LIMAcciositá
"Caccosità diffusa"... così si esprimeva Robin Williams (l'attore, non il cantante!), al proposito del tempo meteorologico. Ed è una frase perfetta per raccontare il cielo che ho trovato da quando, lasciata Ayacucho, sono arrivato alla costa oceanica: la nebbiolina che, a quanto dicono, avvolge quasi tutta la parte occidentale del Perù per svariati mesi all'anno era (ed è tuttora) ben dispiegata, con la sua grigia ottusità che ti fa sentire come se "l'umidità ti si arrampicasse lungo le braccia".
Prima tappa: Pisco. Nota per la bevanda alcolica, di cui i cileni hanno copiato composizione e nome, Pisco è una cittadina marina che durante le vacanze si anima con le moltitudini di limeni che scendono per cercare qualcosa di diverso da quello che trovano nella capitale (cosa sarà, esattamente, dubito che anche loro lo sappiano...). Ospite di Monica, gentilissima membra di SERVAS, ho risolto in pochi minuti la pratica "visita del borgo" e mi sono industriato per fare le due escursioni "di rigore": Tambo Colorado e le isole Ballestas. Il primo è un insediamento preincaico, trasformato dagli inca in una cittadina di riposo per alti dignitari (fino al sovrano) che si avventurassero così lontano dal Cusco; con l'aiuto di Victor, cusotde ed ottima guida del posto, ho visitato i labirintici corridoi della costruzione di pietra ed adobe (mattonazzi di fango e paglia), sui cui muri ancora sono visibili le pitture originali (ma si stanno velocemente deteriorando, causa principalmente il continuo strusciare dei turisti). Le seconde, invece, sono un paio di isole vicine alla penisola Paracas (culla della omonima civiltà), che si raggiungono con una flotta di lancie a motore per osservare decine di migliaia di volatili di varie specie, dalle sule ai pinguini, dai gabbiani alle sterne, nonché alcune colonie di foche e leoni marini che sugazzano allegramente; di rigore, giacca e cappello, non tanto per la fresca berzza marina ma per il persistente pericolo di essere ricoperti di guano (ogni 4 anni, i peruviani arrivano alle isole per raccogliere e vendere l'eccellente e gratuito fertilizzante naturale).
Dopo due giorni, ne ho abbastanza del posto e mi dirigo a nord, a Lima. Il tempo che trovo è lo stesso, grigio plumbeo e acquerella che infastidiscono molto; inoltre, ad aggiungersi ci sono la chiusura di alcuni musei, gli orari bizzarri delle chiese, persino il rinvio per tre giorni di seguito della cerimonia del cambio della guardia al Palazzo presidenziale (oggi, per l'ultima volta, mi sono scontrato con l'inefficienza organizzativa di questa gente)... facile capire che non sono rimasto entusiasta del posto. A salvarlo, almeno in parte, ci sono stati il Museo della Santa Inquisizione, la visita alle catacombe di San Francisco, un paio di buoni film al cinema (si veda sezione "recensioni" del sito) e, soprattutto, la cortese e calda accoglienza degli esperantisti locali: Gustavo che mi ha ospitato nella sua casa mezza peruviana e mezza giapponese, Julio che mi ha fatto da cicerone per la città facendomi fare più chilometri dei maratoneti, e Carlos che ha contattato vari esperantisti del Paese per organizzarmi incontri.
Ah, e poi alcune piccole deliziose varianti al monotono cibo (pollo o cibo cinese, le alternative sono ridotte!): oggi, per esempio, ho provato della yuca fritta, venduta per pochi centesimi (50, per la precisione) agli angoli delle strade.
Stasera, recuperato il mio zainone, parto per la Cordillera Blanca, destinazione Huaraz; e mi sento un pò come il Bianconiglio di Alice, sempre in ritardo (dovevo già essere in Ecuador, a quest'ora...)!
Prima tappa: Pisco. Nota per la bevanda alcolica, di cui i cileni hanno copiato composizione e nome, Pisco è una cittadina marina che durante le vacanze si anima con le moltitudini di limeni che scendono per cercare qualcosa di diverso da quello che trovano nella capitale (cosa sarà, esattamente, dubito che anche loro lo sappiano...). Ospite di Monica, gentilissima membra di SERVAS, ho risolto in pochi minuti la pratica "visita del borgo" e mi sono industriato per fare le due escursioni "di rigore": Tambo Colorado e le isole Ballestas. Il primo è un insediamento preincaico, trasformato dagli inca in una cittadina di riposo per alti dignitari (fino al sovrano) che si avventurassero così lontano dal Cusco; con l'aiuto di Victor, cusotde ed ottima guida del posto, ho visitato i labirintici corridoi della costruzione di pietra ed adobe (mattonazzi di fango e paglia), sui cui muri ancora sono visibili le pitture originali (ma si stanno velocemente deteriorando, causa principalmente il continuo strusciare dei turisti). Le seconde, invece, sono un paio di isole vicine alla penisola Paracas (culla della omonima civiltà), che si raggiungono con una flotta di lancie a motore per osservare decine di migliaia di volatili di varie specie, dalle sule ai pinguini, dai gabbiani alle sterne, nonché alcune colonie di foche e leoni marini che sugazzano allegramente; di rigore, giacca e cappello, non tanto per la fresca berzza marina ma per il persistente pericolo di essere ricoperti di guano (ogni 4 anni, i peruviani arrivano alle isole per raccogliere e vendere l'eccellente e gratuito fertilizzante naturale).
Dopo due giorni, ne ho abbastanza del posto e mi dirigo a nord, a Lima. Il tempo che trovo è lo stesso, grigio plumbeo e acquerella che infastidiscono molto; inoltre, ad aggiungersi ci sono la chiusura di alcuni musei, gli orari bizzarri delle chiese, persino il rinvio per tre giorni di seguito della cerimonia del cambio della guardia al Palazzo presidenziale (oggi, per l'ultima volta, mi sono scontrato con l'inefficienza organizzativa di questa gente)... facile capire che non sono rimasto entusiasta del posto. A salvarlo, almeno in parte, ci sono stati il Museo della Santa Inquisizione, la visita alle catacombe di San Francisco, un paio di buoni film al cinema (si veda sezione "recensioni" del sito) e, soprattutto, la cortese e calda accoglienza degli esperantisti locali: Gustavo che mi ha ospitato nella sua casa mezza peruviana e mezza giapponese, Julio che mi ha fatto da cicerone per la città facendomi fare più chilometri dei maratoneti, e Carlos che ha contattato vari esperantisti del Paese per organizzarmi incontri.
Ah, e poi alcune piccole deliziose varianti al monotono cibo (pollo o cibo cinese, le alternative sono ridotte!): oggi, per esempio, ho provato della yuca fritta, venduta per pochi centesimi (50, per la precisione) agli angoli delle strade.
Stasera, recuperato il mio zainone, parto per la Cordillera Blanca, destinazione Huaraz; e mi sento un pò come il Bianconiglio di Alice, sempre in ritardo (dovevo già essere in Ecuador, a quest'ora...)!
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inserito il 14/07/2005
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