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George della Giungla
Ho un brutto presentimento: mi sa che anche questa volta la mia presenza non passerà inosservata... non riesco a vederlo, ma sento che i suoi occhi mi stanno osservando, so che la sua mente sta elaborando il miglior piano di attacco...
Continuo a camminare, ho già passato il secondo ponte, forse è abbastanza presto, forse posso ancora farcela...
Un rumore, alla mia destra! ... no, è solo un altro degli onnipresenti Koati Mundi, alla ricerca di nuovi resti da ingerire...
Terzo ponte. Ormai non ha più appigli per attaccare dall'alto. Ce l'ho f...
CRAC! Oh, no! ERASMUUUSSS! Maledetta scimmia cappuccina! Perché non aspetti come tutte le altre che arriviamo con i secchi della colazione fino allo spiazzo? Ah, sei il capo e quindi puoi fare quello che vuoi? E allora sai cosa ti dico??? ...
Fai quel che vuoi (con quei denti...), ingollati pure, che tanto fregare 3 banane e morderne altre 2 ti fa solo ingrassare!
E un altro giorno di lavoro comincia così, nel parco Inti Wara Yassi, ad una centocinquantina di chilometri da Cochabamba.
Quando sono arrivato, molto presto (il bus mi ha scaricato alle 3 e mezza del mattino), non hanno subito deciso come occuparmi, dato che potevo fermarmi solo per 7-10 giorni (ne vogliono almeno 15, normalmente); ho passato così la prima giornata offrendo il mio aiuto a chi lo volesse (ha accettato Nena, per pulire le vasche delle tartarughe acquatiche... ok, cominciamo dai rettili e saliamo la scala evolutiva!), ed a visitare il parco, incontrando un paio di puma (al guinzaglio!), gli enormi pappagalli e le scimmie, i koati e persino un paio di grosse tartarughe...
Mi piazzano a lavorare con i pappagalli. La sveglia è alle 7, controlli la lavagna per vedere se ti è stato affidato qualche lavoretto ulteriore di manutenzione (tipo preparare la pappa per gli animali, o controllare le gabbie, o lavorare le coperte e gli stracci in cui dormono le scimmie), vai al caffè a fianco a fare colazione (almeno finché non compri provviste in paese) e poi raggiungi le voliere. La maggior parte dei pappagalli non potrà più volare, ha le ali rotte o necessitano di un trapianto di penne, così il tuo lavoro (oltre a quello di nutrirli e di pulire le gabbie) è quello di fargli passare il tempo in modo interessante (i pappagalli si annoiano in fretta!): tirandoli fuori dalle gabbie per posarli su alcuni rami all'esterno, giocando al tiro al legnetto col loro becco, grattandogli con perizia il collo e la testa. Io e gli altri due volontari, Rob e Fiona, iniziamo anche a fare alcuni lavoretti di manutenzione straordinaria, che continuano fino al terzo giorno, quando Stuart (un volontario che qui passa mesi ogni anno, e che in carico delle attività animalesche) arriva e mi chiede se posso sostituire Graham nel parco scimmie, perché lui ha un ginocchio malandato e deve essere spostato ad incarico più leggero.
Saluto i pappagalli, e mi trasferisco.
Le scimmie sono di 3 tipi: scimmie scoiattolo, giallastre e piccoline, che spiccano balzi considerevoli aiutate dalla lunga coda a mò di bilanciere; scimmie ragno, che a dire il vero vivono quasi tutte nel territorio adiacente (territorio in cui non puoi entrare senza il permesso del loro capo, pena il dilaniamento), ma di 4 delle quali ci occupiamo noi in pianta stabile; e le bastardissime scimmie cappuccino, quelle che si divertono a defecarti / mangiarti / pisciarti / vomitarti addosso, che ti controllano le tasche ogni volta che entri nel loro territorio per fregarti tutto il fregabile, che quando gli gira ti mordicchiano pure. Tu devi nutrirle, e passare il tempo con loro, coccolando le più piccole, rassicurando quelle intimidite dai prepotenti, giocando (o, meglio, facendo da supporto passivo) con loro, pulirgli le gabbie, e metterle a letto. Alcune, le porti a spasso al guinzaglio: una misura cautelare per scimmie che non hanno ancora appreso a vivere liberamente in questa società arboricola.
