The shining
"Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare [...] E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia" [Roy Batty]
Catatumbo.
Un nome che sembra preludere a qualcosa di energetico, di immane (provate ad urlarlo alla persona che sta accanto, per vedere solamente l'effetto che fa...).
Quando Marta, la mia musa ispiratrice per il Venezuela, mi aveva parlato di questo luogo, nelle vicinanze dell'immenso lago di Maracaibo, e di quello che si poteva vedervi nella notte distesi sul pontile di una palafitta, avevo deciso che avrei provato in tutti i modi a raggiungerlo. E quando a Mèrida ho scoperto che vi si organizzavano escursioni, ho pensato che forse non avrei dovuto fare tutto da solo questa volta.
Essendo le escursioni ufficiali abbastanza costosette (due giorni/una notte per circa 100 dollari), ho cercato e trovato altri due sistemi più economici per andare: viaggio organizzato con altri turisti e utilizzando personbe contrattate personalmente, o una strana possibilità individuata su internet di raggiungere un villaggio dove vedono così pochi viaggiatori che sono lieti di compiacerli offrendogli gratis la necessaria barca con pilota... stavo per scegliere tra queste due ultime possibilità (la seconda era però più difficile di un terno al lotto), quando parlando con Alan, guida superspecializzata per una delle compagnie, sono riuscito a stringere un accordo per uno sconto in cambio di collaborazione durante il tour (la mia poliglottitudine e la presenza di due bolzanini nel gruppo sono stati elementi determinanti); il tour di Alan era infatti la mia prima scelta, essendo lui rinomato per conoscere ottimamente la zona e tutto quello che vi accade e vi si fa (anche se si schernisce spesso dicendo di "non essere un esperto"...).
Si parte in 6 più la guida e l'autista, uno dei sei è il tedesco Oliver che mi sta un pò sulle balle da quando ho scoperto che si è approfittato del mio organizzare il tour in Gran Sabana per scroccare un passaggio scontato all'agenzia, gli altri sono una coppia svizzera/australiana e, appunto, i due bolzanini. Lungo la strada per Puerto Concha, punto di imbarco per il lago, visitiamo vari ecosistemi, microclimi creati dalla coesistenza di zone desertiche con cactus e foreste nebbiose, pareti montuose altissime e fiumi impetuosi; e visitiamo anche due fabbriche artigianali, dove ancora con i vecchi sistemi si producono la melassa e lo zucchero dalla spremitura della canna.
A Puerto Concha saliamo su due lance, e la passione di Alan per la fauna comincia a farsi sentire: individua gli uccelli dal loro richiamo, ce li fa notare in cima agli alberi sul lungofiume o mentre volano sopra di noi, e vediamo anche alcuni gruppi di scimmie urlatrici, iguane distese in panciolle a prendere il sole, un serpente d'acqua che incurante di noi scivola via veloce.
Entriamo in questo enorme bacino idrico che per i venezuelani apparenteme significa solo petrolio ma che per noi è qualcosa di immenso, e notificata la nostra presenza ai guardaparco scivoliamo a fianco delle prime palafitte per poi inoltrarci verso nord-ovest. Lungo il percorso, la lunga vista della nostra guida avvista per noi alcuni branchi di delfini "tonina", una delle quattro specie al mondo che vivono in acque dolci; non guizzano, non saltano, solo affiorano per respirare e sembrano poco interessati a noi, il tramonto si avvicina e così proseguiamo.
Arriviamo a Congo, un villaggio intero su palafitte, nascosto in una baia, e prendiamo possesso della casa che ci fornirà alloggio per la notte. Qualcosa nell'organizzazione non ha funzionato perfettamente, la porta è chiusa e non si trova la chiave, e manca pure la signora che avrebbe dovuto prepararci i pasti; ma le mie abilità nascoste come elettricista ci danno la luce sui pontili esterni, dove appendiamo le amache, e i capitani delle lance si mostrano ottimamente capaci di cucinare granchi e salsicce. Nel frattempo, Alan ci spiega...
