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Sbatti il mostro in prima pagina
"Incredibile, non riuscivo a credere che il faccione che vedevo sul Giornale di Vicenza era proprio il tuo! Mi spieghi come si fa a diventare pure "quasi" famosi facendo un cavolo?"
... ed io che credevo di avere degli amici... vabbè!
Ora, l'intervista sul Giornale di Vicenza è uscita, e tutti mi avete visto nel paginone centrale (chi non mi avesse visto, puó scaricare l'articolo dal seguente indirizzo: www.pecorElettriche.it/immagini/daniele/documenti/intervista_GdV.pdf). La prima cosa che mi vien da dire (dopo aver ringraziato il giornalista Marino Smiderle, moooolto paziente, e la mia agente stampa personale MariaGrazia) è che sono onorato che sia uscita in un giorno in cui, nei bei tempi, sui giornali uscivano le pagine di approfondimento culturale. E per di più con foto a colori! Wow, sono sberluccicante! Da quando in qua ci sono le foto a colori sul GdV?
E, poi, mi fa piacere che già alcuni "viaggiatori in pectore" mi abbiano scritto, e spero che le pecorElettriche diventino per loro un'occasione di scambio e condivisione di idee ed esperienze.
Detto questo, voglio svelare alcuni retroscena: accettando la mia proposta, Marino (lo chiamo così, invece di dottor Smiderle, perché qui in Bolivia tutti si danno dell'"amigo"!) si è letto un pò delle info presenti nel sito, e poi mi ha inviato una serie di domande; una buona parte di esse sono state riportate (insieme con le mie risposte) pari pari nell'articolo, con qualche premessa dell'autore dell'intervista. E qualche (corretta) licenza giornalistica... non sono particolarmente d'accordo con i sottotitoli, specie quello del cuore spezzato, anche perché il mio rapporto speciale andava oltre il cuore, e in realtà il viaggio, seppure lievemente malinconico per una assenza che si faceva sentire, non è stato fatto all'insegna di un tentativo di trovare la Legione Straniera in paesi non nord-africani (che frase attorcigliata!)... io avrei scritto qualcosa tipo "Daniele Binaghi è partito da Villaganzerla l'anno scorso... altro che Phileas Fogg!", ma mi rendo ben conto che si deve tener conto dei lettori, che sarebbero stati in gran parte incerti sulla citazione, non sapendo se si trattasse di una malattia delle piante o (per quelli che san di latino) di uno strano tipo di nebbia... vabbè, speriamo che la spezzatrice anonima non se l'abbia a male.
Ok, ora veniamo alla parte più succosa: le domande (e le risposte) non pubblicate. Buona lettura!
1. Cos'è che scatta nella testa di uno che, ad un certo punto, decide di mollare tutto e partire alla ricerca di se stesso, oltre che del mondo?
(...) Ah, e poi ci sono i libri (di Tiziano Terzani, ad esempio, grande giornalista e grande narratore), e la voglia di lasciarsi trascinare dai racconti di tutti quelli che incontri, perchê tutti quelli che incontri hanno una o più storie da raccontare, e in quelle storie tu puoi trovare nuove strade, alle quali magari prima non avevi pensato.
(...) È una sorta di virus, e a volte porta ad azioni travolgenti: ho conosciuto gente che si è venduta tutto, casa e mobili compresi, per viaggiare non mesi, ma anni. Io mi sono contenuto un pochettino...
4. Altra curiosità preliminare: vivi con i soldi guadagnati da "civile integrato" o alzi qualche dollaro anche lavoricchiando nei paesi che ti capita di attraversare?
(...) Gli unici momenti in cui ho lavorato sono stati quelli in cui le persone con cui stavo avevano bisogno del mio aiuto (ripulire il computer, ma anche tagliare le unghie agli alpaca!), ed era un modo seppure piccolo di ripagarle della loro ospitalità. Ciò non toglie che in alcune occasioni mi sono stati offerti dei lavori, e la cosa mi ha fatto piacere perché la vedevo come un apprezzamento delle mie capacità o potenzialità; ho sempre quindi la possibilità di diventare insegnante di italiano in una scuola privata giapponese, gestore di un ostello in Cile o programmatore di software nella verde Tasmania.
