lettore cd di serie ha da tempo smesso di funzionare (e per soli 5 euri... speriamo che funzioni, la vedo male tornare qui a reclamare!).
Latakia di suo, un pò come Tartus, è una città che si farà dimenticare facilmente: niente di speciale da segnalare, qualche antico muro, qualche colonna, tanta gente in giro. Anche le ragazze, che in altri luoghi mi avevano segnalato come essere le "meno musulmane" in quanto ad atteggiamento ed abbigliamento, in realtà non sono niente di speciale... anzi, nel cambio tra velo e pantaloni attillati dalla forma strana che ti fanno il culo grosso e piatto, non so se ci hanno davvero guadagnato...
Domani mattina prenderò il treno per raggiungere Aleppo, ché mi han detto che è la tratta più scenica che posso godermi in Siria; e ad Aleppo troverò un amico di vecchia data, un couchsurfer conosciuto in Italia e che ora è a casa per un breve periodo di vacanza e che mi ha invitato non appena saputo che ero da queste parti... la fortuna, a volte, aiuta gli audaci.
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inserito il 13/03/2011
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