Certo, la cosa detta così sembra stancante e puzzolente. Beh, lo è! Peró, ci sono anche molti momenti affascinanti o rilassanti: come quando ti sdrai sul ponticello e un paio di scimmiette ti si accoccolano addosso, o si mettono d'impegno a spulciarti e grattarti la testa; come quando vai giù al fiume per la passeggiata e vedi Monto o Papachuco che ribaltano tutti i sassi alla ricerca di insetti, tornando quando li chiami; come quando una scimmia che sta gridando per la paura si calma al tuo tocco e ti sale docile aggrappandosi alla tua gamba.
Di che han paura? Essenzialmente, di altre scimmie. La loro società è molto complessa, e gli animali che sono nati in cattività (o che vi hanno vissuto molto tempo, spesso mlatrattati) non sanno come gestirla pienamente.
E apprendono. Oddio, magari non capiscono, e fanno gesti pappagallescamente, ma vedere una scimmia che ti ruba il fazzoletto e va al torrente a lavarlo (tipo "bella lavanderina"), oppure un'altra che ti ha visto lanciare una pietra per scacciare il koati e ne raccoglie un'altra per fare lo stesso, ti perplime nel vero senso della parola.
Poi ci sono le ragno, che tu non puoi visitare ma se vengono loro qui allora è tutto ok, basta che ti ricordi che Laura e Negra vogliono giocare ed essere coccolate molto, mentre Tunari detto Hannibal con te fa il buono ma alle altre scimmie gli schiaccia la testa e se ne beve il cervello (!). Quali sono più intelligenti non lo so, Vladi che fa il volontario da 11 anni dice che le ragno sono migliori, gli altri affermano che le cinque dita delle mani delle cappuccino ne fanno candidati più probabili per il premio Darwin...
E così passano i giorni, tra una visita alle 3 cucciole di puma ed una grattatina sulla testa a Pedro l'ara macao, una doccia calda per stemprare il freddo piovoso di ogni notte (per fortuna le giornate sono soleggiate, perlopiù) e una chiacchiera con qualcuno degli altri volontari.
Al parco mancano molte cose, ma soprattutto qualcuno che si occupi delle risorse umane: volontari insoddisfatti per il lavoro che gli è assegnato, volontarie che si perdono nella giungla di notte perché il puma che stanno portando a spasso non vuole tornare e nessuno ha detto loro cosa fare in una situazione simile, piccoli gruppetti che si formano più in base all'idioma parlato (inglese e ebreo la fanno da padroni, qui) che a vera simpatia. É un peccato, perché vorresti che questo periodo fosse più una crescita morale e non solo un apprendistato tecnico, ma così è e la mancanza di fondi non permette di fare altro (i volontari pagano 80 dollari americani per lavorare qui...). Qualche festa una o due volte alla settimana, una deliziosa fondue di carne nell'internet cafè dove vanno tutti perché sembra un angolo di occidente in questa bolivia ispanica, le stelle in cielo e un libro da leggere e i giorni passano veloci.
L'ultimo giorno, gironzolo per il parco. É una cosa che dovrebbero fare tutti, anche senza voler scattare fotografie, perché quanco lavori del parco ne vedi solo una piccola parte in cui cominci a sentirti re (o regina) e ti pare che tutti gli altri non facciano molto... invece no, è importante e necessario anche chi porta a spasso la volpe Donna (l'ho fatto anchìo!) o la scimmietta notturna dai grandi occhi e dal suono metallico, o insegna a volare al falco sprovveduto, o semplicemente passa il tempo con una delle scimmie più disadattate dell'universo.