5. E adesso via, da Londra. Come hai scelto l'itinerario e quanto pensi che durerà il tuo viaggio?
(...) tra le varie alleanze di compagnie aeree, quella che ho scelto mi dava alcuni possibili bonus (l'isola di Pasqua, ad esempio, o una parte dell'Indonesia), di cui ho cercato di approfittare. Ma non è stato tutto rose e fiori: per visitare le isole del Sud Pacifico, ho dovuto spezzare a metà il mio biglietto, ed inserirne un altro (dal prezzo molto competitivo) della Air New Zealand.
6. Con che criterio è che riterrai definito il giro per il mondo che ti sei prefissato?
Buona domanda. A voler essere preciso, direi quando sarò ritornato in Italia (in ben più di 80 giorni, altro che Phileas Fogg!)... Ma un viaggio, corto o lungo che sia, è sempre spunto per nuove avventure, ed in fin dei conti si lascia sempre indietro qualcosa da visitare, qualche sogno da realizzare. Ho una scadenza fissa, alla quale tengo molto: nell'estate del 2006, Firenze ospiterà il congresso mondiale degli esperantisti (www.uk2006.info), e per un amante ed utilizzatore della lingua Esperanto come me è un'occasione da non perdere assolutamente (senza contare quanto gli organizzatori cerchino di tirarmi dentro nella preparazione dello stesso). Inoltre, e lo dico senza sfumature nostalgiche, ho voglia di rivedere la mia famiglia, la nipotina che mia sorella ha sfornato nello scorso dicembre, ed i vari amici che, chi più chi meno, si tengono in costante contatto con me via internet.
7. Turista, viaggiatore o che altro? Puoi dirmi come si fa a differenziare le varie figure di chi, in un modo o nell'altro, gira per il mondo?
Come scrivevo nella introduzione al mio viaggio precedente, la differenza tra le varie definizioni mi ha sempre incuriosito. Con il passare del tempo, e dei chilometri, mi sono reso conto che è davvero arduo riuscire a differenziare le varie figure: sono come sfumature di colore, magari di un arcobaleno, delle quali non riesci a distinguere nettamente i confini, che tendono a sovrapporsi. Nella mia esperienza di colori ce ne sono tanti: c'è la donna anziana, Elizabeth, che ha deciso di concedersi "una tantum" un viaggio di 4 mesi sulla Queen Elizabeth II, nave da crociera di lusso; ci sono Ian e Claudia, architetti tedeschi, che han venduto la casa ed ora corrono con precisione teutonica per vedere quanti più luoghi possibili in 18 mesi; c'è il giovane irlandese Robin, menestrello giramondo che non vedeva l'ora di essere raggiunto dal padre per visitare assieme la Nuova Zelanda; ci sono Peter e Shane, inglese ed australiano, entrambi gran viaggiatori (Peter ha visitato più di 195 paesi!), che lavorano per alcuni mesi ogni anno per pagarsi le loro 'esplorazionì; c'è Martina della Repubblica Ceca, che visita per la prima e forse ultima volta l'America del Sud, e che si innamora delle partite di calcio giocate nei grandi stadi di Brasile ed Argentina; c'è Barbara la statunitense, che può raggiungere mete lontanissime sfruttando le miglia accumulate in trasferte lavorative. E, poi, ci sono anch'io. Turista? No, non mi sono mai sentito tale... quando mi chiedono la professione, alla dogana come negli ostelli, scrivo che sono un viaggiatore (anche se so che non è una vera professione: nessuno mi paga per farlo!).
8. Domandina più lunghetta: Nell'elenco dei Paesi in cui sei passato finora, cos'è che ti ha sorpreso di più? E quali sono le difficoltà che hai incontrato in ciascuno di essi?
Non ho mai stilato classifiche. Cose inaspettate sono state sicuramente l'amichevole cameratismo che ho trovato nelle isole Cook e alle Fiji, la simpatia dei giapponesi (sotto la loro scorza di fanatica cortesia), l'enorme numero di persone che se ne va in crociera in Antartide (per vedere qualche milione di volatili in frac e un pò di cubetti di ghiaccio troppo cresciuti... lo dico da invidioso, ovviamente!), la facilità con cui si spendono i soldi in Nuova Zelanda per provare sport estremi come il paracadutismo o il bungee jumping.
