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Visto? Quale visto?
La rivelazione è abbacinante: la guida delle prigioni ("les bagnes", ovvero la colonia penale) di Sant Laurent ci rivela che il famoso Papillon, famoso non per il cravattino che usava portare ma per la fuga rocambolesca dalle isole guianesi della Salute, in realtà in quelle isole non ci avrebbe mai messo piede... pare infatti che l`unico posto guianese in cui sia stato internato fosse Saint Laurent (nella cella 47 c'è quella che potrebbe essere la sua firma, insieme a decine di altre scritte anche di turisti idioti), e che il resto fossero non tanto invenzioni quanto il racconto di avventure (e sventure) toccate ad altri; data l'impossibilità per molti (causa morte) di rivendicare i propri diritti, nelle tasche del farfallino (tra l'altro noto anche per essere un delatore, che faceva le soffiate sugli altri per guadagnarsi riduzioni di pena) sarebbero entrati molti denari...
sono abbacinato! di più, sono basito!
è, questa, una delle due rivelazioni che mi rendono sfiziosa la giornata. l'altra, meno gradita, la ricevo quando all'ufficio informazioni (pieno di gente cortesissima, mi fanno pure la guardia ai bagagli, e non fanno caso alle mie occhiaie, dovute all'aver dormito su una sedia per qualche ora nella notte causa esaurimento camere nell'albergo dove stavo) mi dicono che ho bisogno di un visto per il Suriname.
"Cosa?", esclamo io. Da quando in qua gli italiani non sono ben accetti in una ex-colonia olandese? La tipa verifica chiamando direttamente l'ambasciata, e là confermano che, non venendo io dai Caraibi, devo chiedere un visto. Il mio culo è che giusto oggi è uno dei due giorni mensili in cui alcuni impiegati dell'ambasciata si trovano appunto a Saint Laurent a disposizione... Di filato ci vado, e qui mi incontro con un gentile impiegato (indiano) e 3 ottusi energumeni (neri neri): mentre il primo mi spiega le formalità da adempiere, gli altri dimostrano la loro idiozia dicendomi che "se vuoi il visto, così devi fare, senza tanti perché!" e che io non discuta perché "qui i boss siamo noi". Motivo del contendere: loro volevano vedere il mio biglietto aereo di uscita dal continente (tale biglietto non esiste), mentre io cercavo di spiegare che se volessi tornare alla Guyana francese non avrei bisogno di biglietto aereo essendo territorio europeo... mi salvo dall'impasse solo grazie al secondo colpo di fortuna del giorno: quel permesso turistico (in realtà inutile, in quanto io appunto italiano) che ho richiesto al consolato venezuelano di Belem, giusto per guadagnare tempo alla frontiera... un pezzo di carta inutile, ma che per i tre idioti (debitamente fotocopiato e pinzato) mi da il diritto (dopo aver versato i 30 euri di rigore!) ad entrare in Suriname.
Non perdo altro tempo per non perdere il traghetto, dove incontro un gruppo di stagionate ex-scout che tornano da una visita organizzata... a noi due, Suriname.
sono abbacinato! di più, sono basito!
è, questa, una delle due rivelazioni che mi rendono sfiziosa la giornata. l'altra, meno gradita, la ricevo quando all'ufficio informazioni (pieno di gente cortesissima, mi fanno pure la guardia ai bagagli, e non fanno caso alle mie occhiaie, dovute all'aver dormito su una sedia per qualche ora nella notte causa esaurimento camere nell'albergo dove stavo) mi dicono che ho bisogno di un visto per il Suriname.
"Cosa?", esclamo io. Da quando in qua gli italiani non sono ben accetti in una ex-colonia olandese? La tipa verifica chiamando direttamente l'ambasciata, e là confermano che, non venendo io dai Caraibi, devo chiedere un visto. Il mio culo è che giusto oggi è uno dei due giorni mensili in cui alcuni impiegati dell'ambasciata si trovano appunto a Saint Laurent a disposizione... Di filato ci vado, e qui mi incontro con un gentile impiegato (indiano) e 3 ottusi energumeni (neri neri): mentre il primo mi spiega le formalità da adempiere, gli altri dimostrano la loro idiozia dicendomi che "se vuoi il visto, così devi fare, senza tanti perché!" e che io non discuta perché "qui i boss siamo noi". Motivo del contendere: loro volevano vedere il mio biglietto aereo di uscita dal continente (tale biglietto non esiste), mentre io cercavo di spiegare che se volessi tornare alla Guyana francese non avrei bisogno di biglietto aereo essendo territorio europeo... mi salvo dall'impasse solo grazie al secondo colpo di fortuna del giorno: quel permesso turistico (in realtà inutile, in quanto io appunto italiano) che ho richiesto al consolato venezuelano di Belem, giusto per guadagnare tempo alla frontiera... un pezzo di carta inutile, ma che per i tre idioti (debitamente fotocopiato e pinzato) mi da il diritto (dopo aver versato i 30 euri di rigore!) ad entrare in Suriname.
Non perdo altro tempo per non perdere il traghetto, dove incontro un gruppo di stagionate ex-scout che tornano da una visita organizzata... a noi due, Suriname.
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inserito il 20/04/2006
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