É stata un'esperienza molto bella, anche se più per il contatto animale che per quello umano (ma non si puó avere tutto, no?!). Se qualcuno passa da queste parti, ha due settimane da dedicare e non teme qualche graffio (o le punture di milioni di zanzare, non bloccabili con repellenti perché gli animali poi ti leccano tutto), Nena e gli altri accolgono a braccia aperte (e non disdegnano gli ottanta dollari...)
Continuo a camminare, ho già passato il secondo ponte, forse è abbastanza presto, forse posso ancora farcela...
Un rumore, alla mia destra! ... no, è solo un altro degli onnipresenti Koati Mundi, alla ricerca di nuovi resti da ingerire...
Terzo ponte. Ormai non ha più appigli per attaccare dall'alto. Ce l'ho f...
CRAC! Oh, no! ERASMUUUSSS! Maledetta scimmia cappuccina! Perché non aspetti come tutte le altre che arriviamo con i secchi della colazione fino allo spiazzo? Ah, sei il capo e quindi puoi fare quello che vuoi? E allora sai cosa ti dico??? ...
Fai quel che vuoi (con quei denti...), ingollati pure, che tanto fregare 3 banane e morderne altre 2 ti fa solo ingrassare!
E un altro giorno di lavoro comincia così, nel parco Inti Wara Yassi, ad una centocinquantina di chilometri da Cochabamba.
Quando sono arrivato, molto presto (il bus mi ha scaricato alle 3 e mezza del mattino), non hanno subito deciso come occuparmi, dato che potevo fermarmi solo per 7-10 giorni (ne vogliono almeno 15, normalmente); ho passato così la prima giornata offrendo il mio aiuto a chi lo volesse (ha accettato Nena, per pulire le vasche delle tartarughe acquatiche... ok, cominciamo dai rettili e saliamo la scala evolutiva!), ed a visitare il parco, incontrando un paio di puma (al guinzaglio!), gli enormi pappagalli e le scimmie, i koati e persino un paio di grosse tartarughe...
Mi piazzano a lavorare con i pappagalli. La sveglia è alle 7, controlli la lavagna per vedere se ti è stato affidato qualche lavoretto ulteriore di manutenzione (tipo preparare la pappa per gli animali, o controllare le gabbie, o lavorare le coperte e gli stracci in cui dormono le scimmie), vai al caffè a fianco a fare colazione (almeno finché non compri provviste in paese) e poi raggiungi le voliere. La maggior parte dei pappagalli non potrà più volare, ha le ali rotte o necessitano di un trapianto di penne, così il tuo lavoro (oltre a quello di nutrirli e di pulire le gabbie) è quello di fargli passare il tempo in modo interessante (i pappagalli si annoiano in fretta!): tirandoli fuori dalle gabbie per posarli su alcuni rami all'esterno, giocando al tiro al legnetto col loro becco, grattandogli con perizia il collo e la testa. Io e gli altri due volontari, Rob e Fiona, iniziamo anche a fare alcuni lavoretti di manutenzione straordinaria, che continuano fino al terzo giorno, quando Stuart (un volontario che qui passa mesi ogni anno, e che in carico delle attività animalesche) arriva e mi chiede se posso sostituire Graham nel parco scimmie, perché lui ha un ginocchio malandato e deve essere spostato ad incarico più leggero.
Saluto i pappagalli, e mi trasferisco.
Le scimmie sono di 3 tipi: scimmie scoiattolo, giallastre e piccoline, che spiccano balzi considerevoli aiutate dalla lunga coda a mò di bilanciere; scimmie ragno, che a dire il vero vivono quasi tutte nel territorio adiacente (territorio in cui non puoi entrare senza il permesso del loro capo, pena il dilaniamento), ma di 4 delle quali ci occupiamo noi in pianta stabile; e le bastardissime scimmie cappuccino, quelle che si divertono a defecarti / mangiarti / pisciarti / vomitarti addosso, che ti controllano le tasche ogni volta che entri nel loro territorio per fregarti tutto il fregabile, che quando gli gira ti mordicchiano pure. Tu devi nutrirle, e passare il tempo con loro, coccolando le più piccole, rassicurando quelle intimidite dai prepotenti, giocando (o, meglio, facendo da supporto passivo) con loro, pulirgli le gabbie, e metterle a letto. Alcune, le porti a spasso al guinzaglio: una misura cautelare per scimmie che non hanno ancora appreso a vivere liberamente in questa società arboricola.