Per quanto riguarda le difficoltà, direi: la lingua in Giappone, dove se non capisci niente di caratteri kanji dopo un pò ti senti perso come Bill Murray nel film "Lost in translation" (io mi sono salvato grazie all'Esperanto); in Australia, la necessità di trovare compagni di viaggio per condividere le spese di automobili che mi portassero lungo centinaia di chilometri di deserto; in Nuova Zelanda, l'ostilità di una delle coviaggiatrici, troppo simile a me come carattere per riuscire a sopportarmi; alle Fiji, la sicurezza, perché anche se tutti credono che siano un paradiso ogni mese c'è un qualche straniero (di passaggio, o residente) che viene ammazzato per furto; nelle isole Cook, fare snorkelling (immersione con maschera e boccaglio, niente pinne date le dimensioni dei miei piedi) senza farsi mordere da un pesce "balestra Picasso", un cosino di 20 cm tanto temerario da attaccare persino le razze e gli umani; in Polinesia, i prezzi esageratamente elevati e la diffusa scortesia nei confronti dei viaggiatori "in economia" (sono abituati bene, da quelle parti, a quanto pare...); in Cile, gli incendi (pare che di recente i turisti qui si siano divertiti a dar fuoco involontariamente a vari parchi nazionali) che costringono a cambiare i piani ed i programmi.
9. Ma ogni tanto chiami a casa? E, se non sono troppo indiscreto, cosa hai lasciato a casa?
Chiamare a casa? Qualche volta, ma risulta spesso troppo costoso: a Natale, sono riuscito a parlare solo 2 minuti con mia madre, prima che la scheda da 5 euri fosse completamente esaurita. In Australia e Nuova Zelanda, invece, sono in vendita di quelle schede per chiamate internazionali che risultano più economiche di una chiamata locale (ricordo un giorno che mia sorella mi ha detto di mettere giù il telefono perché non poteva passare tutta la mattina a parlarmi...). Per ovviare, ho installato nel sito delle pecorElettriche una chat, con la quale ho l'occasione di conversare elettronicamente con gli altri utenti (il che fa bene al mio italiano, che così non dimentico completamente).
Per quanto riguarda quello che ho lasciato, non citando l'ovvio (famiglia ed amici), direi: una parte di me, intesa come una persona con la quale credevo di condividere anche i sogni; i miei due cani, che quando vedo un nuovo terreno o la riva di un lago o di un mare vorrei fossero con me per farci una passeggiata; e la buona pizza napoletana (eh, se non capisci questa, non sei mai stato da Vittorio...).
10. Dopo questa esperienza, pensi ad un tuo futuro diverso o sempre da informatico?
L'informatica è, come ho detto, qualcosa che mi piace; vorrei lavorare nel web, il sito delle pecorElettriche fa parte dei miei esperimenti e mi piace cercare di migliorarlo continuamente senza addobbarlo troppo come un albero di Natale. Ma il mondo è grande e vario, e così le possibilità lavorative: parlare con insegnanti, con guide di montagna, con albergatori, con pastori, con ristoratori e con mille altre persone ti fa intravedere mille e mille possibilità, giusto dietro l'angolo. L'ultimo è stato l'amico Gonçalo, portoghese che scrive dei suoi viaggi per riviste e giornali, e che sta per pubblicare il suo secondo libro (il primo era di fotografie): ha fatto rinascere in me la voglia di guadagnare qualcosa comunicando ad altri questa mia esperienza, magari anche solo piazzando qualcuna delle migliaia di foto che sto scattando. E molti di quelli che incontro, a cui regalo decine di informazioni su luoghi da visitare e modalità per farlo, mi dicono che dovrei aprire una agenzia turistica ambulante... o chissà, magari inventerò una professione come quella di "consulente ostelliero": di alloggi ne ho visti talmente tanti che ormai posso riconoscere in 5 minuti cosa di buono o di cattivo, di presente o di assente c'è in ogni nuova abitazione che visito.
11. Quando si parte da soli, come si fa a "incontrare" gli altri? Che accoglienza hai ricevuto e quante amicizie hai stretto in questo periodo?
