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Galapagos #4: innamorarsi di Isabella
Una lancia rapida taglia le onde di un mare incavolato, e mi porta alla terza isola popolata dell'arcipelago: Isabella.
Il cambiamento è impressionante: pochi abitanti, niente del traffico che sembra così fuori luogo a Santa Cruz, sabbia spalmata sul terreno al posto dell'asfalto che sembra quasi la neve che vedi quando torni a casa la sera d'inverno ed è appena caduta... tranquillità è la parola corretta da usare per questo luogo.
Trovo ospitalità al San Vicente (raccomandatoi da molti, ed a ragione!), poi comincio ad informarmi un pò in giro perché altro da fare non c'è essendo già calata la notte (il tentativo di vedere i fenicotteri nella piccola laguna al centro del villaggio di Puerto Villamil è coronato da parziale successo, in quanto i fenicotteri si intravedono ma di luce ce n'è quasi niente).
L'indomani, schivando la proposta di don Alfonso (proprietario del San Vicente) di effettuare lo stesso tour con due altri italiani danarosi, mi incammino per una strada sterrata che costeggiando il mare attraversa alcune delle lagune per cui l'isola è nota, una serie di spiaggette deliziose in cui iguane grosse come piccoli cani si aggrappano al calore delle loro rocce mentre uccelli di varie specie si danno il cambio nella fruttuosa attività peschera, e giunge infine ad un modesto belvedere ed all'inutile "muro de las lagrimas", costruito a secco dai prigionieri della colonia penale che un tempo era l'unico avamposto umano sull'isola. Incontro alcuni degli altri ospiti dell'ostello, poi ritorno sui miei passi (la camminata è lunga, son 12 chilometri sotto il sole + tutte le deviazioni...) e, dopo aver mangiato in un ristorantino simpatico lungo la strada, vado fino alla laguna "concha de perla", nelle cui fresche acque mi immergo... ottima scelta, tra i tanti incontri trovo un leone marino giovincello con tanta voglia di giocare e una razza enorme stesa sul fondo a riposare.
Esco presto, perché vado al molo ad accogliere i 5 amici spagnoli di Santa Cruz che arrivano con la lancia del tardo pomeriggio. Li accompagno all'ostello, dove Pablo si posiziona in uno dei due letti ancora vuoti nella mia stanza, e poi andiamo a cercare fenicotteri (niente da fare, non sono ancora arrivati per la notte) e a cenare a base di "tortillas" di mais e "bolones" di banana verde.
Il giorno seguente, escursione ai vulcani: Isabella è formata dall'unione di una serie di vulcani, più o meno attivi, un pò come l'Isola di Pasqua; da Puerto Villamil, con altre 10 persone saliamo in fuoristrada e poi a cavallo fino al bordo del cratere del Serro Negro, per poi deviare a destra per il Serro Chiquo. Le colate di lava sono impressionanti, sovrapponendosi in vari punti zone più antiche e recenti (geologicamente parlando) fiumi che sembrano capaci di spazzare via tutto. Richard, la guida, è ben informato sulle caratteristiche della zona, e sebbene in modo leggermente scanzonato ci fa scoprire meraviglie della Natura. Quando torniamo, solo i sederi doloranti per le ore passate in sella non ci fanno rimpiangere di essere rimasti più a lungo in vetta...
Serata tranquilla, tutti sono stanchi, e le docce calde del San Vicente sono un toccasana.
La domenica, cerchiamo di autorganizzarci un barbeque per la serata; come al solito, io sto nel gruppo sbagliato (quello degli organizzatori), quindi riusciamo a metterci in moto solo verso le undici per andare a visitare le lagune e le spiagge che i miei amici non conoscono; siamo fortunati, peró, e vediamo un paio di tartarughe marine in fase di accoppiamento in mezzo alle onde (e non parlatemi più di quei dilettanti che lo fanno in autostrada a 160 all'ora!), oltre alle solite centinaia di iguane e uccelli vari.
Il pomeriggio è dedicato a squali e pinguini: giusto di fronte a Puerto Villamil, su una serie di isolotti raggiungibili con una piccola imbarcazione (ma attenzione: bisogna schivare i sovrapprezzi!), si possono esplorare un canale dove le "tintoreras" (squaletti dalla pinna a punta bianca) vanno a riposare, e alcune rocce dove i pinguini galapaghensi ponderano sulle loro prossime prede marine... la biodiversità di queste isole non smette di stupirci!
Un leone marino e due razze accompagnano il nostro ritorno in baia, c'è giusto il tempo di andare a visitare il centro di allevamento delle tartarughe (per ogni vulcano, una specie differente), con la fortuna di vedere 6 fenicotteri rosa spumeggiante durante il ritorno... Poi, fiesta: il fuoco viene acceso nel barbeque della casa di Richard, la carne ed il pesce prendono i loro rispettivi posti, e le bibite scendono per i gargarozzi... musica, maestro (ché domani dobbiamo lasciare quest'oasi)!