Le foreste che costeggiano il lago lasciano cadere in continuazione materiale organico nelle acque leggermente acide del bacino; la fermentazione che ne segue crea grandi quantitativi di gas metano, che viene a galla in continue bollicine disperdendosi poi nell'atmosfera; la presenza di catene montuose ai due lati del lago convoglia forti correnti d'aria proprio nella zona di Catatumbo, e così quasi ogni notte si verificano tempeste ma soprattutto continue scariche elettriche. Il fenomeno non è regolare, nel senso che molte sono le condizioni che possono inferferire con la "Tempesta Perfetta", ma normalmente ad una prima serie di lampi lontani verso le 20-21 della sera segue uno spettacolo notturno dopo la mezzanotte.
E così è: seduti sul pontile, guardiamo il cielo rischiararsi con frequenza sempre più rapida, e poi andiamo a cenare e a dormire qualche ora nelle nostre amache protette da zanzariera (poche zanzare da queste parti, ma a causa del dengue non si è mai troppo prudenti). Alan ci risveglia alle 3 e mezza della notte, quando il secondo spettacolo, più poderoso, comincia: scariche lontane qualche chilometro, alcune verticali ed altre orizzontali, causate da enormi differenze di potenziale tra le nubi, fanno scorrere le correnti elettriche che risplendono come enormi neon, su uno sfondo di continui lampi più o meno intensi. La tempesta non è al suo massimo, molti decidono dopo un'oretta di tornarsene a dormire, io rimango sveglio sperando di riuscire a scattare qualche buona foto, ma senza molto successo: la luminosità non è sufficiente per i 16 secondi di massima apertura della mia macchina, alla fine raccolgo solo una delle scariche più intense come un misero filo di luce su uno sfondo nero nero...
Al mattino, seconda parte dell'escursione: con le due lance, ci inoltriamo tra i fiumiciattoli che servono questo lago, e Alan (utilizzando esche preparate con frutta molto marcita) ci conduce nel favoloso mondo delle farfalle: grandi e piccole, veloci o lente, ci circondano immergendoci nei colori dell'arcobaleno, e le più interessanti lui le acchiappa (qualche volta; qualche altra volta, fa misere figure mentre la farfalla se ne va ridacchiando) con un gigantesco retino, ce le mostra maneggiandole con rara attenzione, e poi le libera perché possano continuare la loro breve vita di cibo e di sesso. Riusciamo a vedere anche la nuova specie a cui lui ha dato il nome, e quella a cui ha assegnato il nome della moglie... Nel fiume, una lontra curiosa si imbatte in noi, ma decide che siamo in troppi e se la a gambe; dalle rive, avvoltoi e falchi, altre iguane e persino un'aquila pescatrice ci tengono sotto controllo.
Ritorniamo a Congo, dove visitiamo la chiesa e la immancabile piazza Bolivar (anch'esse ovviamente costruite su palafitte), mentre i pescatori squartano e salano i pescegatti che poi metteranno a seccare al sole; pranziamo, e ripartiamo lungo i fiumi, avvistando decine di aironi e garze e anche alcune rare anatre urlatrici (o qualcosa di simile, non ricordo il nome esatto). Altre scimmie lungo la via del ritorno, e persino una famiglia di tucani Arassari (che danno il nome all'agenzia per cui lavora Alan), fino a raggiungere Concha e a salire di nuovo sul furgoncino guidato da Ivan. Furgoncino che, ovviamente (perché non tutto può andare sempre bene, no?), si rompe dopo un po', costringendoci ad aspettare l'indispensabile intervento meccanico e ad arrivare a Mèrida poco prima della mezzanotte, con Alan che continua a scusarsi e alcuni del gruppo preoccupati perché non hanno prenotato una camera... io ne accolgo due nella mia, dato che sono buono rinuncio per una notte al letto matrimoniale e mi rannicchio sol soletto srpofondando in un sonno ristoratore.