Gli altri li incontri per strada, in un locale, nell'ostello in cui alloggi, seduti accanto a te nel bus o sul ponte del battello. Le domande tipiche sono "come ti chiami?", "di dove sei?" e "dove sei stato?"; se superi queste tre, o se neppure saltano fuori, sai di essere sulla buona strada per un'amicizia che magari durerà più di qualche giorno (penso a Shane, ad esempio: conosciuto nell'isola di Flores, in Indonesia, abbiamo viaggiato insieme per un paio di settimane, e ci siamo reincontrati a casa sua a Melbourne dove sono stato gradito ospite suo e della sua numerosa famiglia; mi ha scorrazzato in giro per lo stato di Victoria, e ora stiamo progettando un possibile reincontro in qualche paese di questo continente). Ci sono associazioni (molte; cito solo SERVAS, HospitalityClub e GlobalFreeLoaders) che mettono in comunicazione persone che offrono ospitalità e persone che viaggiano, per farle incontrare; è un buon metodo per conoscere nuove persone, e soprattutto per approfondire gli aspetti della cultura e della società locale e per provare a vivere la vita di ogni giorno.
Di amicizie ne ho strette, anche se il tempo (come con tutte) farà da filtro; l'accoglienza è stata sempre molto cordiale, anche se in alcuni sparuti casi (specie in Giappone) timida e, all'inizio, riservata... ma è ovvio, la gente ha bisogno di tempi diversi per sentirsi a proprio agio, quindi io cerco sempre di non calcare troppo la mano, e di dare tempo al tempo.
12. Il tuo futuro intinerario è già stato scelto o lasci che a disegnarlo sia il caso?
Fino ad ora il mio itinerario era stato dettato dai voli, prefissati con largo anticipo. Le variazioni vere e proprie ho cominciato a farle qui, da Puerto Montt (dove ho lasciato perdere il primo volo) su su fino a Santiago. Ora sto raccogliendo informazioni per decidere la rotta migliore; il fatto di potermi aggirare su strada (anche se spesso non asfaltata) in questo continente mi da più libertà, e quindi oserei affermare che le grandi mete sono più o meno assegnate per i prossimi mesi ma a riempire gli spazi è, ancora, il caso. Rozzamente, potrei dire: Cile, Bolivia, Perù, Ecuador, Brasile, Argentina, Brasile di nuovo e poi le Guyane ed il Venezuela... ma ce n'è tanta di acqua che deve passare sotto i ponti, e continuo a trovare nuovi suggerimenti...
13. Di Vicenza, del Vicentino, cosa ti manca di più?
La nebbia? Onestamente, è la prima cosa che mi è venuta in mente. Sai quella nebbia che devi abbassare il finestrino della macchina per guardare fuori la linea della strada, perché attraverso il parabrezza non vedi un accidente... pare strano, ma in un anno in climi diversi non l'ho ancora incontrata (la neve, invece, me la sono goduta in cima al vulcano Villarrica, l'altro giorno, anche se era più acqua gelata che altro)... non dico che vorrei trovarmela davanti ogni giorno, ma un'oretta o due una mattina non starebbe male... E, poi, la vicinanza di tutto (intesa come mare-laghi-montagne, che spesso in altri paesi non si trovano nello stesso fuso orario o non si trovano del tutto). Gli amici, ai quali puoi telefonare per trovarti dopo due ore al cinema o a mangiare un gelato. Le ville (di cui sto mostrando le fotografie presenti nelle brochure dell'ufficio turistico che mi sono portato dietro... hei, l'assessore al turismo dovrebbe darmi un premio...), molto più belle di centinaia di edifici che ho visto fino ad ora. I canederli (lo so che non sono vicentini, ma la mia famiglia è multiregionale e la cucina ne guadagna) fatti da mia madre.
Ma pensa invece a quante cose mi mancheranno del mondo, quando sarò di nuovo a Vicenza...
... ed io che credevo di avere degli amici... vabbè!
Ora, l'intervista sul Giornale di Vicenza è uscita, e tutti mi avete visto nel paginone centrale (chi non mi avesse visto, puó scaricare l'articolo dal seguente indirizzo: www.pecorElettriche.it/immagini/daniele/documenti/intervista_GdV.pdf). La prima cosa che mi vien da dire (dopo aver ringraziato il giornalista Marino Smiderle, moooolto paziente, e la mia agente stampa personale MariaGrazia) è che sono onorato che sia uscita in un giorno in cui, nei bei tempi, sui giornali uscivano le pagine di approfondimento culturale. E per di più con foto a colori! Wow, sono sberluccicante! Da quando in qua ci sono le foto a colori sul GdV?