Il cambiamento è impressionante: pochi abitanti, niente del traffico che sembra così fuori luogo a Santa Cruz, sabbia spalmata sul terreno al posto dell'asfalto che sembra quasi la neve che vedi quando torni a casa la sera d'inverno ed è appena caduta... tranquillità è la parola corretta da usare per questo luogo.
Trovo ospitalità al San Vicente (raccomandatoi da molti, ed a ragione!), poi comincio ad informarmi un pò in giro perché altro da fare non c'è essendo già calata la notte (il tentativo di vedere i fenicotteri nella piccola laguna al centro del villaggio di Puerto Villamil è coronato da parziale successo, in quanto i fenicotteri si intravedono ma di luce ce n'è quasi niente).
L'indomani, schivando la proposta di don Alfonso (proprietario del San Vicente) di effettuare lo stesso tour con due altri italiani danarosi, mi incammino per una strada sterrata che costeggiando il mare attraversa alcune delle lagune per cui l'isola è nota, una serie di spiaggette deliziose in cui iguane grosse come piccoli cani si aggrappano al calore delle loro rocce mentre uccelli di varie specie si danno il cambio nella fruttuosa attività peschera, e giunge infine ad un modesto belvedere ed all'inutile "muro de las lagrimas", costruito a secco dai prigionieri della colonia penale che un tempo era l'unico avamposto umano sull'isola. Incontro alcuni degli altri ospiti dell'ostello, poi ritorno sui miei passi (la camminata è lunga, son 12 chilometri sotto il sole + tutte le deviazioni...) e, dopo aver mangiato in un ristorantino simpatico lungo la strada, vado fino alla laguna "concha de perla", nelle cui fresche acque mi immergo... ottima scelta, tra i tanti incontri trovo un leone marino giovincello con tanta voglia di giocare e una razza enorme stesa sul fondo a riposare.
Esco presto, perché vado al molo ad accogliere i 5 amici spagnoli di Santa Cruz che arrivano con la lancia del tardo pomeriggio. Li accompagno all'ostello, dove Pablo si posiziona in uno dei due letti ancora vuoti nella mia stanza, e poi andiamo a cercare fenicotteri (niente da fare, non sono ancora arrivati per la notte) e a cenare a base di "tortillas" di mais e "bolones" di banana verde.
Il giorno seguente, escursione ai vulcani: Isabella è formata dall'unione di una serie di vulcani, più o meno attivi, un pò come l'Isola di Pasqua; da Puerto Villamil, con altre 10 persone saliamo in fuoristrada e poi a cavallo fino al bordo del cratere del Serro Negro, per poi deviare a destra per il Serro Chiquo. Le colate di lava sono impressionanti, sovrapponendosi in vari punti zone più antiche e recenti (geologicamente parlando) fiumi che sembrano capaci di spazzare via tutto. Richard, la guida, è ben informato sulle caratteristiche della zona, e sebbene in modo leggermente scanzonato ci fa scoprire meraviglie della Natura. Quando torniamo, solo i sederi doloranti per le ore passate in sella non ci fanno rimpiangere di essere rimasti più a lungo in vetta...
Serata tranquilla, tutti sono stanchi, e le docce calde del San Vicente sono un toccasana.
La domenica, cerchiamo di autorganizzarci un barbeque per la serata; come al solito, io sto nel gruppo sbagliato (quello degli organizzatori), quindi riusciamo a metterci in moto solo verso le undici per andare a visitare le lagune e le spiagge che i miei amici non conoscono; siamo fortunati, peró, e vediamo un paio di tartarughe marine in fase di accoppiamento in mezzo alle onde (e non parlatemi più di quei dilettanti che lo fanno in autostrada a 160 all'ora!), oltre alle solite centinaia di iguane e uccelli vari.
Il pomeriggio è dedicato a squali e pinguini: giusto di fronte a Puerto Villamil, su una serie di isolotti raggiungibili con una piccola imbarcazione (ma attenzione: bisogna schivare i sovrapprezzi!), si possono esplorare un canale dove le "tintoreras" (squaletti dalla pinna a punta bianca) vanno a riposare, e alcune rocce dove i pinguini galapaghensi ponderano sulle loro prossime prede marine... la biodiversità di queste isole non smette di stupirci!
Un leone marino e due razze accompagnano il nostro ritorno in baia, c'è giusto il tempo di andare a visitare il centro di allevamento delle tartarughe (per ogni vulcano, una specie differente), con la fortuna di vedere 6 fenicotteri rosa spumeggiante durante il ritorno... Poi, fiesta: il fuoco viene acceso nel barbeque della casa di Richard, la carne ed il pesce prendono i loro rispettivi posti, e le bibite scendono per i gargarozzi... musica, maestro (ché domani dobbiamo lasciare quest'oasi)!
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inserito il 03/10/2005
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