Catatumbo.
Un nome che sembra preludere a qualcosa di energetico, di immane (provate ad urlarlo alla persona che sta accanto, per vedere solamente l'effetto che fa...).
Quando Marta, la mia musa ispiratrice per il Venezuela, mi aveva parlato di questo luogo, nelle vicinanze dell'immenso lago di Maracaibo, e di quello che si poteva vedervi nella notte distesi sul pontile di una palafitta, avevo deciso che avrei provato in tutti i modi a raggiungerlo. E quando a Mèrida ho scoperto che vi si organizzavano escursioni, ho pensato che forse non avrei dovuto fare tutto da solo questa volta.
Essendo le escursioni ufficiali abbastanza costosette (due giorni/una notte per circa 100 dollari), ho cercato e trovato altri due sistemi più economici per andare: viaggio organizzato con altri turisti e utilizzando personbe contrattate personalmente, o una strana possibilità individuata su internet di raggiungere un villaggio dove vedono così pochi viaggiatori che sono lieti di compiacerli offrendogli gratis la necessaria barca con pilota... stavo per scegliere tra queste due ultime possibilità (la seconda era però più difficile di un terno al lotto), quando parlando con Alan, guida superspecializzata per una delle compagnie, sono riuscito a stringere un accordo per uno sconto in cambio di collaborazione durante il tour (la mia poliglottitudine e la presenza di due bolzanini nel gruppo sono stati elementi determinanti); il tour di Alan era infatti la mia prima scelta, essendo lui rinomato per conoscere ottimamente la zona e tutto quello che vi accade e vi si fa (anche se si schernisce spesso dicendo di "non essere un esperto"...).
Si parte in 6 più la guida e l'autista, uno dei sei è il tedesco Oliver che mi sta un pò sulle balle da quando ho scoperto che si è approfittato del mio organizzare il tour in Gran Sabana per scroccare un passaggio scontato all'agenzia, gli altri sono una coppia svizzera/australiana e, appunto, i due bolzanini. Lungo la strada per Puerto Concha, punto di imbarco per il lago, visitiamo vari ecosistemi, microclimi creati dalla coesistenza di zone desertiche con cactus e foreste nebbiose, pareti montuose altissime e fiumi impetuosi; e visitiamo anche due fabbriche artigianali, dove ancora con i vecchi sistemi si producono la melassa e lo zucchero dalla spremitura della canna.
A Puerto Concha saliamo su due lance, e la passione di Alan per la fauna comincia a farsi sentire: individua gli uccelli dal loro richiamo, ce li fa notare in cima agli alberi sul lungofiume o mentre volano sopra di noi, e vediamo anche alcuni gruppi di scimmie urlatrici, iguane distese in panciolle a prendere il sole, un serpente d'acqua che incurante di noi scivola via veloce.
Entriamo in questo enorme bacino idrico che per i venezuelani apparenteme significa solo petrolio ma che per noi è qualcosa di immenso, e notificata la nostra presenza ai guardaparco scivoliamo a fianco delle prime palafitte per poi inoltrarci verso nord-ovest. Lungo il percorso, la lunga vista della nostra guida avvista per noi alcuni branchi di delfini "tonina", una delle quattro specie al mondo che vivono in acque dolci; non guizzano, non saltano, solo affiorano per respirare e sembrano poco interessati a noi, il tramonto si avvicina e così proseguiamo.
Arriviamo a Congo, un villaggio intero su palafitte, nascosto in una baia, e prendiamo possesso della casa che ci fornirà alloggio per la notte. Qualcosa nell'organizzazione non ha funzionato perfettamente, la porta è chiusa e non si trova la chiave, e manca pure la signora che avrebbe dovuto prepararci i pasti; ma le mie abilità nascoste come elettricista ci danno la luce sui pontili esterni, dove appendiamo le amache, e i capitani delle lance si mostrano ottimamente capaci di cucinare granchi e salsicce. Nel frattempo, Alan ci spiega...