E, poi, mi fa piacere che già alcuni "viaggiatori in pectore" mi abbiano scritto, e spero che le pecorElettriche diventino per loro un'occasione di scambio e condivisione di idee ed esperienze.
Detto questo, voglio svelare alcuni retroscena: accettando la mia proposta, Marino (lo chiamo così, invece di dottor Smiderle, perché qui in Bolivia tutti si danno dell'"amigo"!) si è letto un pò delle info presenti nel sito, e poi mi ha inviato una serie di domande; una buona parte di esse sono state riportate (insieme con le mie risposte) pari pari nell'articolo, con qualche premessa dell'autore dell'intervista. E qualche (corretta) licenza giornalistica... non sono particolarmente d'accordo con i sottotitoli, specie quello del cuore spezzato, anche perché il mio rapporto speciale andava oltre il cuore, e in realtà il viaggio, seppure lievemente malinconico per una assenza che si faceva sentire, non è stato fatto all'insegna di un tentativo di trovare la Legione Straniera in paesi non nord-africani (che frase attorcigliata!)... io avrei scritto qualcosa tipo "Daniele Binaghi è partito da Villaganzerla l'anno scorso... altro che Phileas Fogg!", ma mi rendo ben conto che si deve tener conto dei lettori, che sarebbero stati in gran parte incerti sulla citazione, non sapendo se si trattasse di una malattia delle piante o (per quelli che san di latino) di uno strano tipo di nebbia... vabbè, speriamo che la spezzatrice anonima non se l'abbia a male.
Ok, ora veniamo alla parte più succosa: le domande (e le risposte) non pubblicate. Buona lettura!
1. Cos'è che scatta nella testa di uno che, ad un certo punto, decide di mollare tutto e partire alla ricerca di se stesso, oltre che del mondo?
(...) Ah, e poi ci sono i libri (di Tiziano Terzani, ad esempio, grande giornalista e grande narratore), e la voglia di lasciarsi trascinare dai racconti di tutti quelli che incontri, perchê tutti quelli che incontri hanno una o più storie da raccontare, e in quelle storie tu puoi trovare nuove strade, alle quali magari prima non avevi pensato.
(...) È una sorta di virus, e a volte porta ad azioni travolgenti: ho conosciuto gente che si è venduta tutto, casa e mobili compresi, per viaggiare non mesi, ma anni. Io mi sono contenuto un pochettino...
4. Altra curiosità preliminare: vivi con i soldi guadagnati da "civile integrato" o alzi qualche dollaro anche lavoricchiando nei paesi che ti capita di attraversare?
(...) Gli unici momenti in cui ho lavorato sono stati quelli in cui le persone con cui stavo avevano bisogno del mio aiuto (ripulire il computer, ma anche tagliare le unghie agli alpaca!), ed era un modo seppure piccolo di ripagarle della loro ospitalità. Ciò non toglie che in alcune occasioni mi sono stati offerti dei lavori, e la cosa mi ha fatto piacere perché la vedevo come un apprezzamento delle mie capacità o potenzialità; ho sempre quindi la possibilità di diventare insegnante di italiano in una scuola privata giapponese, gestore di un ostello in Cile o programmatore di software nella verde Tasmania.
5. E adesso via, da Londra. Come hai scelto l'itinerario e quanto pensi che durerà il tuo viaggio?
(...) tra le varie alleanze di compagnie aeree, quella che ho scelto mi dava alcuni possibili bonus (l'isola di Pasqua, ad esempio, o una parte dell'Indonesia), di cui ho cercato di approfittare. Ma non è stato tutto rose e fiori: per visitare le isole del Sud Pacifico, ho dovuto spezzare a metà il mio biglietto, ed inserirne un altro (dal prezzo molto competitivo) della Air New Zealand.
