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La luce dell'est (che brilla indicando i negozi)
Passati in Paraguay (dove si parla castigliano, ma con spiccato accento Guaranì, che è poi il nome dell'etnia nativa e della moneta corrente), ci fermiamo a Encarnacion (no che non si nota che di qua son passati i preti, eh?!) quel tanto che basta per cambiare dei soldi e prendere il primo bus che va a Trinidad (appunto...), una delle due missioni gesuitiche che visiteremo nel Paese.
Invertiamo però l'ordine e visitiamo prima Jesus (e daglie...), dato che il bussino parte giusto al nostro arrivo per i suoi 12 chilometri di sterrato terribile. Resta solo la chiesa, o quel che ne resta: pare infatti che, a differenza delle altre, questa non sia tecnicamente una rovina, ma un'incompiuta, dato che i padri gesuiti furono espulsi dal continente prima di poter installare il tetto. Un ragazzino compare al nostro arrivo, ci vende i biglietti, e poi se ne torna nel suo cantuccio aspettando per il bussino della prossima ora... bel lavoro!
Ritornati a Trinidad, visitiamo anche questa: più costruzioni, alcune abitazioni, perlopiù rovinate o saccheggiate, anche se la collaborazione spagnola sta restaurando varie parti. Manca un pò una guida come in Argentina, ci sono dei ragazzini disponibili ma temo che la loro sapienza e la nostra siano comparabili...
Saltiamo su un altro bus, e arriviamo alle 9:30 a Ciudad dell'Este, apparentemente il più grande supermercato del SudAmerica: complici i ridotti costi e il fiorente contrabbando, ogni giorno torme di turisti perlopiù brasiliani (ma ci sono anche i tour di argentini!) attraversano con ogni mezzo il Puente de l'Amistad (quando si dice l'amicizia interessata...) e, con lunghissime liste della spesa, dalle prime luci dell'alba fino all'inizio del pomeriggio spendono e spandono e si coprono di pacchi di dimensioni ragguardevoli. Probabilmente, resterebbero più tempo, ma il calore tremendo (ho visto un 42 gradi, segnato da un termometro) e il desiderio dei paraguayani di fare la siesta li fanno desistere.
Noi ci sistemiamo nell'unico hotel che, di sera, troviamo con camere disponibili; e anche se il prezzo di 80000 Guaranì (circa 13 dollari) ci sembra un pò caro, non proviamo a spostarci il giorno seguente. Invece, ci divertiamo (?) cercando di trovare un ristorante o similare aperto (impossibile al sabato sera, uno alla domenica a pranzo) e raggiungendo con mezzi di fortuna le cascate del Monday ("tell me why I don't like monday"!) che, per l'equivalente di un quarto di euro, ci danno accesso ad una versione ridotta di Iguazù con tanta gente simpatica (locale, finalmente) che sbevazza birre gelate e la possibilità di bagnarsi nell'acqua che si getta dalle rocce.... bbbbrrrivido!
Il 9, trasferiti i miei bagagli in una stanza più economica, accompagno Lea attraverso il ponte a Foz, da dove prende l'aereo per ritornare a Sao Paulo. Io resto, per un altro giorno, per tentare di comprare un paio di pantaloni corti (ci riesco, dopo molte contrattazioni), e un iPod della Apple (lettore di MP3, con l'aggiunta - a cui io sono interessato - che può immagazzinare foto e video); per quest'ultimo, però, lascio perdere dopo alcune ore di visite infruttuose a decinde di negozietti: mi rendo conto infatti che non tutte le cose sono a prezzi d'occasione, qui, e dato che io non sono interessato ad un ventilatore, una lavatrice o una canna da pesca ultimo modello con mirino infrarosso...
Meglio andare a visitare il Paraguay, va!
Invertiamo però l'ordine e visitiamo prima Jesus (e daglie...), dato che il bussino parte giusto al nostro arrivo per i suoi 12 chilometri di sterrato terribile. Resta solo la chiesa, o quel che ne resta: pare infatti che, a differenza delle altre, questa non sia tecnicamente una rovina, ma un'incompiuta, dato che i padri gesuiti furono espulsi dal continente prima di poter installare il tetto. Un ragazzino compare al nostro arrivo, ci vende i biglietti, e poi se ne torna nel suo cantuccio aspettando per il bussino della prossima ora... bel lavoro!
Ritornati a Trinidad, visitiamo anche questa: più costruzioni, alcune abitazioni, perlopiù rovinate o saccheggiate, anche se la collaborazione spagnola sta restaurando varie parti. Manca un pò una guida come in Argentina, ci sono dei ragazzini disponibili ma temo che la loro sapienza e la nostra siano comparabili...
Saltiamo su un altro bus, e arriviamo alle 9:30 a Ciudad dell'Este, apparentemente il più grande supermercato del SudAmerica: complici i ridotti costi e il fiorente contrabbando, ogni giorno torme di turisti perlopiù brasiliani (ma ci sono anche i tour di argentini!) attraversano con ogni mezzo il Puente de l'Amistad (quando si dice l'amicizia interessata...) e, con lunghissime liste della spesa, dalle prime luci dell'alba fino all'inizio del pomeriggio spendono e spandono e si coprono di pacchi di dimensioni ragguardevoli. Probabilmente, resterebbero più tempo, ma il calore tremendo (ho visto un 42 gradi, segnato da un termometro) e il desiderio dei paraguayani di fare la siesta li fanno desistere.
Noi ci sistemiamo nell'unico hotel che, di sera, troviamo con camere disponibili; e anche se il prezzo di 80000 Guaranì (circa 13 dollari) ci sembra un pò caro, non proviamo a spostarci il giorno seguente. Invece, ci divertiamo (?) cercando di trovare un ristorante o similare aperto (impossibile al sabato sera, uno alla domenica a pranzo) e raggiungendo con mezzi di fortuna le cascate del Monday ("tell me why I don't like monday"!) che, per l'equivalente di un quarto di euro, ci danno accesso ad una versione ridotta di Iguazù con tanta gente simpatica (locale, finalmente) che sbevazza birre gelate e la possibilità di bagnarsi nell'acqua che si getta dalle rocce.... bbbbrrrivido!
Il 9, trasferiti i miei bagagli in una stanza più economica, accompagno Lea attraverso il ponte a Foz, da dove prende l'aereo per ritornare a Sao Paulo. Io resto, per un altro giorno, per tentare di comprare un paio di pantaloni corti (ci riesco, dopo molte contrattazioni), e un iPod della Apple (lettore di MP3, con l'aggiunta - a cui io sono interessato - che può immagazzinare foto e video); per quest'ultimo, però, lascio perdere dopo alcune ore di visite infruttuose a decinde di negozietti: mi rendo conto infatti che non tutte le cose sono a prezzi d'occasione, qui, e dato che io non sono interessato ad un ventilatore, una lavatrice o una canna da pesca ultimo modello con mirino infrarosso...
Meglio andare a visitare il Paraguay, va!
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inserito il 09/01/2006
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