Le foreste che costeggiano il lago lasciano cadere in continuazione materiale organico nelle acque leggermente acide del bacino; la fermentazione che ne segue crea grandi quantitativi di gas metano, che viene a galla in continue bollicine disperdendosi poi nell'atmosfera; la presenza di catene montuose ai due lati del lago convoglia forti correnti d'aria proprio nella zona di Catatumbo, e così quasi ogni notte si verificano tempeste ma soprattutto continue scariche elettriche. Il fenomeno non è regolare, nel senso che molte sono le condizioni che possono inferferire con la "Tempesta Perfetta", ma normalmente ad una prima serie di lampi lontani verso le 20-21 della sera segue uno spettacolo notturno dopo la mezzanotte.
E così è: seduti sul pontile, guardiamo il cielo rischiararsi con frequenza sempre più rapida, e poi andiamo a cenare e a dormire qualche ora nelle nostre amache protette da zanzariera (poche zanzare da queste parti, ma a causa del dengue non si è mai troppo prudenti). Alan ci risveglia alle 3 e mezza della notte, quando il secondo spettacolo, più poderoso, comincia: scariche lontane qualche chilometro, alcune verticali ed altre orizzontali, causate da enormi differenze di potenziale tra le nubi, fanno scorrere le correnti elettriche che risplendono come enormi neon, su uno sfondo di continui lampi più o meno intensi. La tempesta non è al suo massimo, molti decidono dopo un'oretta di tornarsene a dormire, io rimango sveglio sperando di riuscire a scattare qualche buona foto, ma senza molto successo: la luminosità non è sufficiente per i 16 secondi di massima apertura della mia macchina, alla fine raccolgo solo una delle scariche più intense come un misero filo di luce su uno sfondo nero nero...
Al mattino, seconda parte dell'escursione: con le due lance, ci inoltriamo tra i fiumiciattoli che servono questo lago, e Alan (utilizzando esche preparate con frutta molto marcita) ci conduce nel favoloso mondo delle farfalle: grandi e piccole, veloci o lente, ci circondano immergendoci nei colori dell'arcobaleno, e le più interessanti lui le acchiappa (qualche volta; qualche altra volta, fa misere figure mentre la farfalla se ne va ridacchiando) con un gigantesco retino, ce le mostra maneggiandole con rara attenzione, e poi le libera perché possano continuare la loro breve vita di cibo e di sesso. Riusciamo a vedere anche la nuova specie a cui lui ha dato il nome, e quella a cui ha assegnato il nome della moglie... Nel fiume, una lontra curiosa si imbatte in noi, ma decide che siamo in troppi e se la a gambe; dalle rive, avvoltoi e falchi, altre iguane e persino un'aquila pescatrice ci tengono sotto controllo.
Ritorniamo a Congo, dove visitiamo la chiesa e la immancabile piazza Bolivar (anch'esse ovviamente costruite su palafitte), mentre i pescatori squartano e salano i pescegatti che poi metteranno a seccare al sole; pranziamo, e ripartiamo lungo i fiumi, avvistando decine di aironi e garze e anche alcune rare anatre urlatrici (o qualcosa di simile, non ricordo il nome esatto). Altre scimmie lungo la via del ritorno, e persino una famiglia di tucani Arassari (che danno il nome all'agenzia per cui lavora Alan), fino a raggiungere Concha e a salire di nuovo sul furgoncino guidato da Ivan. Furgoncino che, ovviamente (perché non tutto può andare sempre bene, no?), si rompe dopo un po', costringendoci ad aspettare l'indispensabile intervento meccanico e ad arrivare a Mèrida poco prima della mezzanotte, con Alan che continua a scusarsi e alcuni del gruppo preoccupati perché non hanno prenotato una camera... io ne accolgo due nella mia, dato che sono buono rinuncio per una notte al letto matrimoniale e mi rannicchio sol soletto srpofondando in un sonno ristoratore.
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inserito il 26/05/2006
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