6. Con che criterio è che riterrai definito il giro per il mondo che ti sei prefissato?
Buona domanda. A voler essere preciso, direi quando sarò ritornato in Italia (in ben più di 80 giorni, altro che Phileas Fogg!)... Ma un viaggio, corto o lungo che sia, è sempre spunto per nuove avventure, ed in fin dei conti si lascia sempre indietro qualcosa da visitare, qualche sogno da realizzare. Ho una scadenza fissa, alla quale tengo molto: nell'estate del 2006, Firenze ospiterà il congresso mondiale degli esperantisti (www.uk2006.info), e per un amante ed utilizzatore della lingua Esperanto come me è un'occasione da non perdere assolutamente (senza contare quanto gli organizzatori cerchino di tirarmi dentro nella preparazione dello stesso). Inoltre, e lo dico senza sfumature nostalgiche, ho voglia di rivedere la mia famiglia, la nipotina che mia sorella ha sfornato nello scorso dicembre, ed i vari amici che, chi più chi meno, si tengono in costante contatto con me via internet.
7. Turista, viaggiatore o che altro? Puoi dirmi come si fa a differenziare le varie figure di chi, in un modo o nell'altro, gira per il mondo?
Come scrivevo nella introduzione al mio viaggio precedente, la differenza tra le varie definizioni mi ha sempre incuriosito. Con il passare del tempo, e dei chilometri, mi sono reso conto che è davvero arduo riuscire a differenziare le varie figure: sono come sfumature di colore, magari di un arcobaleno, delle quali non riesci a distinguere nettamente i confini, che tendono a sovrapporsi. Nella mia esperienza di colori ce ne sono tanti: c'è la donna anziana, Elizabeth, che ha deciso di concedersi "una tantum" un viaggio di 4 mesi sulla Queen Elizabeth II, nave da crociera di lusso; ci sono Ian e Claudia, architetti tedeschi, che han venduto la casa ed ora corrono con precisione teutonica per vedere quanti più luoghi possibili in 18 mesi; c'è il giovane irlandese Robin, menestrello giramondo che non vedeva l'ora di essere raggiunto dal padre per visitare assieme la Nuova Zelanda; ci sono Peter e Shane, inglese ed australiano, entrambi gran viaggiatori (Peter ha visitato più di 195 paesi!), che lavorano per alcuni mesi ogni anno per pagarsi le loro 'esplorazionì; c'è Martina della Repubblica Ceca, che visita per la prima e forse ultima volta l'America del Sud, e che si innamora delle partite di calcio giocate nei grandi stadi di Brasile ed Argentina; c'è Barbara la statunitense, che può raggiungere mete lontanissime sfruttando le miglia accumulate in trasferte lavorative. E, poi, ci sono anch'io. Turista? No, non mi sono mai sentito tale... quando mi chiedono la professione, alla dogana come negli ostelli, scrivo che sono un viaggiatore (anche se so che non è una vera professione: nessuno mi paga per farlo!).
8. Domandina più lunghetta: Nell'elenco dei Paesi in cui sei passato finora, cos'è che ti ha sorpreso di più? E quali sono le difficoltà che hai incontrato in ciascuno di essi?
Non ho mai stilato classifiche. Cose inaspettate sono state sicuramente l'amichevole cameratismo che ho trovato nelle isole Cook e alle Fiji, la simpatia dei giapponesi (sotto la loro scorza di fanatica cortesia), l'enorme numero di persone che se ne va in crociera in Antartide (per vedere qualche milione di volatili in frac e un pò di cubetti di ghiaccio troppo cresciuti... lo dico da invidioso, ovviamente!), la facilità con cui si spendono i soldi in Nuova Zelanda per provare sport estremi come il paracadutismo o il bungee jumping.
Per quanto riguarda le difficoltà, direi: la lingua in Giappone, dove se non capisci niente di caratteri kanji dopo un pò ti senti perso come Bill Murray nel film "Lost in translation" (io mi sono salvato grazie all'Esperanto); in Australia, la necessità di trovare compagni di viaggio per condividere le spese di automobili che mi portassero lungo centinaia di chilometri di deserto; in Nuova Zelanda, l'ostilità di una delle coviaggiatrici, troppo simile a me come carattere per riuscire a sopportarmi; alle Fiji, la sicurezza, perché anche se tutti credono che siano un paradiso ogni mese c'è un qualche straniero (di passaggio, o residente) che viene ammazzato per furto; nelle isole Cook, fare snorkelling (immersione con maschera e boccaglio, niente pinne date le dimensioni dei miei piedi) senza farsi mordere da un pesce "balestra Picasso", un cosino di 20 cm tanto temerario da attaccare persino le razze e gli umani; in Polinesia, i prezzi esageratamente elevati e la diffusa scortesia nei confronti dei viaggiatori "in economia" (sono abituati bene, da quelle parti, a quanto pare...); in Cile, gli incendi (pare che di recente i turisti qui si siano divertiti a dar fuoco involontariamente a vari parchi nazionali) che costringono a cambiare i piani ed i programmi.
