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Con la testa (ed i piedi) tra le nuvole
Come forse ricorderete da precedenti pagine di questo diario, per me esistono sogni per ogni Paese, da inseguire e perseguire nel limite delle possibilità (MachuPichu era uno, le Galapagos sono un altro).
Esiste però un'altra categorie di avventure in questo viaggio, e sono le sfide. Contro me stesso, contro le mie paure e le mie diffidenze (insomma, tutte quelle cose che la Natura ci ha dato tendenzialmente per restare vivi e vegeti). Una di esse, è la paura (non panico, diciamo però cosciente rispetto) per le altezze. Non amo salire in cima ad una torre in ascensore, preferisco farmi tutti gli scalini (Tour Eiffel docet) a piedi; per lo stesso motivo, pur avendo volato varie volte in situazioni ed aerei differenti, tendo comunque ad essere felice quando le ruote si arrestano sulla pista di atterraggio.
Forse per questi motivi, o forse solo perché era dannatamente economico (16 US$), sono venuto a Crucita - acirca metà altezza altezza della costa ecuadoriana -, dove le condizioni climatiche e topografiche attirano da anni decine di appassionati di volo libero. Deltaplani, ma ancora più parapendio, si lanciano ogni giorno, non appena il vento si fa abbastanza forte, da una collinetta nella parte sud del villaggio che da direttamente sulla lunga spiaggia e poi sull'oceano.
Ovviamente, un neofita come me non lo fa da solo: si va in tandem. Ovvero, un istruttore professionista (nel mio caso) con tutta la sua bardatura ti sta alle spalle, e tu, dimentico degli scrupoli di Natalino Balasso, ti infili nell'imbragatura e, fondamentalmente, ti siedi.
Già: ti siedi. Perché non devi fare altro: lui si occupa di far gonfiare l'enorme paracadute, e come Fred dei Flinstones si mette a correre per raggiungere il punto i cui piedi si staccano dal terreno e tu ti ritrovi in balia del vento. Lo giuro, non te ne rendi conto: un attimo prima sei lì che fai il gradasso per le foto, e un attimo dopo stai svolazzando all'altezza dei pellicani. Le correnti di aria calda ti fanno risalire un poco, quelle più fresche ti fanno scendere, l'abilità e l'esperienza del mio pilota sono grandi ed io passo tutto il tempo a guardarmi intorno, a fargli mille domande, a cercare di decidere come diavolo fare a scattare una foto che dia il senso dell'altezza.
Per 25 (normalmente sono 15, ma dato che son l'ultimo dell'infornata - e sono un simpaticone, ma questo si sa - mi guadagno un bonus) minuti siamo lì, sopra la spiaggia, sopra gli alberi, in un sole che ci abbronza ed in un silenzio quasi troppo naturale (ovvio: le esperienze di volo a motore, specie sui microcosi di Nazca, sono un tentativo di non rimanere audiolesi per il resto della vita) per essere vero.
Mentre atterriamo, perfettamente e "senza sbalzi al motore", medito sulla possibilità di fare un corso: 4 giorni, 250 US$, qui... il problema è quell'avverbio di luogo: volare in altri luoghi, come a Quito o sulle Dolomiti, è tutt'altra cosa, a causa delle correnti, e il corso fatto a Crucita non servirebbe a molto...
"Oggi ho imparato a volare
sembra strano ma è vero
c'ho pensato e mi son sentito sollevare
come da uno strano capogiro
il cuore mi si è quasi fermato
e ho avuto paura e sono caduto
ma per fortuna mi son rialzato
e ho riprovato.
Oggi ho imparato a volare
e non me ne voglio più dimenticare
da tutti i miei amici in visita andrò
e alle loro finestre io busserò
e dirò guarda ho imparato a volare
è facile anche tu potrai imparare
ti devi solo un poco concentrare
e devi scegliere dove vuoi andare
e se bene sceglierai allora potrai cambiare
e se non ti disperderai allora potrai volare.
