Era il 5 ottobre, che Federica mi inviava un messaggio di posta elettronica in cui cominciava a spiegarmi che per lei tra noi tutto era finito.

È passato un anno, ed in 365 giorni l'ho vista per un'ora, e le ho parlato per poco di più. Non so come stia, non so dove sia, non so con chi sia.

So che mi manca, 365 giorni dopo, esattamente come un minuto dopo. Mi manca il suo modo di vedere il mondo, il suo modo di camminare al mio fianco, il suo modo di essere.

È uno strano viaggio, questo. Sono in fuga, essenzialmente, e cerco di distrarmi la mente con mille e mill'altre cose. Ma non ci riesco: 365 giorni sono tanti, e io ce l'ho sotto pelle, e in tutte le cose che faccio mi chiedo come sarebbero diverse e migliori con lei, e in tutte le persone che vedo ritrovo qualche tratto del suo carattere e/o del suo aspetto.

La Nuova Zelanda è bagnata, piove in continuazione, le felci ne godono (e le pecore se ne fregano altamente) ma io non so dove mi sono perso il sole. O, meglio, la luna, come solgo (è corretto, dottoressa Valentina?!) soprannominarla.

Vorrei incontrarla, vorrei parlarle, vorrei tirare indietro le lancette del tempo anche se questo significasse non conoscere il Giappone, l'Australia, i kiwi... Perché essenzialmente ci sono cose più importanti del rafting, e pure degli hobbit (ebbene sì, Marco!). Ma le migliaia di chilometri che ci separano le permettono di vivere una vita un pò più tranquilla, senza me d'attorno (beh, almeno glielo auguro, sarebbe uno spreco in caso contrario). E così il tempo passa, i chilometri scorrono, le cose strane si accumulano nella stanza cerebrale dei ricordi e la voglia di lei... beh, quella rimane.

p.s.: astenetevi dal commentarla, questa... grazie.