9. Ma ogni tanto chiami a casa? E, se non sono troppo indiscreto, cosa hai lasciato a casa?
Chiamare a casa? Qualche volta, ma risulta spesso troppo costoso: a Natale, sono riuscito a parlare solo 2 minuti con mia madre, prima che la scheda da 5 euri fosse completamente esaurita. In Australia e Nuova Zelanda, invece, sono in vendita di quelle schede per chiamate internazionali che risultano più economiche di una chiamata locale (ricordo un giorno che mia sorella mi ha detto di mettere giù il telefono perché non poteva passare tutta la mattina a parlarmi...). Per ovviare, ho installato nel sito delle pecorElettriche una chat, con la quale ho l'occasione di conversare elettronicamente con gli altri utenti (il che fa bene al mio italiano, che così non dimentico completamente).
Per quanto riguarda quello che ho lasciato, non citando l'ovvio (famiglia ed amici), direi: una parte di me, intesa come una persona con la quale credevo di condividere anche i sogni; i miei due cani, che quando vedo un nuovo terreno o la riva di un lago o di un mare vorrei fossero con me per farci una passeggiata; e la buona pizza napoletana (eh, se non capisci questa, non sei mai stato da Vittorio...).
10. Dopo questa esperienza, pensi ad un tuo futuro diverso o sempre da informatico?
L'informatica è, come ho detto, qualcosa che mi piace; vorrei lavorare nel web, il sito delle pecorElettriche fa parte dei miei esperimenti e mi piace cercare di migliorarlo continuamente senza addobbarlo troppo come un albero di Natale. Ma il mondo è grande e vario, e così le possibilità lavorative: parlare con insegnanti, con guide di montagna, con albergatori, con pastori, con ristoratori e con mille altre persone ti fa intravedere mille e mille possibilità, giusto dietro l'angolo. L'ultimo è stato l'amico Gonçalo, portoghese che scrive dei suoi viaggi per riviste e giornali, e che sta per pubblicare il suo secondo libro (il primo era di fotografie): ha fatto rinascere in me la voglia di guadagnare qualcosa comunicando ad altri questa mia esperienza, magari anche solo piazzando qualcuna delle migliaia di foto che sto scattando. E molti di quelli che incontro, a cui regalo decine di informazioni su luoghi da visitare e modalità per farlo, mi dicono che dovrei aprire una agenzia turistica ambulante... o chissà, magari inventerò una professione come quella di "consulente ostelliero": di alloggi ne ho visti talmente tanti che ormai posso riconoscere in 5 minuti cosa di buono o di cattivo, di presente o di assente c'è in ogni nuova abitazione che visito.
11. Quando si parte da soli, come si fa a "incontrare" gli altri? Che accoglienza hai ricevuto e quante amicizie hai stretto in questo periodo?
Gli altri li incontri per strada, in un locale, nell'ostello in cui alloggi, seduti accanto a te nel bus o sul ponte del battello. Le domande tipiche sono "come ti chiami?", "di dove sei?" e "dove sei stato?"; se superi queste tre, o se neppure saltano fuori, sai di essere sulla buona strada per un'amicizia che magari durerà più di qualche giorno (penso a Shane, ad esempio: conosciuto nell'isola di Flores, in Indonesia, abbiamo viaggiato insieme per un paio di settimane, e ci siamo reincontrati a casa sua a Melbourne dove sono stato gradito ospite suo e della sua numerosa famiglia; mi ha scorrazzato in giro per lo stato di Victoria, e ora stiamo progettando un possibile reincontro in qualche paese di questo continente). Ci sono associazioni (molte; cito solo SERVAS, HospitalityClub e GlobalFreeLoaders) che mettono in comunicazione persone che offrono ospitalità e persone che viaggiano, per farle incontrare; è un buon metodo per conoscere nuove persone, e soprattutto per approfondire gli aspetti della cultura e della società locale e per provare a vivere la vita di ogni giorno.
