Nicchie
A Yatayti del Norte, a circa 200 km da Asuncion, vive una comunità di quasi esperantisti. "Quasi" perché la impossibilità di praticare la lingua con altri, stranieri, gli ha fatto un pò dimenticare quanto appreso, al punto che ora, al mio apparire, molti si intimidiscono e, come chiocciole a cui tocchi i cornetti, si nascondono...
Non così Lilia, la promotrice e instancabile motrice del movimento esperantista in questo sperduto angolo del Paraguay, dove le case s'affollano lungo l'unica strada polverosa che passa per andare non si sa bene dove. Lilia, che lavora come direttora del locale mulino (non pensate alle pale ed alle tele di Cervantes, qui ci sono silos e macchinari!), mi accoglie con i suoi famigliari sventolanti le verdi bandiere dell'Esperanto, e subito mi coinvolge in un tour de force che prevede un'escursione con parenti e amici (tutti simpatizzanti) al locale balneario Eden (cosa necessaria, vista la folle temperatura che cuoce i sassi) e poi un girovagare per il paese alla ricerca di ex-corsisti (e, perlopiù, corsiste) che vogliano vedere quest'esemplare venuto addirittura dal Vecchio Mondo! Dopo averne spaventate qualche decina, ci dirigiamo alla casa di un amico che, in perfetto spirito paraguayo, mi offre ospitalità e ci invita per la cena e per una serata di canzoni in giardino, con chitarra e ragazzi che sciorinano il repertorio tradizionale e sorsi di tererè... il paraguayano, nel momento che gli varchi il cancello d'entrata, e se il cane da guardia non ti dilania, t'accoglie come un vecchio amico, e t'offre quanto di meglio abbia a disposizione (senza esagerare, però... mmm, mi sa che preferisco la tradizione siberiana, dove ti offrono la figlia più carina...)
Il giorno seguente, andiamo un pò in giro, a visitare i dintorni, e poi faccio un tour guidato del mulino, dove mi rendo conto che non avrei mai immaginato essere così complicata la produzione della semplice innocente farina... la sera, nuovo invito a cena, a casa dell'ex sindaco, e nuova sessione di bibite - cibo - domande curiose - commenti sulla vita l'universo e tutto il resto...
Lascio i miei amici nella notte, Lilia mi accompagna fino alla fermata dove, con un pò di fortuna e senza addormentarmi, riesco a prendere il bus che passa alle 3 del mattino e che mi scodella nei pressi della riserva Mbaracayu: trattasi, secondo la mia guida, della migliore riserva naturale presente in Paraguay, ed io ovviamente voglio verificare...
Grazie ad un passaggio offertomi dai guardaparco arrivo al Centro Visitatori, dove mi rendo conto che in effetti il luogo è molto bello ma è carente la gestione dei visitatori: normalmente, la gente viene in gruppi guidati, organizzati da un'agenzia. Con un pò di fortuna, e con le indicazioni di Oscar, una guida dell'agenzia presente per caso con un gruppo di danesi, riesco ad organizzarmi una due giorni di relax, escursioni lungo i sentieri, biciclettata e giro in canoa... senza guida, non si apprezza molto bene tutto quanto, ma almeno rilasso le stanche membra, e poi vedo una serie infinita di farfalle e uccelli che giustificano il mio viaggio fin qui.
Riposato, torno ad Asuncion, per un'altra escursione, questa volta nel Chaco (purtroppo, il fatto che fino a poco tempo fosse tutto centralizzato in questo Paese fa sì che praticamente per ogni destinazione si deve partire dalla capitale, non potendo raggiungerla altrimenti).
Non così Lilia, la promotrice e instancabile motrice del movimento esperantista in questo sperduto angolo del Paraguay, dove le case s'affollano lungo l'unica strada polverosa che passa per andare non si sa bene dove. Lilia, che lavora come direttora del locale mulino (non pensate alle pale ed alle tele di Cervantes, qui ci sono silos e macchinari!), mi accoglie con i suoi famigliari sventolanti le verdi bandiere dell'Esperanto, e subito mi coinvolge in un tour de force che prevede un'escursione con parenti e amici (tutti simpatizzanti) al locale balneario Eden (cosa necessaria, vista la folle temperatura che cuoce i sassi) e poi un girovagare per il paese alla ricerca di ex-corsisti (e, perlopiù, corsiste) che vogliano vedere quest'esemplare venuto addirittura dal Vecchio Mondo! Dopo averne spaventate qualche decina, ci dirigiamo alla casa di un amico che, in perfetto spirito paraguayo, mi offre ospitalità e ci invita per la cena e per una serata di canzoni in giardino, con chitarra e ragazzi che sciorinano il repertorio tradizionale e sorsi di tererè... il paraguayano, nel momento che gli varchi il cancello d'entrata, e se il cane da guardia non ti dilania, t'accoglie come un vecchio amico, e t'offre quanto di meglio abbia a disposizione (senza esagerare, però... mmm, mi sa che preferisco la tradizione siberiana, dove ti offrono la figlia più carina...)
Il giorno seguente, andiamo un pò in giro, a visitare i dintorni, e poi faccio un tour guidato del mulino, dove mi rendo conto che non avrei mai immaginato essere così complicata la produzione della semplice innocente farina... la sera, nuovo invito a cena, a casa dell'ex sindaco, e nuova sessione di bibite - cibo - domande curiose - commenti sulla vita l'universo e tutto il resto...
Lascio i miei amici nella notte, Lilia mi accompagna fino alla fermata dove, con un pò di fortuna e senza addormentarmi, riesco a prendere il bus che passa alle 3 del mattino e che mi scodella nei pressi della riserva Mbaracayu: trattasi, secondo la mia guida, della migliore riserva naturale presente in Paraguay, ed io ovviamente voglio verificare...
Grazie ad un passaggio offertomi dai guardaparco arrivo al Centro Visitatori, dove mi rendo conto che in effetti il luogo è molto bello ma è carente la gestione dei visitatori: normalmente, la gente viene in gruppi guidati, organizzati da un'agenzia. Con un pò di fortuna, e con le indicazioni di Oscar, una guida dell'agenzia presente per caso con un gruppo di danesi, riesco ad organizzarmi una due giorni di relax, escursioni lungo i sentieri, biciclettata e giro in canoa... senza guida, non si apprezza molto bene tutto quanto, ma almeno rilasso le stanche membra, e poi vedo una serie infinita di farfalle e uccelli che giustificano il mio viaggio fin qui.
Riposato, torno ad Asuncion, per un'altra escursione, questa volta nel Chaco (purtroppo, il fatto che fino a poco tempo fosse tutto centralizzato in questo Paese fa sì che praticamente per ogni destinazione si deve partire dalla capitale, non potendo raggiungerla altrimenti).
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inserito il 18/01/2006
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