Forse qualcuno si spaventerà
e chi guarda in basso non ci vedrà
e chi non vuole vedere non ci crederà
ma ci sarà certo qualcuno che proverà
e allora lui imparerà a volare
è facile tutti possono imparare
dai impariamo a volare!" [E. Finardi]
Esiste però un'altra categorie di avventure in questo viaggio, e sono le sfide. Contro me stesso, contro le mie paure e le mie diffidenze (insomma, tutte quelle cose che la Natura ci ha dato tendenzialmente per restare vivi e vegeti). Una di esse, è la paura (non panico, diciamo però cosciente rispetto) per le altezze. Non amo salire in cima ad una torre in ascensore, preferisco farmi tutti gli scalini (Tour Eiffel docet) a piedi; per lo stesso motivo, pur avendo volato varie volte in situazioni ed aerei differenti, tendo comunque ad essere felice quando le ruote si arrestano sulla pista di atterraggio.
Forse per questi motivi, o forse solo perché era dannatamente economico (16 US$), sono venuto a Crucita - acirca metà altezza altezza della costa ecuadoriana -, dove le condizioni climatiche e topografiche attirano da anni decine di appassionati di volo libero. Deltaplani, ma ancora più parapendio, si lanciano ogni giorno, non appena il vento si fa abbastanza forte, da una collinetta nella parte sud del villaggio che da direttamente sulla lunga spiaggia e poi sull'oceano.
Ovviamente, un neofita come me non lo fa da solo: si va in tandem. Ovvero, un istruttore professionista (nel mio caso) con tutta la sua bardatura ti sta alle spalle, e tu, dimentico degli scrupoli di Natalino Balasso, ti infili nell'imbragatura e, fondamentalmente, ti siedi.
Già: ti siedi. Perché non devi fare altro: lui si occupa di far gonfiare l'enorme paracadute, e come Fred dei Flinstones si mette a correre per raggiungere il punto i cui piedi si staccano dal terreno e tu ti ritrovi in balia del vento. Lo giuro, non te ne rendi conto: un attimo prima sei lì che fai il gradasso per le foto, e un attimo dopo stai svolazzando all'altezza dei pellicani. Le correnti di aria calda ti fanno risalire un poco, quelle più fresche ti fanno scendere, l'abilità e l'esperienza del mio pilota sono grandi ed io passo tutto il tempo a guardarmi intorno, a fargli mille domande, a cercare di decidere come diavolo fare a scattare una foto che dia il senso dell'altezza.
Per 25 (normalmente sono 15, ma dato che son l'ultimo dell'infornata - e sono un simpaticone, ma questo si sa - mi guadagno un bonus) minuti siamo lì, sopra la spiaggia, sopra gli alberi, in un sole che ci abbronza ed in un silenzio quasi troppo naturale (ovvio: le esperienze di volo a motore, specie sui microcosi di Nazca, sono un tentativo di non rimanere audiolesi per il resto della vita) per essere vero.
Mentre atterriamo, perfettamente e "senza sbalzi al motore", medito sulla possibilità di fare un corso: 4 giorni, 250 US$, qui... il problema è quell'avverbio di luogo: volare in altri luoghi, come a Quito o sulle Dolomiti, è tutt'altra cosa, a causa delle correnti, e il corso fatto a Crucita non servirebbe a molto...
"Oggi ho imparato a volare
sembra strano ma è vero
c'ho pensato e mi son sentito sollevare
come da uno strano capogiro
il cuore mi si è quasi fermato
e ho avuto paura e sono caduto
ma per fortuna mi son rialzato
e ho riprovato.
Oggi ho imparato a volare
e non me ne voglio più dimenticare
da tutti i miei amici in visita andrò
e alle loro finestre io busserò
e dirò guarda ho imparato a volare
è facile anche tu potrai imparare
ti devi solo un poco concentrare
e devi scegliere dove vuoi andare
e se bene sceglierai allora potrai cambiare
e se non ti disperderai allora potrai volare.
Forse qualcuno si spaventerà
e chi guarda in basso non ci vedrà
e chi non vuole vedere non ci crederà
ma ci sarà certo qualcuno che proverà
e allora lui imparerà a volare
è facile tutti possono imparare
dai impariamo a volare!" [E. Finardi]
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inserito il 17/08/2005
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