Di amicizie ne ho strette, anche se il tempo (come con tutte) farà da filtro; l'accoglienza è stata sempre molto cordiale, anche se in alcuni sparuti casi (specie in Giappone) timida e, all'inizio, riservata... ma è ovvio, la gente ha bisogno di tempi diversi per sentirsi a proprio agio, quindi io cerco sempre di non calcare troppo la mano, e di dare tempo al tempo.
12. Il tuo futuro intinerario è già stato scelto o lasci che a disegnarlo sia il caso?
Fino ad ora il mio itinerario era stato dettato dai voli, prefissati con largo anticipo. Le variazioni vere e proprie ho cominciato a farle qui, da Puerto Montt (dove ho lasciato perdere il primo volo) su su fino a Santiago. Ora sto raccogliendo informazioni per decidere la rotta migliore; il fatto di potermi aggirare su strada (anche se spesso non asfaltata) in questo continente mi da più libertà, e quindi oserei affermare che le grandi mete sono più o meno assegnate per i prossimi mesi ma a riempire gli spazi è, ancora, il caso. Rozzamente, potrei dire: Cile, Bolivia, Perù, Ecuador, Brasile, Argentina, Brasile di nuovo e poi le Guyane ed il Venezuela... ma ce n'è tanta di acqua che deve passare sotto i ponti, e continuo a trovare nuovi suggerimenti...
13. Di Vicenza, del Vicentino, cosa ti manca di più?
La nebbia? Onestamente, è la prima cosa che mi è venuta in mente. Sai quella nebbia che devi abbassare il finestrino della macchina per guardare fuori la linea della strada, perché attraverso il parabrezza non vedi un accidente... pare strano, ma in un anno in climi diversi non l'ho ancora incontrata (la neve, invece, me la sono goduta in cima al vulcano Villarrica, l'altro giorno, anche se era più acqua gelata che altro)... non dico che vorrei trovarmela davanti ogni giorno, ma un'oretta o due una mattina non starebbe male... E, poi, la vicinanza di tutto (intesa come mare-laghi-montagne, che spesso in altri paesi non si trovano nello stesso fuso orario o non si trovano del tutto). Gli amici, ai quali puoi telefonare per trovarti dopo due ore al cinema o a mangiare un gelato. Le ville (di cui sto mostrando le fotografie presenti nelle brochure dell'ufficio turistico che mi sono portato dietro... hei, l'assessore al turismo dovrebbe darmi un premio...), molto più belle di centinaia di edifici che ho visto fino ad ora. I canederli (lo so che non sono vicentini, ma la mia famiglia è multiregionale e la cucina ne guadagna) fatti da mia madre.
Ma pensa invece a quante cose mi mancheranno del mondo, quando sarò di nuovo a Vicenza...
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Commenti
Il giorno 19/04/2005, Chiara ha scritto...
Il giorno 19/04/2005, Luisa Madella ha scritto...
Grazie della bella intervista, Danielone! Posso capire che hai nostalgia dei canederli di casa tua. Anche a me capita così.
Posso darti una buona notizia? Finalmente vediamo che il tuo KIREK inizia a dare buoni frutti. Ora ci mancano gli insegnanti, perche' fare il tutore adesso è un compito un po' più complicato e non tutti i giovani che si erano dichiarati disponibili a fare da tutore, sono all'altezza. Vedremo come fare per "riciclarli".
Saluti e in bocca al lupo da Luisa
Posso darti una buona notizia? Finalmente vediamo che il tuo KIREK inizia a dare buoni frutti. Ora ci mancano gli insegnanti, perche' fare il tutore adesso è un compito un po' più complicato e non tutti i giovani che si erano dichiarati disponibili a fare da tutore, sono all'altezza. Vedremo come fare per "riciclarli".
Saluti e in bocca al lupo da Luisa
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Informazioni
inserito il 19/04/2005
visualizzato: 2847 volte
commentato: 3 volte
totale racconti: 562
totale visualizzazioni: 1435663
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