Mio padre moriva un anno fa.
Sono seduto in una stanza di Damasco, in Siria, e penso a quei momenti in ospedale, a Padova. È stato un anno strano, senza di lui: non riesco ad identificare un singolo punto di tristezza concentrata, è come se si fosse spalmata su 365 giorni, come se aleggiasse nell'aria. Il tipo di viaggio che sto facendo ora lascia molto tempo per pensare, per meditare; ed immancabilmente una cospicua parte di quel tempo il mio cervello lo usa per creare associazioni mentali, per rinverdire ricordi, per notare somiglianze con momenti della mia vita con mio padre. Stamane pensavo a quando giravamo tutti assieme in camper, e al mattino Chiara ed io ci svegliavamo e trovavamo la colazione pronta ed i croissant caldi, perché i nostri genitori si alzavano ben prima di noi e andavano a fare un giro e riportavano indietro quelle golosità. Ieri invece, mentre mi aggiravo per le strade della vecchia Damasco, labirinto a certe ore letteralmente ingolfato di turisti, ricordavo la nostra ultima vacanza assieme, a Barcelona, quando per non so quale miracolo siamo riusciti a portare tutta la truppa per qualche giorno in un appartamento a due passi dalle Ramblas, e a visitare le meraviglie della città spagnola; lui camminava un pò a fatica, ma ci ha poi detto di essersela goduta, e così è stato anche per noi.
Tutti i miei viaggi sono, in qualche modo, legati a lui: quando sono partito per il giro del mondo, e mia madre ha preferito non accompagnarmi in aeroporto, a Bergamo c'è venuto lui; e, in mezzo alle immancabili raccomandazioni che un genitore deve comunque fare anche se probabilmente sa che non ce n'è bisogno, sono certo di aver scorto un pò d'ammirazione per quel figlio pazzo che partiva zaino in spalla alla volta del mondo... so che quando parlava con gli altri di me raccontava sempre "ora mio figlio, pensate, è in ...", col nome del paese lontano in cui mi trovavo, e mi pareva di avere un fan in più, in Italia. Avrei voluto potergli far visitare altri luoghi, insieme a me, come lui e la mamma facevano con noi quando eravamo piccoli: l'Egitto, ovviamente senza rivoluzione, gli sarebbe piaciuto, anche se avrebbe passato di certo più tempo a guardare i pescatori sul molo di Alessandria che la fortezza che quel molo domina; della Giordania non sono sicuro, troppo calda ed arida forse, e niente funghi in vista da andare a raccogliere... ma c'erano comunque l'Irlanda, o la Romania, senza andare troppo lontano dall'Europa; o Bali, o la Nuova Zelanda, o magari pure il Giappone, anche se la yukata che gli avevo regalato la indossava di rado, e quando si erano materializzati i miei amici giapponesi a casa nostra lui aveva preferito un riposante finesettimana in solitudine a Desenzano, defilandosi in modo cortese ma deciso...
Credo che venga un momento in cui i figli desiderano restituire (nel senso di ricambiare) in qualche modo ai loro genitori quanto hanno ricevuto; ed io ho ricevuto da mio padre delle motivazioni forti, dei principi importanti, di cui sono lieto e sinceramente orgoglioso, ed una immensa curiosità che non si ferma alla superficie, se e quando puo'; avrei voluto avere più tempo per portarlo in giro con me, e farglielo sapere, ma così non è stato, ed ora mi rimangono solo tanti ricordi, tanti momenti. Fortunatamente, "tutti questi momenti NON andranno persi nel tempo, come lacrime nella pioggia", ma resteranno in me, in mia madre, in mia sorella, in Davide ed Anna, nei nostri parenti e nei suoi e nostri amici, in tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Perché è stata davvero una fortuna, per tutti noi.