Certo, la cosa detta così sembra stancante e puzzolente. Beh, lo è! Peró, ci sono anche molti momenti affascinanti o rilassanti: come quando ti sdrai sul ponticello e un paio di scimmiette ti si accoccolano addosso, o si mettono d'impegno a spulciarti e grattarti la testa; come quando vai giù al fiume per la passeggiata e vedi Monto o Papachuco che ribaltano tutti i sassi alla ricerca di insetti, tornando quando li chiami; come quando una scimmia che sta gridando per la paura si calma al tuo tocco e ti sale docile aggrappandosi alla tua gamba.
Di che han paura? Essenzialmente, di altre scimmie. La loro società è molto complessa, e gli animali che sono nati in cattività (o che vi hanno vissuto molto tempo, spesso mlatrattati) non sanno come gestirla pienamente.
E apprendono. Oddio, magari non capiscono, e fanno gesti pappagallescamente, ma vedere una scimmia che ti ruba il fazzoletto e va al torrente a lavarlo (tipo "bella lavanderina"), oppure un'altra che ti ha visto lanciare una pietra per scacciare il koati e ne raccoglie un'altra per fare lo stesso, ti perplime nel vero senso della parola.
Poi ci sono le ragno, che tu non puoi visitare ma se vengono loro qui allora è tutto ok, basta che ti ricordi che Laura e Negra vogliono giocare ed essere coccolate molto, mentre Tunari detto Hannibal con te fa il buono ma alle altre scimmie gli schiaccia la testa e se ne beve il cervello (!). Quali sono più intelligenti non lo so, Vladi che fa il volontario da 11 anni dice che le ragno sono migliori, gli altri affermano che le cinque dita delle mani delle cappuccino ne fanno candidati più probabili per il premio Darwin...
E così passano i giorni, tra una visita alle 3 cucciole di puma ed una grattatina sulla testa a Pedro l'ara macao, una doccia calda per stemprare il freddo piovoso di ogni notte (per fortuna le giornate sono soleggiate, perlopiù) e una chiacchiera con qualcuno degli altri volontari.
Al parco mancano molte cose, ma soprattutto qualcuno che si occupi delle risorse umane: volontari insoddisfatti per il lavoro che gli è assegnato, volontarie che si perdono nella giungla di notte perché il puma che stanno portando a spasso non vuole tornare e nessuno ha detto loro cosa fare in una situazione simile, piccoli gruppetti che si formano più in base all'idioma parlato (inglese e ebreo la fanno da padroni, qui) che a vera simpatia. É un peccato, perché vorresti che questo periodo fosse più una crescita morale e non solo un apprendistato tecnico, ma così è e la mancanza di fondi non permette di fare altro (i volontari pagano 80 dollari americani per lavorare qui...). Qualche festa una o due volte alla settimana, una deliziosa fondue di carne nell'internet cafè dove vanno tutti perché sembra un angolo di occidente in questa bolivia ispanica, le stelle in cielo e un libro da leggere e i giorni passano veloci.
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É stata un'esperienza molto bella, anche se più per il contatto animale che per quello umano (ma non si puó avere tutto, no?!). Se qualcuno passa da queste parti, ha due settimane da dedicare e non teme qualche graffio (o le punture di milioni di zanzare, non bloccabili con repellenti perché gli animali poi ti leccano tutto), Nena e gli altri accolgono a braccia aperte (e non disdegnano gli ottanta dollari...)
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Il giorno 21/05/2005, Daniele ha scritto...
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Il giorno 21/05/2005, Paolo Broll ha scritto...
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inserito il 19/05/2005
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